Sezione Cultura

A cento anni dalla morte di Amedeo Modigliani, lo scandalo che ha scosso l’intero mondo dell’arte

“Da giorni dragano il fondale del fosso reale
Per omaggiare con un trofeo, italiani
luglio o agosto mi pare
Gli occhi addosso alle pale
Cercano sculture di Amedeo Modigliani
Giorni passano interi, zero bassorilievi
Poi vedi qualcosa viene su, alleluja!
Tre teste incise su tre pietre
Scatti dal treppiede: la tribù esulta
Gli esperti dicono che sì
Quelle lì, sono di, di Modì!
Esporle qui, nel museo
Di Amedeo, oggidì, dillo ai TG!
Visitatori a frotte, personalità dotte
Specialisti a corte raccontano già frottole!
Perché vedete, quelle teste nelle teche, sono tre ciofeche
Fatte da studenti con il Black and Decker! (…)“

Figura 1: Amedeo Modigliani in una foto dopo aver perso i propri documenti nel 1918 a NizzaCosì recita il testo di una canzone del cantante Caparezza: racconta una storia riguardante il ritrovamento negli anni ’80 delle sculture di Modigliani (Figura 1: Amedeo Modigliani in una foto dopo aver perso i propri documenti nel 1918 a Nizza - fonte Wikimedia Commons), in occasione del centenario della sua nascita. Alla fine le teste ritrovate nel fosso in cui si ipotizzava le avesse gettate l’artista dopo un impeto di rabbia perché non apprezzate, non erano altro che una burla di uno scultore contemporaneo, Angelo Froglia, e di tre studenti universitari.
I lavori di Modigliani hanno sempre creato confusione nel mondo del mercato dell’arte perché non tutte le sue opere son ben documentate, dato che a volte l’artista dava via dipinti e disegni senza documenti di autenticazione per pagarsi le bollette.(1)
Il catalogo di riferimento ritenuto come la basilare conoscenza di autenticità delle 337 opere dipinte di Modigliani è il Catalogo ragionato di Ambrogio Ceroni. Risultano ad oggi, però, in circolazione 1200 opere attribuite all’artista, numero ben superiore a quello del catalogo. Le problematiche sul riconoscimento delle opere di Modì sono dovute prevalentemente anche al fatto che non esiste un censimento scientifico completo dell’intera produzione del maestro. (5,6)

L’esposizione di Genova: fermate tutto!

Quello del 1984 non fu l’unico scandalo che fece scalpore dietro l’arte di Modigliani. A distanza di circa un quarto di secolo, un’altra grande notizia ha cominciato a girare per i giornali di tutto il mondo: l’Esposizione organizzata a Genova nel 2017 viene per accertamenti su beni di presunta dubbia provenienza.
Questo è il preambolo di una delle più grandi inchieste della storia moderna, che ha visto protagonisti istituzioni, collezionisti, privati, esperti, perizie infinite e istituzioni militari.
La vicenda è ancora in corso, i processi sono stati avviati ufficialmente l’anno scorso dopo approfondite e diverse investigazioni giudiziarie ed analisi diagnostiche.
Tutto ciò parte da un occhio osservatore, dall’esperto Carlo Pepi che, servendosi della piattaforma Facebook, ha puntato il dito contro tutta l’iniziativa della mostra, chi l’ha organizzata e soprattutto contro i proprietari delle opere prestate in occasione.
Ma chi è Carlo Pepi? È un libero professionista e collezionista e soprattutto un Occhio vivente, ma possiamo definirlo un Esperto ed Appassionato dell’Arte del ‘900 e di Modigliani in particolare. La sua parola pesa come un macigno scagliato contro chiunque non sia della sua stessa linea di pensiero. Lui apre controversie e le chiude, perché l’ultima parola è sempre la sua. È stato fondatore dell’istituzione Casa Natale Modigliani, all’interno della quale ha creato un centro studi con libri e documenti inerenti alla figura dell’artista ed ha organizzato diverse mostre importanti. Nel 1990 si dimette per discordanze di attribuzione che altri membri pubblicavano. Quindi, già all’epoca come il prezzemolo “indispettiva” un po’ chi voleva fare il bello e il cattivo tempo sull’artista Modigliani. Già in occasione del centenario nel 1984 per il famoso ormai episodio delle teste nel fossato, Pepi non si riservò di tener per sé le proprie considerazioni anche andando contro a grandi nomi quali Giulio Carlo Argan e Cesare Brandi. Pepi infatti affermò costantemente che le teste trovate nel fossato non fossero autentiche, cosa poi confermata dai goliardici autori dei falsi. Le teste originali di Modì furono “regalate ad un ambulante” ed attualmente si trovano in un caveau di Banca Etruria (2).
Un uomo di 82 anni che lotta contro i big del mercato dell’arte e la vicenda di Genova è stata una rivelazione, una scoperchiatura del vaso di Pandora che ha risollevato anche questioni ancora irrisolte.
Facendo un passo indietro sul contesto genovese, la mostra sarebbe dovuta rimanere aperta quattro mesi dal 16 marzo al 16 luglio, ma già bollivano in pentola a quanto pare le considerazioni di presunti falsi esposti nell’appartamento del Doge. Infatti arriva una soffiata da una fonte sconosciuta destinata a Carlo Pepi, che decide di portarsi in prima linea per verificare, attraverso il suo occhio esperto, la veridicità di queste affermazioni. Il 29 aprile 2017 Pepi scrive un post dove scrive nero su bianco e sulla pubblica piazza dei social che “rarissime sono le opere autentiche esposte a Genova” (4).
Ma un post su Facebook, seppur scritto da una persona autorevole, non può ovviamente sollevare da solo un polverone come quello a cui si è assistito. Perché, parliamoci chiaro, di voci autorevoli in questa vicenda, ce ne sono parecchie. Non sono entrati in scena dei “quaquaraquà” del caso, ma si è generato uno scontro tra titani che non si è ancora concluso, perché il contrattacco di una parte o dell’altra è dietro l’angolo. Nessuno cede, nessuno molla, tutti si rialzano e la verità è ancora celata.
Quindi, dopo la denuncia di Pepi sui social, parte tutto l’iter conoscitivo e diagnostico, che a detta però del curatore, erano già in regola.
Ecco qui che entrano in scena altri due attori protagonisti: Rudy Chiappini, curatore ed ex direttore del museo di Arte Contemporanea di Lugano, e Massimo Vitta Zellman presidente di MondoMostre Skira. Due volti autorevoli, per i quali non dovrebbe essere considerato il beneficio del dubbio, eppure potrebbero essersi ritrovati raggirati da un mercato di sottobosco che probabilmente iniziò già da quando Modigliani stesso era in vita.
Una doccia fredda è dunque caduta sulle loro teste coinvolgendo anche il presidente della Fondazione di Palazzo Ducale, Luca Borzani il quale cita: “sono tutte opere già pubblicate o già esposte nel tempo. L’opera cui fa riferimento Pepi è stata esposta a Losanna nel 1994, a Parigi nel 2003 in una mostra curata dal Centro Georges Pompidou, a Pisa nel 2014 e a Torino nel 2015. È evidente che tutte le sue considerazioni saranno esposte al curatore, Rudy Chiappini, che è un docente di chiara fama, grande esperto di Modigliani. È nostra intenzione considerare una querela per danni morali e materiali”. Anche perché a sua difesa non va dimenticato che le opere ritenute false da Pepi sono tuttavia corredate da ricche bibliografie e da numerose mostre pubbliche che non erano ancora mai state contestate (3).
Eppure la cosa sembra essere passata quasi in sordina, finché non spunta fuori un altro personaggio illustre iper-conoscitore di Modigliani: Marc Rastrellini, che sempre attraverso il potente mezzo di Facebook scrive un messaggio a sostegno di Carlo Pepi il 24 maggio 2017.

Esposizione Modigliani a Genova.
Nuovo scandalo attorno a Modigliani. Finalmente una serie di articoli coraggiosi è stata pubblicata da ieri al riguardo di questa manifestazione.
Questa esposizione è dubbia, ho dovuto segnalare questa situazione alle autorità italiane non appena ne ho visto il contenuto.
L’istituto conosce queste opere perché sono dei falsi, noi disponiamo dell’insieme della documentazione e della documentazione scientifica per dimostrarlo.
Si tratta di contraffazioni note per almeno un terzo dei dipinti esposti. Non vedevamo una cosa del genere dalla condanna, con arresto, di Christian Parisot per contraffazione. Felicitazioni a Carlo Pepi per il suo intervento. Questa esposizione inganna gravemente il pubblico e nuoce all’immagine ed alla notorietà di Amedeo Modigliani. Siamo estremamente vigili e lo saremo per garantire l’integralità dell’opera ed il piacere del pubblico.
Marc Restellini”. (4)

A questo punto Pepi, sentendosi appoggiato da un altro personaggio illustre, cede un’intervista a La Nazione il 29 maggio in cui dice che vi sono “circa 13 opere dubbie, che neanche un bambino autenticherebbe”. L’esperto si riferisce ad alcuni ritratti (tra cui quello di Chaim Soutine), degli studi di cariatidi, un nudo e tre nature morte attribuite a Moïse Kisling e all’artista italiano. Un pezzo dell’intervista riporta questa affermazione: “lo sanno tutti che Modigliani non ha mai firmato nature morte, genere che detestava alla pari del paesaggio, tanto più a 4 mani! È pura fantascienza! Invito chiunque ad andare a visitare la mostra per rendersi conto di cosa è stato esposto”. (4)
Nessun mezzo termine per i due super esperti, che non si risparmiano di portare avanti la loro causa volendo a tutti i costi a dimostrare che parte dei dipinti esposti sono falsi e anzi falsati in maniera quasi ingenua e beffarda.
Qui parte la biforcazione che vedrà scontrarsi le due fazioni protagoniste: quella dei falsi e quella degli autentici.

Figura 2: visuale dell’entrata della mostra a Genova (fonte: Wikimedia Commons)
Figura 2: visuale dell’entrata della mostra a Genova (fonte: Wikimedia Commons)

L’inizio delle indagini della Procura

Ecco qui che il 31 maggio 2017 la Procura di Genova apre un fascicolo sui presunti falsi di Modigliani esposti nella mostra a Palazzo Ducale. L’inchiesta in mano al procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio e al PM Michele Stagno è a carico di ignoti e il reato ipotizzato è quello di una violazione del codice dei beni culturali e paesaggistici.
Gli organizzatori continuano imperterriti a difendersi, e provano che le opere scelte erano già presenti in cataloghi ragionati, grandi mostre, libri dedicati a Modigliani.
A detta di Massimo Vitta Zellman, “abbiamo organizzato cinque mostre su Modigliani, tra cui quella al Vittoriano, ci siamo affidati ai pareri della comunità museale, il Pompidou in passato e oggi Chiappini. Sospetto che l’anniversario della morte dell’artista porti a un “agitarsi” di presunti esperti che vogliono accreditarsi”. Poi, Vitta Zellman e Chiappini hanno criticato Restellini e Pepi: “la Pinacothèque de Paris di Restellini è uno spazio vuoto, che è stato chiuso 3 anni fa”, mentre “Pepi non ha pubblicato alcuno studio. Restellini dal 1997 annuncia di voler pubblicare un catalogo ragionato, sono passati 20 anni senza giungere a risultati concreti.”
Ma i sospetti ormai si erano insinuati nelle menti di tutti quanti e non si poteva più tornare indietro. Lo scontro è aperto e il sipario si apre a nuove scoperte e l’entrata in scena di diversi personaggi illustri.
Dopo l’apertura del fascicolo di Genova, viene consultata la Direttrice della Galleria d’arte Moderna di Roma, Mariastella Margozzi, funzionaria del MIBACT, che indica nella sua relazione come false tre opere, mentre altre nove ritenute molto dubbie potrebbero esserlo altrettanto. Secondo la relazione di Mariastella Margozzi, sicuramente contraffatte risultano il “Ritratto di Maria”, “Nudo disteso” e “Cariatide rossa”(5).
Non solo Modigliani ma anche le opere attribuite a Kisling e Kisling-Modigliani secondo un altro esperto  di questo artista, Marco Ottavi, erano false. Proprio a detta di Ottavi, queste opere erano già state puntate dall’esperto e “denunciate” a Christian Parisot chiedendo di ritirarle dalla piazza. Palazzo Ducale contrattacca documentando l’attribuzione data dal figlio dell’artista Jean Kisling (4).
Ed è ora che spunta anche un altro nome di un certo peso che aleggia tra i luoghi del collezionismo: Christian Parisot, che fu personale conoscitore della figlia di Modì, la quale gli affidò personalmente di curare tutto l’archivio del padre defunto. Sfortunata fu la sorte di Parisot, sembrerebbe che la legge si sia accanita contro di lui, tra inchieste e assoluzioni, ed ora si ritrova coinvolto in una nuova vicenda relativa all’autenticità dei Modì.
Nel suo passato è stato tra le altre cose il mentore di Rastrellini e primo presidente dell’Archivio Modigliani in Francia (creato dalla figlia dell’artista) e autore dei cataloghi fondamentali ai quali si è rifatta l’organizzazione genovese. Ma non sono solo le vicende personali a legare queste due personalità: i due sembrerebbero in conflitto da anni, anche sul piano legale, dove Parisot aveva vinto pure una causa per diffamazione contro Rastrellini, che dal canto suo, lo accusava di aver esposto tele false di Modigliani a Venezia. Ma questa è un’altra vicenda (4).
Il dubbio si estende sempre di più: da qualche opera fino a dubitare dell’intera collezione, l’effetto domino è quindi cominciato, inarrestabile e crescente in maniera quasi esponenziale. Tant’è che alla fine del mese di giugno dello stesso anno entra in gioco il perito nominato da Paolo D’Ovidio, Isabella Quattrocchi, che va oltre la relazione di Mariastella Margozzi ed estende a tutta la mostra le sue valutazioni.
Ventuno opere vengono quindi sequestrate per permettere di effettuare i rilievi scientifici sia non invasivi che con prelievo del campione per l’analisi dei pigmenti per risalire alla datazione corretta dell’opera.
Le tessere del domino cadono una dopo l’altra e la storia si infittisce, cominciano a spuntare altri grandi nomi come funghi, come quello di Joseph Guttman, mercante d’arte e proprietario della quasi metà dei quadri esposti. Il suo nome è stato legato in passato ad un caso clamoroso di un Picasso rubato e sostituito da una falsificazione nella casa del proprietario; l’opera è poi è riapparsa da Sotheby’s nel 1991 portata dallo stesso mercante d’arte per avere una valutazione. Guttman ha dichiarato all’epoca al New York Times di essere semplicemente andato alla casa d’arte per una valutazione di un quadro che era interessato a comprare e solo lì avrebbe scoperto che l’opera era stata rubata. (7)

Il quadro si complica

Ed è all’inizio del nuovo anno che arriva la mazzata sui denti: la perizia della Professoressa Quattrocchi non solo conferma i falsi precedentemente indicati, ma rincara la dose determinando che tutti i quadri sotto sequestro della Procura erano dei falsi ad eccezione di un disegno. Le parole della Professoressa non hanno mezzi termini, il suo tono di sdegno lo si può sentire mentre la perizia viene letta: “tutte le tele sono grossolanamente falsificate sia nel tratto sia nel pigmento. Le cornici sono provenienti da Paesi dell’est europeo e dagli Stati Uniti, per nulla ricollegabili né come contesto che come periodo storico a Modigliani”. I giudizi sull’operato tra l’altro del presunto “falsario” sono ancora più pesanti, descrivendone le firme “con un tratto infantile o pasticciate”, a sostegno della Grafologa esperta entrata in causa Ilaria Gozzi che considerava “La firma è falsa su almeno undici opere”, le figure assemblate “senza alcuna competenza in materia e le tele invecchiate in maniera maldestra!” Le esperte scientifiche nominate dalla Procura Marie-Pierre Etcheverry e Tiziana Mazzoni scrivono inoltre che in alcuni casi i “pigmenti non sono compatibili con la palette di Modigliani”. Molti fra i dipinti sequestrati erano ricoperti con un pannello di carton plume per “non svelare i trucchi della realizzazione”, volendo farlo passare per un dipinto d’epoca; in altri casi il tratto analizzato è quello di un “dilettante, privo di qualsiasi vena artistica su supporto in tela già preparata, di tipo commerciale, tirata su un telaio di tipo seriale con una traversa e nonostante le chiavi di tensionamento risulta allentata, artificiosamente ingrigita”.
Ma le indagini non bastano per garantire la non autenticità di tutti quanti i dipinti, infatti si decide di interpellare anche i RIS di Parma per ulteriori analisi diagnostiche per l’opera “Nudo Disteso (Ritratto di Celine Howard)”: “Tenuto conto del risultato delle analisi sui micro-prelievi che non rivelano sostanziali elementi anacronistici, si ritiene necessario sottoporre l’opera agli esami del nucleo dei RIS dei Carabinieri”. (17)
A luglio 2018 i Carabinieri del RIS di Parma stendono una relazione all’interno del quale confermano e rafforzano il responso al quadro probatorio: le tele esposte a Palazzo Ducale parrebbero quasi tutte false. Gli unici senza margini di dubbio, riguardano alcuni disegni, gli schizzi rimasti incompiuti e senza colore, che ricalcano alcuni dei quadri più famosi. Per quanto riguarda i dipinti, invece, la prova lapidaria arriva dall’analisi chimica dei pigmenti, che sancisce che le vernici usate dall’artista sembrino avere una datazione più recente di quella dichiarata e di sicuro posteriore alla morte dello stesso Modigliani.
La più grande inchiesta della storia sta per iniziare, ma prima ancora che le carte vengano compilate, di nuovo la Fondazione Palazzo Ducale ricomincia a dare battaglia, continuando a dichiararsi parte fortemente lesa e a farsi i conti in tasca delle perdite e dei danni morali subiti dall’intera vicenda.

Intrigo internazionale

Ma la Magistratura, ciononostante, non si ferma al solo territorio italiano. Sono tre le richieste di rogatorie internazionali per cercare di risalire ai mercanti d’arte che avrebbero messo in circolazione le copie. Si parte dagli Stati Uniti dove risiede uno dei personaggi più importanti della vicenda: il già citato Joseph Guttman, collezionista e mercante d’arte. Poi si passa alla Svizzera, dalla quale proviene uno dei dipinti più celebri sequestrati a Genova: il “Nudo Disteso (Ritratto di Celine Howard)”, prestato da un collezionista privato. Ed infine alla Gran Bretagna, che avrà come obiettivo quello di verificare se alcuni di questi dipinti siano stati ospitati dalle più importanti case d’asta del mondo, ovvero Christie’s e Sotheby’s. Sembrerebbe, dai documenti disponibili, che le opere sequestrate non siano passate per di lì.
La Magistratura non è solo davanti ad un problema di autenticazione, ma si presume sia una vera e propria combutta che risale almeno a vent’anni prima della vicenda attuale. Andare a ritroso è il solo modo per capire quando questi presunti falsi siano entrati in circolazione, dove e perché. Compito assai ostico che potrebbe richiedere una quantità considerevole di tempo prima di arrivare al nodo centrale di tutta la vicenda.
La Procura, vista la complessità della situazione, ha chiesto una proroga di sei mesi delle indagini. Concede inoltre agli indagati la possibilità di eseguire delle controprove a patto che siano indagini non invasive, come ad esempio la radiografia o la riflettografia.
Per i coinvolti, però, questa possibilità deve essere per del tempo accantonata, perché nel frattempo l’assicurazione a tutela delle opere era scaduta, e i quadri posti sotto sequestro e temporanea custodia da parte dell’Arma dei Carabinieri risultavano essere sotto la responsabilità diretta di chi avrebbe eseguito le analisi senza la possibilità di fare dei microprelievi. Cosa che sicuramente ha indispettito i diretti interessati nelle indagini, che sentono, a questo punto, di non aver le stesse possibilità di controprovare la loro innocenza attraverso una diagnostica pari a quella precedentemente effettuata dalla Professoressa Quattrocchi.
Ma per non perdere tempo e soprattutto controprovare con altri canali super-partes i risultati dei rilievi, viene eseguita una nuova perizia e questa volta dai RIS di Roma per poter chiudere le indagini sulla vicenda. Anche il Nucleo romano conferma tutto quello che era emerso dalle perizie dei colleghi di Parma.
Grazie al Corriere della Sera siamo in grado di capire opera per opera quali siano state le ipotesi, le perizie e i risultati giudicati conclusivi dei RIS di Roma, i quali si concentrano prevalentemente sui pigmenti valutando l’appartenenza o meno al periodo e/o alla palette usati dall’artista. Il dipinto di “Ritratto di Hanka Zborowska” risulta essere l’unica certamente autentica tra le opere analizzate, opera tra l’altro di interesse nazionale del Ministero. (15)
A marzo 2019 la Procura ha chiuso le indagini sui falsi Modigliani e sul registro degli indagati sono stati iscritti sei nomi: due senza note generalità, Nicolò Sponzilli, direttore di MondoMostre Skira, Rosa Fasan, dipendente di MondoMostre Skira, Piero Ottorino Martino Pedrazzini, collezionista e proprietario di una delle tele “Ritratto di Chaime Soutine”, e infine Guttman. Dalle indagini sarebbe emerso anche un documento con falso logo del Comune di Genova «apparentemente diretto alla Direzione generale Belle arti del ministero della Cultura e apparentemente a firma del direttore del settore Turismo» di Palazzo Tursi.
Tutto ruota attorno alle opere d’arte sotto accusa, venti (una è stata dissequestrata e riconsegnata). Secondo gli inquirenti – come scrive il Corriere – “esiste un sistema di diffusione di opere false nel mercato. Lo strumento, la partecipazione a mostre e l’inserimento del ‘falso’ a una determinata collezione, in modo da essere accreditata agli occhi della comunità scientifica. Quante più mostre e quanto più prestigiose saranno, tanto più l’opera sarà autentica e preziosa. Con un chiaro e indebito vantaggio del proprietario, conclude il reparto di Tutela del Patrimonio culturale del Comando dei carabinieri che ha firmato il documento finale, pilastro dell’inchiesta genovese. Un esempio? ‘Dal 1995 a oggi Guttmann è riuscito a far crescere il valore del Nudo di Celine Howard da 250 mila dollari a 42 milioni di euro”.
Le attività d’indagine, oltre alle tradizionali tecniche investigative (intercettazioni telefoniche, pedinamenti, perquisizioni, acquisizione ed analisi di copiosa documentazione amministrativa e bancaria), sono state implementate dal supporto tecnico scientifico fornito dal Raggruppamento Investigazioni Scientifiche Carabinieri di Roma che ha svolto esami finalizzati alla caratterizzazione dei materiali impiegati per la realizzazione delle opere mediante tecniche non invasive (spettroscopia Raman) e micro-invasive (micro-Raman, micro-FT IR e SEM-EDX). Stante la provenienza delle opere sottoposte ad indagine, in larga parte possedute da cittadini stranieri, gli investigatori hanno espletato diverse Commissioni Rogatorie Internazionali, con il supporto delle competenti Forze di Polizia, negli Stati Uniti d’America, Svizzera, Francia, Israele e Olanda. (8).
L’intento della Magistratura di scoprire un sistema complesso e studiato viene praticamente raggiunto mettendo insieme le carte di Genova con i sequestri e le indagini da parte della statunitense FBI, a marzo 2019. Secondo la Procura di Genova e i carabinieri del Comando Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale di Roma, vi è un gruppo attivo fra New York, Lugano e l’Italia che diffonde copie di Modigliani per farne lievitare il valore. Inoltre MondoMostre Skira è accusato d’aver truccato a sua volta le carte, ricattato da Guttman e Chiappini, i quali minacciavano di far saltare l’esposizione genovese se non fosse stata garantita l’immunità dai sequestri su numerose tavole di provenienza sospetta. La sintesi dell’Arma recita: “Spargevano profumo di verità su falsi clamorosi”.
Tutto questo partì dalle dichiarazioni di Rastrellini che dichiarò sospetti la convivenza di questi personaggi all’interno della mostra: “Guttman inizialmente si serviva di Parisot per far inserire opere false nei cataloghi che questi produceva. Quando Parisot è stato arrestato per i falsi di Modigliani (nel 2012) che lui stesso produceva, ha perso di credibilità e pertanto è stato allontanato da Guttman, che lo ha rimpiazzato con Rudy Chiappini che già ai tempi collaborava con entrambi.” (4).
Durante la perquisizione dell’FBI nella casa del mercante d’arte a New York è stata trovata una versione in inglese di un documento del Comune di Genova in cui si garantisce l’immediata ri-esportazione dei dipinti prestati che MondoMostre spaccia a Guttman per come garanzia italiana che i suoi quadri non avranno intoppi e produce una falsa rassicurazione.

Il contrattacco

E le difese? Non stanno certo a guardare: “sul ritratto di Hanka Zborowska, certificato dallo Stato, la signora Giuseppina Antognini, che ha ereditato l’opera dal marito Francesco Pasquinelli, ha messo in campo l’avvocato Luca Troyer e i professori Paolo Baldacci e Mattia Piatti che si sono appoggiati ai ricercatori specializzati del CNR di Firenze e Perugia”, precisa l’articolo. “E sempre un professore, Valerio Terraroli, docente di storia della critica dell’arte all’università di Pavia, ha lavorato sulla vicenda per conto di Vitta Zelman di MondoMostre Skira, difeso dagli avvocati Gregorio Gitti e Fabrizio Sardella. ‘La selezione delle opere da esporre è stata effettuata su documentazioni pubblicate, note e pienamente attendibili, tali da fornire al curatore la ragionevole certezza della loro autenticità – ha concluso Terraroli – A conferma del rigore metodologico è stata fatta la scelta di non esporre ulteriori 23 opere reperite nel corso della ricerca per la mostra, proprio a causa di carenza di sufficienti requisiti documentari”. (10)
In un’intervista rilasciata per iscritto gli avvocati difensori di Guttman affermano di aver dimostrato la buona fede “dato l’apparato storiografico che caratterizza tutti i dipinti in discussione”. Hanno dimostrato inoltre la mancanza di combutta tra le parti indagate indicando “semplicemente normali relazioni tra curatori, organizzatori e collezionisti”.
Alla domanda “cos’è emerso dalle indagini svolte dai vostri consulenti?” gli avvocati hanno risposto “Ci preme ricordare che esse - data la loro sotto posizione a vincolo cautelare - sono state svolte in un particolare contesto: i quadri sono stati esaminati uno ad uno sotto la sorveglianza della Polizia giudiziaria, presso il Centro romano del Nucleo Tutela Patrimonio dei CC e non ci è stato neppure permesso di prelevare campioni del materiale pittorico. In ogni caso, le accurate indagini storico/artistiche e scientifiche dei nostri consulenti sono state innanzitutto svolte sulle opere di Modigliani e tutti gli elementi emersi - anche facendo uso dei raggi X, che nessuno dei consulenti del PM ha utilizzato, neppure i RIS - sono risultati compatibili con le tecniche di Modigliani e l’epoca in cui egli visse nonché con le sue frequentazioni. Ad esempio, sotto uno dei dipinti contestati -la «Cariatide Rossa» / «Gli Sposi» - è emerso il ritratto della moglie del maestro di pittura di Modigliani, Guglielmo Micheli. Inoltre, per un altro disegno di Modigliani, si è dimostrato che esso fa parte di una serie di disegni preparatori per un noto ed incontestato dipinto del maestro. Infine, si è dimostrato che il bianco di titanio, che i consulenti del Pm indicano come prova di falsità, fosse in realtà già utilizzato quando Modigliani era in vita (ad esempio, è stato trovato in un dipinto di Picasso del 1909). Quanto poi al dipinto più importante, la «Celine», è stato spiegato che l’apparente mancanza di volumi è solo dovuta ad uno schiacciamento dei pigmenti in fase di rintelo, ben evidente dalle analisi scientifiche.”
Anche Guttman esce allo scoperto in un’intervista scritta rilasciata per Repubblica il 5 ottobre 2019.  Egli afferma di essere “molto negativamente colpito dalle metodologie utilizzate, dalle argomentazioni e dalle contraddizioni delle numerose relazioni depositate dai - curiosamente numerosi - esperti nominati dai PM. Questo non è il livello di competenza che ci si aspetterebbe quando si ha a che fare con un artista di fama mondiale come Modigliani. Secondo l’illustre team di esperti a cui ci siamo rivolti noi, tutti i dipinti e disegni di Modigliani sono perfettamente autentici”. Quando gli viene chiesto se lui fosse la mente dietro tutta questa storia, lui risponde: “Questa assurda affermazione si basa sulle dichiarazioni del signor Restellini, una totale e falsa invenzione, avendo peraltro egli stesso ammesso ai Carabinieri di non avere alcuna prova al riguardo. Ciò risulta dal verbale del suo interrogatorio”. Si difende dal suo rapporto con Parisot considerandolo “un importante storico e studioso, che ha contribuito alla nostra conoscenza su Modigliani. Ma la battaglia si è inasprita quando Restellini ha deciso di entrare in campo, cercando con tutti i mezzi di distruggere la reputazione di chiunque si sia trovato sulla sua strada. Non mi ritengo un esperto di Modigliani, ma a quanto pare lui mi vede come una minaccia, avendo di fatto condotto una campagna contro di me”. Guttman punta il dito anche contro l’Italia dichiarandosi impaurito dai prestiti al nostro Paese, giustificando la sua iper-scrupolosità nel voler mettere nero su bianco l’immunità e la garanzia di rientro: “Modigliani è un artista nato e molto amato in Italia, io e i miei amici collezionisti eravamo preoccupati di possibili tentativi dello Stato italiano di trattenere le opere in territorio nazionale sulla base delle leggi sulla tutela del patrimonio culturale. Inoltre, poiché l’Italia - diversamente dalla maggior parte degli altri paesi sviluppati - non ha una legge sull’immunità dal sequestro di opere prestate dall’estero, l’unico modo per essere rassicurati è stato quello di ottenere una cosiddetta “comfort letter” che garantiva la loro restituzione alla fine dell’esposizione”.
Conclude l’intervista dichiarando di non conoscere Carlo Pepi: “No, non conosco Carlo Pepi, non l’ho mai incontrato, non ho mai letto o visto alcun contributo o pubblicazione fatta da lui su Modigliani (stessa considerazione fatta al tempo da Chiappini). Di sicuro, non lo considero un esperto di Modigliani o un conoscitore del Maestro. Quello che da ultimo ho scoperto sul suo conto è che è stato sottoposto ad un processo penale per aver cercato di autenticare alcune presunte opere di Modigliani, in particolare delle teste scultoree, processo in cui fu poi assolto anche per l’impossibilità di stabilire con certezza se le opere in questione fossero vere o false”. Ma noi sappiamo com’è andata in realtà, come scritto all’inizio.
Oltre al danno, la beffa per il Ministero della Giustizia che è stato condannato a pagare alla Fondazione Palazzo Ducale 25 mila euro come rimborso del premio di assicurazione di quelle opere, cifra che la Fondazione ha dovuto sborsare per la custodia all’interno della struttura andata oltre la data di chiusura prima di essere trasferite nel caveau del Comando Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale a Roma. Il Ministero dovrà quindi pagare le spese sostenute per la conservazione, 550 euro di indennità di custodia, 1093 per esborsi e 1619 per compensi (9).
Insomma una storia infinita che vede anche il Critico Vittorio Sgarbi schierarsi dalla parte degli indagati, dichiarando le sue rimostranze sull’attendibilità dei periti chiamati dal tribunale in un articolo de il Giornale: “Siamo nei giorni in cui si manifestano i gravissimi scandali sulla magistratura, ai massimi vertici. Anche l’inchiesta di Genova rischia di sprofondare nel ridicolo, con falsi periti piuttosto che falsi dipinti. Dopo uno scandalo sconvolgente, che ha coinvolto persone oneste e capaci, come sperare di conoscere la verità se i magistrati si affidano ad assoluti incompetenti? E se per curare una malattia del cuore si ricorre a un callista.” (11)
All’attacco parte nuovamente Guttman che, a quanto sembra, chiama in appello un giudice federale di Houston in Texas insieme alla cavalleria formata da big di alcuni dei musei più importanti al mondo: Nicolas Andrei Serota, già direttore di Tate Gallery, Glan D. Lowry, direttore del MoMA, Michael Govan, direttore del Los Angeles County Museum of Art e Giovanni Papi, i quali hanno unanimemente ritenuto autentici ed autografi tutti i dipinti esposti nella mostra di Palazzo Ducale. (12).
Secondo loro, a far sembrare poco veritiere le perizie della Quattrocchi sono proprio le parole che puntano su soggetti marginali quali le cornici provenienti dall’est (della serie “... e quindi?”) e la presunzione di affermare che la mostra sia stata organizzata così sin dal principio ovvero con delle luci soffuse e delle illuminazioni poco evidenzianti, oltrepassando il confine lavorativo dal quale, forse, la Professoressa Quattrocchi non sarebbe dovuta uscire.
Il processo è iniziato quindi nel 2019 e l’anniversario dei cento anni della morte del Maestro (2020) è dedicato a dare risposte a questa matassa ancora estremamente ingarbugliata.

La patata bollente degli Archivi di Modì

Ma le sorprese non finiscono qui! Poco più di un mese fa un’altra vicenda che segue un filone parallelo ha avuto esito: il sequestro degli archivi di Modigliani in Svizzera da parte della Procura di Bellinzona. L’ennesimo colpo di scena, passato leggermente in sordina nella cornice storica che stiamo vivendo attualmente a causa dell’emergenza COVID. Gli archivi Modigliani sono stati costruiti dalla figlia dell’artista Jeanne e comprende oltre seimila documenti tra schizzi, bozzetti, lettere, foto ed expertise. Un’arma potente per chi la possiede. Ma la domanda giusta da fare è, chi è davvero il possessore di questo tesoro? Per spiegare l’intricato caso di quest’altra faccenda compaiono altre tre personalità: Margherita Corrado, Senatrice del M5S che ha portato in Parlamento due interrogazioni al Ministro Dario Franceschini, la giornalista Danila Mondini e il criminologo Claudio Loiodice. Mondini e Iodice hanno anche scritto un libro, “L’Affare Modigliani” nel quale vengono descritti in parte i vari passaggi di “proprietà” dell’Archivio Legale dell’artista (14).
Sulla base della loro ricostruzione, nel 1982 Jeanne Modigliani avrebbe trasferito i diritti sugli Archivi Legali all’archivista Christian Parisot, come sopra citato, che secondo gli autori è stata fatto per mezzo di un documento “fabbricato in casa, approssimativo, privo di citazioni legali e di qualsivoglia timbro notarile, e soprattutto senza l’indicazione del foro competente per eventuali dispute”. Nel 2015, Parisot avrebbe poi ceduto la proprietà degli Archivi alla mercante d’arte Maria Stellina Marescalchi con una transazione secondo gli autori illegale, ovvero senza fattura per i beni custoditi in Italia o per i guadagni percepiti. Ma oltre alla Marescalchi, Parisot avrebbe concordato il passaggio degli Archivi tramite un “accordo poi disatteso” cioè senza rispettare un patto da lui stesso sottoscritto che prevedeva il passaggio di proprietà degli Archivi all’Istituto. Infatti parte degli Archivi nel 2006 era stata trasferita da Parigi a Roma sede dell’Istituto Modigliani fondato l’anno prima, con tanto di cerimonia istituzionale. Dopo l’interrogazione parlamentale della Corrado, la Direzione generale Archivi (DGA) del MIBACT trasmetteva alla stessa Corrado diversi atti, tra cui una fotocopia della lettera dell’8 maggio 2008 con la quale l’Istituto Modigliani informò la ex Soprintendenza archivistica del Lazio dell’avvenuta cessione a favore di quest’ultima, da parte di Laure Modigliani (figlia di Jeanne, venuta a mancare nel 1984, e quindi erede degli Archivi), e di Cristian Parisot, di circa 6.000 reperti, fra documenti e oggetti, appartenuti o correlati a Modigliani. Pertanto, secondo Corrado, dall’8 maggio 2008 gli Archivi Legali Modigliani sarebbero divenuti una proprietà dello Stato italiano: tuttavia, sottolinea Corrado, “non c’è traccia, negli atti trasmessi, né della semplice convenzione di donazione necessaria in caso di cessione di beni mobili di modico valore (ex art. 783 del Codice Civile) né dell’atto pubblico (con relativo elenco dei pezzi e indicazione del valore) richiesto, invece, nel caso di donazione di beni mobili pregiati, e neppure del verbale di accettazione e presa in consegna da parte del Ministero, indispensabile in entrambi i casi”.(16) Giallo nel giallo sulla proprietà dell’eredità storica, quindi anche della vita privata dell’artista. Tuttavia la Corrado rileva anche una contraddizione in una risposta inviata il 3 giugno 2019 dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio a una richiesta di informazioni di Dania Mondini: “l’Archivio Modigliani”, si legge in questo documento, “non fu donato allo Stato italiano, contrariamente alle intenzioni manifestate in occasione della cerimonia in Sant’Ivo alla Sapienza del 14 novembre 2006, sia dall’erede Laure Modigliani, sia dall’allora direttore generale archivi Maurizio Fallace”, aggiungendo che “il bene non è dello Stato italiano e non è un bene pubblico. Non è neanche un bene culturale privato, dunque i proprietari non hanno alcun dovere nei confronti dello Stato”. L’ultimo passaggio è la denuncia presentata alla Procura della Repubblica di Asti da parte di Mondini e Loiodice: nella denuncia, i due “rappresentano i fatti contenuti nel libro circa l’esportazione (probabilmente illegale) degli Archivi Modigliani dall’Italia all’estero, seguendone le tracce e ricostruendone il percorso dal nostro Paese a Chiasso, da Chiasso a Milano, da Milano a New York e poi ancora dagli USA a Ginevra”, città quest’ultima dove si troverebbe il materiale. (16)
Dopo l’ultimo sequestro degli Archivi si è aperta un’ulteriore strada incognita da percorrere. L’unica speranza è che vengano mantenuti nella migliore condizione possibili e monitorati nei parametri ambientali ottimali, a fine di conservazione preventiva per non distruggerli.
Ma non solo, sempre nel 2019 è venuto fuori un vero e proprio laboratorio che produceva falsi da mettere sul mercato a Modena (13). Della serie, se la teoria del Multiverso deve essere ancora confermata, il mercato dell’arte è già un esempio purtroppo di come i mondi paralleli possano coesistere e vivere contemporaneamente realtà differenti. I fisici teorici potrebbero prendere ispirazione!

Considerazioni finali

Per concludere, un botta e risposta avviato su una piattaforma social con l’intento di comunicare ad una platea diffusa ha portato ad uno dei più grandi scandali artistici della storia moderna. Non sono stati scelti giornali di categoria, conferenza stampa, trafiletti o interviste ufficiali. Il potere in mano ai grandi veicolato attraverso un mezzo di uso comune per arrivare a tutti, anche ai non addetti ai lavori. Facebook, dove predomina il nostro cervello rettiliano, rappresenta la marmaglia più svariata e differenziata dell’umanità, dove governa la pancia, l’istinto e soprattutto è contemplata la rabbia. Ed è stato questo forse lo scopo, un impeto di rabbia, uno scoppio. Una bomba che era pronta ad esplodere è stata accesa in un teatro comune per far raggiungere il messaggio anche alla massa inconsapevole. Riabilitare i nomi implicati in questa lunga inchiesta non sarà semplice e la vicenda non andrà nel dimenticatoio negli annali a venire.
Alla domanda “le opere sono vere o false?” ad oggi non c’è risposta! Anzi, stiamo proprio assistendo ad una vera e propria caccia alle streghe che comporterà conseguenze pesantissime sia se si riscontrerà l’autenticità delle opere, sia se risulteranno false. Perché, se risulteranno false, i più grandi nomi del collezionismo e delle esposizioni cadranno in un baratro diffamatorio dal quale sarà assai improbabile redimersi. Dall’altra parte, se dovessero risultare vere, sarà l’intero sistema italiano di Giustizia e Magistratura a fare una figura colossale di ingenuità, superficialità e poca attenzione nella scelta delle persone  incaricate a garantire i risultati incontrovertibili del caso.
Si spera nella buona fede delle persone, ma solo la fine delle indagini (semmai ci sarà) potrà far venire fuori la verità, sperando sia quella vera e non quella più comoda.

Dott.ssa Sonia Spiniello
Art Care Expert

Bibliografia

1. Modigliani A. AUTHENTICATION IN ART Art News Service.
2. L’occhio implacabile di Carlo Pepi, il collezionista che smaschera i falsi Modigliani [Internet]. l’Espresso. 2019 [citato 29 luglio 2020]. Available at: http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2019/05/27/news/carlo-pepi-falsi-modigliani-1.335078
3. [citato 29 luglio 2020]. Available at: https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2018/5/129397.html,
4. Modigliani: lo scandalo di Genova [Internet]. [citato 29 luglio 2020]. Available at: http://www.modigliani1909.com/lo_scandalo_di_Genova.html
5. Falsi Modigliani, a Genova almeno tre dipinti contraffatti [Internet]. Il Sole 24 ORE. [citato 31 luglio 2020]. Available at: https://www.ilsole24ore.com/art/falsi-modigliani-genova-almeno-tre-dipinti-contraffatti-AEErBNQC
6. Maggiorelli S. Le mani dei falsari su Modì [Internet]. Left. [citato 31 luglio 2020]. Available at: https://left.it/2019/11/10/le-mani-dei-falsari-su-modi/
7. Steinberg J. Picasso Replaced by Forgery In 80’s Appears at Sotheby’s. The New York Times [Internet]. 31 maggio 1991 [citato 31 luglio 2020]; Available at: https://www.nytimes.com/1991/05/31/nyregion/picasso-replaced-by-forgery-in-80-s-appears-at-sotheby-s.html
8. Informatica C. Falsi Modigliani, Carabinieri: conclusa la fase preliminare dell’inchiesta [Internet]. AgCult. [citato 1 agosto 2020]. Available at: https://agcult.it/a/6789/2019-03-13/falsi-modigliani-carabinieri-conclusa-la-fase-preliminare-dell-inchiesta?fbclid=IwAR3cLqH8Q73tIquHzHdBC97b6dHhhjJAwe1gACtmUcka--sn9wVuE_YcyjQ
9. Falsi Modigliani, il ministero della Giustizia condannato a risarcire palazzo Ducale - Genova 24 [Internet]. Genova24.it. 2019 [citato 1 agosto 2020]. Available at: https://www.genova24.it/2019/11/falsi-modigliani-il-ministero-della-giustizia-condannato-a-risarcire-palazzo-ducale-227003/.
10. Modigliani falsi? Parte il processo dopo i sequestri del 2017 a Genova [Internet]. ArtsLife. 2019 [citato 1 agosto 2020]. Available at: https://artslife.com/2019/06/20/modigliani-falsi-processo-sequestri-2017-genova/
11. Sgarbi V. Nel «caso» Modigliani i veri falsi sono i periti [Internet]. ilGiornale.it. 2019 [citato 1 agosto 2020]. Available at: https://www.ilgiornale.it/news/nel-caso-modigliani-i-veri-falsi-sono-i-periti-1715305.html
12. I MODIGLIANI FALSI, ANZI NO, SONO AUTENTICI. Per certo di autentico c’ [Internet]. madeartis. [citato 1 agosto 2020]. Available at: https://www.madeartiscomunicatio.com/single-post/FALSI-MODIGLIANI-NO-SONO-AUTENTICI-COME-LA-BRUTTA-FIGURA.
13. Falsi Modigliani messi sul mercato per milioni di euro. A Modena il laboratorio dei falsi [Internet]. Gazzetta di Modena. 2019 [citato 7 agosto 2020]. Available at: https://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2019/11/04/news/falsi-modigliani-venduti-per-milioni-di-euro-i-falsari-erano-anche-a-modena-1.37832131
14. Sequestrato in Svizzera l’archivio Modigliani con tutti i segreti dell’artista più copiato [Internet]. Il Secolo XIX. 2020 [citato 7 agosto 2020]. Available at: https://www.ilsecoloxix.it/genova/2020/07/03/news/sequestrato-in-svizzera-l-archivio-modigliani-con-tutti-i-segreti-dell-artista-piu-copiato-1.39038914
15. Giallo Modigliani, tutte le opere contestate e i giudizi degli esperti [Internet]. Corriere della Sera. 2019 [citato 8 agosto 2020]. Available at: https://www.corriere.it/foto-gallery/cronache/19_giugno_19/giallo-modigliani-tutte-opere-contestate-giudizi-esperti-2417f99c-92d8-11e9-8993-6f11b6da1695.shtml
16. C’è un patrimonio di 6.000 documenti su Modigliani, ma non si sa di chi sono: forse dello Stato [Internet]. [citato 8 agosto 2020]. Available at: https://www.finestresullarte.info/attualita/archivi-legali-modigliani-patrimonio-seimila-oggetti-chiarezza-proprieta
17. https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/01/13/la-perizia-che-inchioda-i-falsi-modigliani-lesperta-chiede-di-parmaGenova05.html