L’Arpae (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale Emilia-Romagna – www.arpae.it) definisce siccità come “una normale e ricorrente caratteristica del ciclo idrologico e può verificarsi sia in regioni secche che umide. Differisce dall’aridità, la quale è invece ristretta ad aree geografiche con poca precipitazione e risulta pertanto una caratteristica permanente del clima.
La siccità ha origine da una deficienza di precipitazione su un periodo di tempo esteso, di solito una stagione o più e viene valutata in relazione al bilancio locale tra precipitazione ed evapotraspirazione (evaporazione con traspirazione). È anche legata all’intervallo di tempo in cui si presenta (stagione di occorrenza), al ritardo dell’inizio del periodo delle precipitazioni, all’efficacia delle piogge, ovvero alla loro intensità ed al numero di eventi piovosi.
Altri fattori quali la temperatura, i venti e l’umidità dei terreni sono spesso associati alla siccità e possono contribuire ad aggravarne la severità”.1
Numerose ormai sono le informazioni riguardanti i cambiamenti climatici e come si stanno evolvendo. Abbiamo consapevolezza di tutto ciò che sta accadendo attorno a noi, dalle estati più afose, alle diminuzioni degli episodi piovosi.
A causa quindi dell’aumento dell’anidride carbonica, del metano e altri gas serra, stanno ulteriormente aumentando le temperature e con esse gli episodi di eventi estremi. Questi ultimi sono, per definizione, eventi rari e spesso accompagnati da situazione diametralmente opposte (come siccità seguita da piogge torrenziali) e sono spesso caratterizzati da un’ampia variabilità spaziale e temporale.
Secondo il report redatto dall’ISAC-CNR, alluvioni, inondazioni, piogge abbondanti, colate di fango e di detriti, ma anche, siccità e conseguenti possibili incendi, sono le cause principali di danni al patrimonio culturale europeo.1
Una particolare attenzione, quindi, va rivolta verso l’acqua che per i beni culturali può essere considerata uno dei principali nemici. Dal punto di vista climatico e microclimatico la presenza di acqua può essere estremamente dannosa in tutti i suoi cambiamenti di stato. Ma anche l’assenza di quest’ultima può infliggere danni al nostro Patrimonio Artistico! Questo vale sia per i contesti urbani (edifici storici, per i musei, gli archivi e i singoli manufatti) che per i siti archeologici fuori città: lo stesso nemico ambientale diventa fulcro o di distruzione in condizioni di microclima, dove l’umidità o la secchezza locale creano le condizioni ottimali per attacchi chimici, fisici e/o biologici sia in superficie che più in profondità.
Secondo uno studio dell’Università di Newcastle pubblicato su Environmental Research Letters nei prossimi decenni in 571 città europee ci sarà un aumento delle ondate di calore con Roma in testa, e di siccità, soprattutto nel bacino del Mediterraneo. Inoltre ci sarà un incremento di esondazioni dei fiumi in termini di frequenza ed intensità.
Secondo uno degli ultimi rapporti ISPRA sul dissesto idrogeologico in Italia, i beni culturali del nostro paese seguono il pesante trend di rischio di tutto lo stivale: 34.000 sono a rischio frane (il 18% del patrimonio nazionale), soprattutto nelle regioni del centro-sud, 29.000 a rischio alluvione, in particolare al Nord. Inoltre, rischiano di sparire interi piccoli borghi antichi e diventano sempre più necessari continui interventi di ristrutturazione in città con importanti centri storici più grandi come Orvieto, Todi, Certaldo. Ma la lista è lunga, e non risparmia neanche Roma, dove non si salvano dal rischio esondazione del Tevere Piazza Navona, Piazza del Popolo o il Pantheon insieme ad altri 2.200 beni architettonici e archeologici.2
Come ogni regione vulnerabile al riscaldamento globale, il Mediterraneo merita quindi un’attenzione particolare.
Il Mediterraneo può essere considerato come un laboratorio in “miniatura” a causa del passato geologico, del suo ambiente semi-arido, di un clima intrinsecamente diverso da quelle di zone temperate (inteso come un risultato delle sue variazioni significative inter-stagionali) e il suo ruolo nella turbolenta storia della società umana. Sebbene esso rappresenti solo l’1,5% della superficie terrestre, il Mediterraneo è una “area test” in cui si possono riscontrare, quasi tutti i problemi potenzialmente catastrofici che includono rischi naturali, riscaldamento globale, cambiamenti del ciclo dell’acqua, cambiamenti nel suolo e nelle funzioni della vegetazione, modifiche alla biodiversità, un’ineguale distribuzione delle risorse ed il ridimensionamento delle relazioni politiche, economiche e sociali tra nord e sud, lasciando spazio a conflitti, migrazioni di larga scala, occupazioni e una rapida urbanizzazione anche sulle coste. In aggiunta, è importante ricordare l’effetto che l’area centrale e periferica del Mediterraneo esercita sull’area circostante.3
Analisi e osservazioni mostrano che la regione del Mediterraneo è stata più calda e più secca durante l’ultima metà del secolo, associata ad un aumento in evaporazione e diminuzione degli eventi piovosi. Le proiezioni del modello climatico globale e regionale indicano che il riscaldamento e l'essiccazione continuerà probabilmente in maniera amplificata dopo il 2050.3
La climatologia della regione del Mediterraneo è caratterizzata da estati secche frequentemente associate a periodi molto lunghi di siccità, seguite da autunni e inverni pieni di eventi piovosi che sono per lo più intensi. Non è raro che la precipitazione totale mensile in un determinato luogo cada in sole poche ore (durante i temporali). 3
Quindi le analisi delle tendenze a lungo termine nella regione del Mediterraneo mostrano che le condizioni significative annuali tendono ad essere più calde e secche, con un incremento della evaporazione e una diminuzione delle piogge, ma con l’intensificarsi di eventi piovosi improvvisi e spesso catastrofici. 3
Di conseguenza il mondo e anche la sfera legata ai beni culturali sta subendo questa continua evoluzione, soprattutto per quanto riguarda il patrimonio artistico in ambiente esterno.
Il problema della siccità sta diventando molto persistente appunto perché il lasso temporale si sta estendendo sempre di più.
Le conseguenze sono legate al fenomeno di evaporazione dai materiali. Tenendo in considerazione i materiali più soggetti a tali conseguenze, l’evaporazione dai pori della pietra è determinata dalla interazione tra ambiente, materiale e proprietà della soluzione; questi fattori governano la velocità e il modo in cui l’acqua è trasmessa a, e conseguentemente rimossa da, una superficie di evaporazione. Inizialmente, quando la pietra è satura, l’evaporazione è caratterizzata da un’alta velocità di perdita di umidità principalmente controllata dalle condizioni atmosferiche esterne. Però, per quanto riguarda il processo di essiccazione, la continuità idraulica tra la superficie della pietra e la parte sottostante è perturbata da una decrescente velocità evaporativa che diventa dipendente dalla capacità del materiale di trasportare vapore acqueo. La dimensione, la distribuzione dei pori e la connessione, come altre proprietà del materiale, controllano il timing di ogni stadio di evaporazione e la natura del processo.4
Nel 2007, nell'ambito del progetto europeo Noa’s Ark, è stato pubblicato il “Global Climate Change Impact on Built Heritage and Cultural Landscapes” in cui sono state elaborate mappe su base europea relative ai vari processi di degrado dei manufatti lapidei e ai parametri climatici ad essi collegati. I risultati ottenuti dal progetto sopra-citato indicano che le variazioni di temperatura, il contenuto d’acqua all’interno dei materiali, l’umidità relativa dell’aria e le precipitazioni seguite da lunghi periodi di siccità, sono i fenomeni principali responsabili dei processi che contribuiranno, nel futuro prossimo, ad incrementare il deterioramento dei beni storico-artistici esposti all’aperto. Tali previsioni, sono state ulteriormente confermate da proiezioni recenti, che confermano l’intensificarsi di forti precipitazioni e aumento di evaporazione e lunghi periodi di siccità.5,6,7,8
Sonia Spiniello
Art Care Expert
Bibliografia
- Siccità | Siccità e desertificazione | Arpae [Internet]. [citato 14 giugno 2020]. Available at: https://www.arpae.it/dettaglio_generale.asp?id=948&idlivello=1004
- Milano M. Eventi estremi e patrimonio artistico [Internet]. OggiScienza. 2018 [citato 14 giugno 2020]. Available at: https://oggiscienza.it/2018/11/06/eventi-estremi-patrimonio-artistico/
- La Méditerranée face au changement climatique - COP22 / Actualités - UMR LSTM - Laboratoire des Symbioses Tropicales et Méditerranéennes [Internet]. [citato 14 giugno 2020]. Available at: https://umr-lstm.cirad.fr/actualites/la-mediterranee-face-au-changement-climatique-cop22
- McAllister D, Warke P, McCabe S, Gomez-Heras M. Evaporative moisture loss from heterogeneous stone: Material-environment interactions during drying. Geomorphology. novembre 2016;273:308–22.
- Sabbioni, C., (2007). Noah’s Ark, Global Climate Change. Publishable executive summary.
- ISAC - CNR [Internet]. [citato 14 giugno 2020]. Available at: http://www.isac.cnr.it/en
- Sabbioni C, Cassar M, Brimblecombe P, Lefevre R-A. Vulnerability of cultural heritage to climate change. Pollution Atmospherique. 2009;157–69.
- Sabbioni C, Cassar M, Brimblecombe P, Tidblad J, Kozlowski R, Drdácký M, et al. Global climate change impact on built heritage and cultural landscapes. Vol. 1. 2006. pag. 395–401.