da Leadership Medica n. 2 del 2003
Nella galleria dei personaggi da incontrare, non poteva mancare il grande Niccolò Paganini.
Grande violinista e compositore, ha saputo rivoluzionare le tecniche strumentali, andando oltre ai limiti tradizionali della musica. Un personaggio davvero unico nella panoramica musicale, poiché ha saputo fondere perfettamente una singolare natura virtuosistica con una visione personale della vita. Per meglio capire la filosofia paganiniana ho potuto incontrare il concertista in una delle sue sporadiche visite a Genova. Mi avvicino con circospezione, dato che non si può mai sapere il suo stato d’animo.
-A.B.: Mi scusi, maestro, posso rivolgerle alcune domande?
-Paganini: Faccia pure, però intanto camminiamo perché ho un appuntamento molto importante.
-A.B.: Bene! È contento del suo ruolo di musicista?
-P.: Certamente! Però vorrei fare di più. Non mi accontento facilmente del livello raggiunto; penso che spostare sempre più in là il traguardo sia un fatto positivo per raggiungere risultati sempre più importanti.
-A.B.: A proposito di importanza: lei ritiene di essere un divo?
-P.: No! Non voglio essere calcolato come un fenomeno da baraccone. Sono semplicemente un artista che ha riscosso e continua riscuotere molto successo. Divo è una parola troppo superficiale che non definisce perfettamente il mio ruolo all’interno della musica. Alcune volte ho avuto la sensazione che dei giornalisti volessero darmi questa etichetta, ma personalmente non la condivido!
-A.B.: Nella sua lunga carriera si è avvalso della collaborazione di vari compositori. Mi può dire tra questi qual è stato il suo preferito?
-P.: Sicuramente Hector Berlióz, poiché mi ha sempre dato la sensazione di un musicista preparato. Mi ricordo di averlo incontrato per la prima volta a Parigi il 9 dicembre del 1832 in occasione dell’esecuzione di un suo lavoro dal titolo: “Lélio”- Una composizione veramente sbalorditiva, di un’eccezionale musicalità unita ad una orchestrazione molto efficace e personale. A tal proposito ho voluto avvicinarmi a Berlióz per fargli le mie congratulazioni e mi ricordo di avergli detto testualmente: “Monsieur, vous commencez par où les autres ont fini”- Mi scusi la pronuncia, ma non ho mai imparato perfettamente la cadenza giusta, per dirla in modo musicale. Peccato però che questo giovane musicista non abbia saputo scrivermi un brano per viola di mio gusto, ma sa, sono sempre stato molto difficile!
-A.B.: Di lei si dicono moltissime cose, per esempio che ha fatto un patto con il diavolo, quanto c’è di vero?
-P.: Mio caro signore, il mondo è sempre andato avanti con le leggende e i pettegolezzi. Personalmente sorvolo su queste puerilità perché sono soltanto amante del mio strumento e non dei romanzi. Pensi quello che vuole!
-A.B.: Ancora una volta mi tocca farle una domanda che può sembrarle un pettegolezzo, me la consente?
-P.: Faccia pure!
-A.B.: Lei ha avuto molte avventure amorose sia ufficiali che … "ufficiose". I libri parlano, in particolare, di una donna che divenne quasi sua moglie e cioè Antonia Bianchi. Cosa aveva questa donna per convincerla a sposarla?
-P.: Non amo molto parlare delle mia vita intima, tranne che a Fermi, il mio più caro amico. Ma per questa volta farò un’eccezione. Ho avuto moltissime donne e sono stato amato principalmente per il mio carattere e per la mia arte. Però, in particolare ho voluto bene alla Bianchi perché aveva saputo capire la mie esigenze sia come uomo e come artista. Sfortunatamente problemi di altro tipo hanno incrinato il nostro rapporto, terminato con una separazione. Comunque si ricordi che non mi sono mai sposato!
-A.B.: Un’ultima domanda?
-P.: No! Sono ormai arrivato e non posso fare aspettare il mio amico Fermi. Sa, lo vedo raramente! Buongiorno Signore!
Lascio Paganini davanti ad un portone bronzeo di una casa signorile ed allontanandomi penso al patto con il diavolo di cui si parla tanto. E se fosse vero? Grande Paganini!