Sezione Cultura

da Leadership Medica n. 1 del 1998

E' considerato uno degli emergenti in Italia, uno degli artisti più innovativi e più creativi, un giovane che ha saputo coniugare il suo recente lavoro con tutte quelle esperienze spazialistiche e nucleari che ebbero forza a Milano fra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta.
Tony Tedesco con il suo viso giovanile, di ragazzo milanese pulito, con la caparbia volontà di costruire un percorso artistico serio, ha pensato di guardare indietro, al mondo dada, da una parte, per quella ricerca di materiali e per la novità genuina e creativa delle forme e, dall'altra, per la scientificità del mondo “adimensionale”, ovvero quell'esperienza e avventura nuova cui il nostro artista ha dato vita. Adimensionale non vuol dire senza forma, semmai un uso frattalico della forma in senso più lato e al di fuori dei canoni geometrici, dando luogo ad atmosfere, simbologie, a un vero e proprio alfabeto delle forme.
Tony Tedesco ha dato vita a una materia carnosa, anche per l'uso diverso e il riciclaggio degli oggetti che danno nuova vita al panorama oggettuale.
E' dagli inizi degli anni Ottanta che ha ormai fatto conoscere le sue opere in Italia e all'estero, inseguendo nel caos la regola d'oro che sostiene l'intero mondo. Questo alfabeto dipinto ci racconta la storia non solo del mondo e Tedesco sa bene che questo giornale intimo dello spazio ci informa di una sua ritualità, come i cretti di Burri. Tedesco ha varato nel 1989 il Movimento Adimensionale Visivo, ovvero il MAV, dopo aver usato forme scomposte in modo surreale. Proveniva dalla Scuola Superiore d'arte del Castello Sforzesco e aveva frequentato l'Accademia di Brera. Ma il suo nuovo mondo spaziale, le sue ricerche affidate anche alla teoria matematica dei frattali randon, gli aprono una nuova visione, un nuovo modo di interpretare le cose e il mondo nella pittura, e di significare nuove forme in un gioco cromatico estremamente bello, ossia un blu elettrico, una opposizione di colori come il giallo su azzurro, il rosa su verde, il rosso su rosso e l'azzurro su azzurro, e così via. Così questo lavoro si fa spazio e si accende sempre come nuovo, come un polline che in primavera inonda ogni cosa fertilizzando.
Ecco anche una sorta di “styling”, una tensione scolpita già fin dall'uso della cartapesta, e fino alle tipologie più moderne, quali ad esempio l'uso dei contenitori di cassette, o delle foglie lanceolate degli eucaliptus. A dire il vero questo lavoro ha suscitato l'interesse di molti critici e di artisti come Dangelo, che ne hanno scritto brillantemente, e le sue opere sono ormai esposte anche in Musei pubblici come il Museo Alternativo Remo Brindisi o il Museo di Gallarate.
Tedesco ha navigato nel mondo dell'arte in tutti questi anni, dalla patafisica, dal dada fino ai processi più mentali che oggi raccontano e si raccontano nel suo lavoro.
E' certamente - da quanto si dice e da quanto anche noi, in prima persona, pensiamo - un investimento sicuro. L'arte si è come liberata dalla maniera e dall'esercizio, per definirsi più memoria del mondo e più favola, ma anche scienza e profezia.

Prof. Carlo Franza