da Leadership Medica n. 10 del 2006
Il mausoleo di Cleopatra, dove si consumò il duplice suicidio dell’immortale regina e dell’amato Marco Antonio (30 a.C. poco dopo la sconfitta di Azio), è stato localizzato con certezza.
"Stretti in un tenero abbraccio, viva testimonianza di un vincolo indissolubile, paradigma di amore imperituro e pegno di eterna fedeltà: quali Paolo e Francesca dell'antichità, Antonio e Cleopatra tornerebbero ad assaporare le luci della ribalta e forse a mostrarsi dopo più di 2000 anni, sepolti in un unico, labirintico mausoleo e consegnati all'eternità nel rispetto di un'imponente prassi sepolcrale, che risaliva ai grandi d'Egitto. Ebbene proprio detto monumento sarebbe stato identificato da colui che oggi è il vero erede dei faraoni; da colui che ne indaga le tracce unendo rigore scientifico a entusiasmo da neofita, fiuto da segugio certosino a marcata attenzione alla spettacolarizzazione che solo l'Antico Egitto offre e quasi esige. Zahi Hawass, l'Indiana-Jones egiziano targato Hollywood, ma anche impeccabile Direttore del Consiglio supremo delle Antichità in riva al Nilo, si è detto convinto di aver fatto la scoperta della propria vita: "che è più importante di quella del sepolcro di Tut Ankh Amon, ad opera di Howard Carter nel 1922, e che da sola giustifica anni di esplorazioni e di avventurose spedizioni ed anzi le completa". L'annuncio di straordinaria importanza è stato dato, con calcolati effetti mediatici, dallo stesso Hawass nel corso di una recentissima conferenza in Sud Africa. La struttura identificata - appunto una sorta di Mausoleo, dove sarebbero stati collocati per l'eterno riposo i corpi della coppia simbolo di passione amorosa - è di natura ipogea (sotto il piano calpestato), con cripta sotterranea e si trova all'interno del recinto sacro del tempio di Iside a Taposiris Magna (30 km a occidente di Alessandria, non distante dalla costa mediterranea). Il mondo degli appassionati, già da tempo al corrente del presunto ritrovamento e comunque abituato alle esternazioni periodiche di Hawass, si chiede la reale consistenza di quanto annunciato; alcuni, pochi per la verità, sembrano convinti che si tratterebbe semplicemente di una esagerazione interpretativa, quasi di una delle numerose “boutades” che troppo spesso emergono nelle dichiarazioni affrettate di egittologi sensibili alla mediatizzazione di quanto asseriscono. Hawass ha raccontato di aver rinvenuto, a seguito di una triennale esplorazione dell'intero complesso cultuale, una serie di locali interrati e dall'andamento labirintico, una specie di cripta; ha poi aggiunto, suscitando viva emozione nel pubblico presente alla conferenza, di esservi penetrato per 35 metri, prima di fermarsi scoraggiato dalla falda acquifera della vicina palude Mareotide. L'egittologo ha comunque fatto in tempo ad accertare la presenza di monete con l'effigie della regina: esse, combinate con elementi archeologici e stratigrafici e con testimonianze di storici coevi, consentirebbero ad Hawass di affermare che tra breve sarà in grado di ufficializzare la scoperta delle scoperte, la madre di ogni rinvenimento. Il fatto che Antonio e Cleopatra, morti in seguito alla sconfitta navale ad Azio (31 a. C.) da parte di Ottaviano, siano stati sepolti nel santuario panegizio sacro a Iside a Tapsiris Magna, confermerebbe per l'Egittologo del Cairo la volontà dei loro sudditi di divinizzarli. Si deve tuttavia osservare come fosse raro, soprattutto nell'Egitto tolemaico, che due persone, per quanto in qualche modo destinate a far parte dell'empireo dei grandi di sempre, trovassero posto per la propria tomba all'interno di uno spazio sacro e comunque di una comunità: solitamente anche faraoni, regine e nobili venivano collocati certamente in tombe monumentali, ma in una necropoli totalmente esterna. Inoltre lo scetticismo degli studiosi è alimentato dal fatto che illustri storici dell'epoca collochino la tomba di Cleopatra in un punto imprecisato di Alessandria e in qualche caso addirittura in una stanza del suo palazzo (recentemente individuato dall'archeologo francese Frank Goddio sui fondali del porto). Hawass ribatte che, se anche in un primo momento la regina suicida fosse stata posta in un mausoleo ad Alessandria, quasi subito sarebbe stata traslata, insieme all'amato Antonio in un centro vicino per metterli al riparo dalla vendetta di Ottaviano.
E ancora fa notare la scelta non casuale da parte dei sudditi di un tempio di importanza nazionale, perfetto esempio di quella riuscita sincresi religiosa tra il vasto pantheon egizio e le istanze cultuali legate agli dèi olimpici e al robusto pensiero greco, che in questo caso si voleva ribadire.
"L'altra è colei che s'ancise amorosa, e ruppe fede al cener di Sicheo; poi è Cleopatràs lussuriosa.
(Dante - Inferno - canto V)
Ma fu vero amore quello espresso dalla coppia più celebre dell'antichità? O meglio: è corretto pensare, come già fecero illustri storici antichi e moderni, che l'interramento dei due amati sia confluito in una tomba da condividere, in un comune mausoleo, suggello di indistruttibile unione in vita? In effetti la relazione matrimoniale tra Cleopatra e Antonio era percepita dai biografi coevi o appena successivi come esempio di indissolubile fedeltà, cementata oltremodo dalla lascivia e dalla dissolutezza, collante raffinato e in quanto tale capace di mantenere unite anche le coppie maggiormente esposte al rischio di tradimenti.
I costumi di cerebrale erotismo e le abitudini al limite della decenza della coppia regia e forse destinata alla guida dell'Urbe 'caput mundi' venivano mal visti dalla classe dirigente capitolina, ancora legata, nella difesa dei propri privilegi, a quel 'mos maiourum', che aveva fatto da filo conduttore a secoli di politica romana e che allora ben si realizzava nell'azione di Ottaviano. La gigantesca e ben oliata macchina della propaganda imperiale iniziò a passare al vaglio ogni azione della tanto discussa coppia di amanti, smascherandone impietosamente ogni eccesso, ogni tic ai più solitamente perdonato; e una simile azione demolitrice si sarebbe conservata anche nei decenni successivi.
Santuario panegizio sacro a Iside a Taposiris Magna
Il giudizio su Antonio e Cleopatra, ma soprattutto su quest'ultima, consegnato alla storia dalla letteratura dell'epoca ben può essere racchiuso in quanto osserva il poeta Marco Anneo Lucano (I sec. d. C.): "Cresceva una fanciulla dalla delicata pelle dorata tendente a un indecifrabile corvino chiaro. Era bellissima ('pulcherrima'), dai capelli color dell'ambra, dalle forme già sinuose e i seni freschissimi, ma già protuberanti, che avrebbero presto turbato il mondo. Adolescente era già posseduta da un innato senso di seduzione licenziosa e di superba lussuria"; insomma sui due gravava una tale propaganda negativa che l'epigrammista dal verso tagliente Marco Valerio Marziale (I-II sec. D. C.) arrivava a incolpare il Nilo, descrivendone le brulicanti e aride rive quali motore di perversione e di lussuria sfrenata, capace di alimentare chi vi abitava. Comunque per i biografi, chiamati a commentare a caldo il ritrovamento di Hawass, non sussisterebbero dubbi: l'amore, come somma di sentimento e passione, che portò i due protagonisti a progettare e a portare fino alle estreme, tragiche conseguenze un iter politico comune; e che li condusse, immortali nella sconfitta, a condividere un analogo destino di morte con decessi in rapida successione ed entrambi connotati da un'uscita di scena drammatica e al tempo stesso plateale; questo amore - è lecito pensare - fu a tal punto pregnante e avvolgente in ogni momento del suo decorso, che suggeriva e quasi imponeva la condivisione eterna di un unico mausoleo.
Aristide Malnati