Il rapporto tra arte e scienza continua a consolidarsi nel tempo, tanto che questi due mondi vengono considerati nel loro insieme un vero e proprio sistema interconnesso.
Una delle conseguenze di questa commistione di materie è la nascita di nuove forme d’arte che prevedono, ad esempio, l’uso della microbiologia come l’Agar Art (qui il link dell'edizione 2019).
Ma la microbiologia ricopre un ruolo solo meramente espressivo nell’arte? Certamente no!
I microorganismi fanno parte della vita di tutti i giorni, soprattutto nei tristi fatti di cronaca dell’ultimo periodo, ma il ruolo che ricoprono nel campo artistico di solito è sottovalutato: la loro presenza sulle nostre collezioni, su cui trovano spesso terreno fertile per sviluppare la loro vita, può influenzare pesantemente le opere d'arte.
Non è una novità, infatti, che i batteri, come i funghi o i lieviti o anche altre forme più complesse a livello cellulare, trovino sulle opere d’arte un habitat ideale da poter colonizzare. Basta guardarsi intorno quando passeggiamo per le strade per poter osservare immense campiture nere o verdi sulle facciate dei palazzi, sulle fontane o all’interno di chiese.
Ma anche in casa nostra possono essere presenti, soprattutto per quanto riguarda il loro materiale preferito: la carta.
Quante volte sulle vostre antiche enciclopedie, custodite maniacalmente come vostro patrimonio, vi ritrovate macchie o lacrime scure o chiare o piegature e sbavature? Le alterazioni cromatiche, come altre di tipo strutturale, sono dovute all’azione di microorganismi che agiscono sotto l’influenza di altri fattori quali la temperatura, l’umidità relativa e la presenza di polvere. Proprio quest’ultima ricopre un ruolo chiave nel danneggiamento della carta, perché contiene particelle aeree di varia natura tra le quali spore batteriche e fungine che possono colonizzare la superficie di deposito e creare un microambiente per loro ideale per lo sviluppo. La polvere contiene inoltre molti componenti volatili e semivolatili organici come i MVOC (micro volatile organic compouds) prodotti secondari del metabolismo degli stessi microorganismi, mentre altri sono introdotti dall’ambiente esterno.
I fattori che causano il degrado possono agire direttamente, indirettamente oppure sinergicamente. Il deterioramento della carta è quindi ampiamente dovuto all’attività dei microorganismi (funghi e batteri) che utilizzano i suoi costituenti (cellulosa, emicellulosa, lignina ecc..) trasformandoli in molecole più semplici che possono essere assimilati come nutrienti.
I microfunghi, gli abitanti più comuni delle nostre amate opere, si possono dividere in quelli che degradano la cellulosa e quelli invece che degradano additivi e/o adesivi.
Per quanto riguarda i batteri, invece, solo poche specie trovano appetitose le collezioni, come gli heterophytae del genere Cytophaga, Cellfalciula e Cellvibrio come alcuni ascomycetes (Actinobacteria, streptomycti).
Come nel campo della medicina, anche in questo caso, prevenire è meglio che curare: i danni infatti si possono non solo contenere ma soprattutto evitare. Una delle azioni primarie da fare è semplicemente quella di spolverare costantemente e quotidianamente le nostre biblioteche, in modo tale da evitare il deposito di spore e MVOC; tuttavia è bene ricordare che per la tutela delle nostre collezioni è sempre meglio seguire le indicazioni di un esperto.
Piastra Petri - Foto di nadya_il da Pixabay
Ma non tutti i batteri vengono per nuocere! Infatti un recente studio condotto dalla Professoressa Elisabetta Caselli dell’Università di Ferrara, ha dimostrato che utilizzando determinati ceppi quali Bacillus Subtilis, Bacillus pumilus e Bacillus meterium sulla tela, si è in grado di effettuare una vera e propria disinfezione ecologica bloccando la crescita dei contaminanti dannosi che si nutrono dei pigmenti e dei leganti presenti sulle opere d’arte indipendentemente dalla loro natura (miceti o batteri). Lo studio suggerisce un’azione inibitoria non specifica di Bacillus prevalentemente dovuta ad un antagonismo competitivo. Sebbene preliminari, i risultati suggeriscono che i batteri appartenenti al genus Bacillus possono essere capaci anche di bloccare in situ la crescita di contaminanti potenzialmente dannosi per i manufatti artistici.
Il rapporto tra arte e microbiologia non si esaurisce però con una semplice analisi di un ecosistema che si forma sovente, ma, come detto all’inizio, è diventata una vera e propria forma d’arte.
Il punto di svolta coincide con il 2015, quando L’American Society for Microbiology ha lanciato un contest relativo alla creazione di opere d’arte eseguite all’interno di piastre petri. Il contest è mondiale e possono partecipare scienziati professionisti, appassionati e anche bambini. Non più pennelli o pigmenti, disegni preparatori e supporti tela, ma batteri o funghi in un medium di agar che possono dar luogo ad arte viva, letteralmente.
By Cell to Cell by Mehmet Berkmen and Maria Peñil Cobo.
American Society for Microbiology Agar Art Contest 2015, People's Choice / Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0, Link
Ebbene sì, all’interno di questi piccoli contenitori circolari si avvia una serie di processi di colonizzazione controllata in modo da poter formare le figure prestabilite. La società, attraverso un video, fornisce le istruzioni per poter realizzare le opere ed ottenere il risultato desiderato. Inoltre fornisce anche i suggerimenti sul tipo di microorganismi da usare basati sulla gamma di colori, quali ad esempio Serratia marcescens per il suo rosso brillante oppure lieviti modificati come Saccharomyces cerevisiae colorati con dei geni violacei.
Il concorso ha ricevuto più di 200 outlines incluso un articolo sul National Geographic e un’esposizione alla Library Science Center di Jersey City, New Jersey.
Il gel di agar diventa la nuova tela, i microorganismi i nuovi pigmenti, e la vita prende forma. L’artista decide solo quale fargli prendere.
In conclusione la vita crea sinergie che comunicano e interagiscono continuamente, sia a livello micro che a livello macro, sia non volute che volontarie.
Sonia Spiniello
Art Care Expert
Bibliografia:
- Caneva, Giulia, Maria Pia Nugari, M. P. Nugari, e O. Salvadori. Plant Biology for Cultural Heritage: Biodeterioration and Conservation. Getty Publications, 2008.
- Soffritti, Irene, Maria D’Accolti, Luca Lanzoni, Antonella Volta, Matteo Bisi, Sante Mazzacane, e Elisabetta Caselli. «The Potential Use of Microorganisms as Restorative Agents: An Update». Sustainability 11, n. 14 (gennaio 2019): 3853. https://doi.org/10.3390/su11143853.
- Caselli, Elisabetta, Simonetta Pancaldi, Costanza Baldisserotto, Ferruccio Petrucci, Anna Impallaria, Lisa Volpe, Maria D’Accolti, et al. «Characterization of Biodegradation in a 17th Century Easel Painting and Potential for a Biological Approach». A cura di Sabrina Sarrocco. PLOS ONE 13, n. 12 (5 dicembre 2018): e0207630. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0207630.
- https://www.asm.org/
- https://www.asm.org/Events/2019-ASM-Agar-Art-Contest/Home