Anche per questa edizione 2020, diretta e curata per la seconda volta da Simone Menegoi e Gloria Bartoli, le gallerie hanno presentato un numero limitato di artisti, rendendo semplice e confortevole la visita. Ordine e chiarezza è infatti ciò che emerge ed accompagna il pubblico nel percorso attraverso le diverse sezioni. Una scelta particolarmente audace è stata quella di aver voluto dedicare un’intera sezione alla pittura contemporanea “pittura XXI”, dimostrando di aver saputo accogliere tempestivamente il suo ritorno sulla scena dell’arte.
Lo scenario fieristico bolognese si presenta con fiumane di persone di ogni età interessate ad acquistare un’opera e direttori di gallerie indaffaratissimi a concludere vendite per chi è giunto appositamente per concludere un affare. La fiera è divisa in due padiglioni ben distinti che differenziano arte moderna ed arte contemporanea e gli spazi espositivi sono ampi, ben suddivisi ed organizzati. È facile perdersi tra le meravigliose opere d’arte ed apprezzarne la potenza, l’innovazione, la storicità o la novità.
Sicuramente gli esperti del settore avranno trovato terreno fertile per qualche affare!
© tumisu @ pixabay.com
Ma cosa si può aspettare un neofita del collezionismo, magari un professionista sanitario senza esperienza artistica alle spalle, dopo aver acquistato il tanto desiderato pezzo d’arte? La domanda è stata posta ad alcuni galleristi presenti ad ARTEFIERA, che sono stati ben lieti di rispondere.
L’impatto con i diversi direttori di gallerie è stato molto vario sia per approccio che per risposte, ma è emerso con grande forza il trait d’union che unisce il gallerista, il collezionista e l’artista. Quest’ultimo, che sia storicizzato o no, infonda una linfa vitale all’opera d’arte che il gallerista custodisce nella sua struttura e poi a sua volta dona al collezionista che ne diverrà il prossimo custode.
Cosa succede, quindi, quando un’opera d’arte lascia la galleria? Come viene seguito il cliente dopo l’acquisto? E se succede qualcosa all’opera dopo l’arrivo in casa o nella collezione? Queste domande, che ad un collezionista esperto potrebbero sembrare banali, in realtà possono essere decisive per chi si approccia all’arte per la prima volta.
L’intento dunque è stato quello di comprendere come funzionasse l’aspetto più pratico e forse meno conosciuto di questo mercato. Il risultato è stata una sorprendente serie disomogenea di risposte tanto varie quanto il numero di gallerie intervistate.
Tanti galleristi, ad esempio, viziano positivamente i propri clienti accompagnandoli nella loro scelta, rimanendo successivamente anche un punto di riferimento da ricontattare in futuro; al contrario, anche se in numero minore, altri si occupano della compravendita senza offrire al cliente un servizio posteriore all’affare. L’installazione dell’opera può essere eseguita da personale specializzato mandato direttamente dalla Galleria, oppure è il cliente stesso che deve rivolgersi ad un installatore di sua fiducia. In altri casi sono gli artisti stessi che forniscono indicazioni precise su come il trasporto, la gestione e l’installazione delle opere debbano essere eseguite per apprezzarne il pieno coinvolgimento.
Diventare collezionista è, a detta di molti galleristi, una strada senza ritorno: dalla prima opera acquistata si sviluppa un desiderio inarrestabile di cercarne di nuove, affiancando a questo processo uno sviluppo emotivo ed esperienziale di crescita personale.
Al netto delle interviste fatte, è emersa un’altra faccia della medaglia, ossia quanto questo desiderio diventi sussidiario al mero valore economico dell’opera, arrivando all’estremo in cui essa stessa viene considerata solo investimento e non più una fonte di bellezza, armonia e piacere intellettivo.
Riflessioni importanti che non trovano purtroppo risposta chiara ed univoca nella giurisprudenza in vigore. Esperti del settore presenti in fiera hanno ribadito durante gli eventi congressuali le complesse problematiche civilistiche, tributarie e penali, che ancora oggi esistono e non godono di una appropriata regolamentazione. L’arte infatti, ancora soffre un vero e proprio vuoto disciplinare, che vede ancora la mancanza di seri provvedimenti in caso di furto e la scarsa attenzione all’utilizzo di modulistica contrattuale da parte del collezionista, che dovrebbe sempre accompagnare i movimenti delle opere. Altre ostruzioni sono infine dovute a tutti quei privilegi economici e di tutela che ancora coinvolgono unicamente il mercato secondario (che di fatto riguarda gli “old master”) tagliando fuori i nuovi artisti che arrancano per emergere.
Il mondo dell’arte sembra essere quindi abbastanza giovane da questo punto di vista, nonostante sia la prima fonte di comunicazione inventata dall’essere umano. La distanza sempre più breve tra il collezionismo e il business, se da un lato può considerarsi opinabile dal punto di vista prettamente emotivo e passionale, dall’altro sta lanciando un progresso giuridico e regolamentale che finalmente metterà in luce le dinamiche del mercato che lo regolano.
Eda Murtić
Sonia Spiniello
Conservation scientists