da Leadership Medica n. 9 del 2003
Abstract
Osservazioni di tipo aneddotico suggeriscono che gli atleti che assumono steroidi anabolizzanti siano in grado sia di sottoporsi più frequentemente a carichi di lavoro d’elevata intensità, sia di aumentare le performance. Il nandrolone, in modo particolare, può incrementare nei calciatori la loro propensione al “fight and flight”, molto efficace ai fini agonistici.
Tuttavia, questa situazione può risultare non controllabile ed ingenerare nell’atleta irritabilità, violenza, frequenti ed immotivati sbalzi d’umore, comportamento irrazionale, aggressività, ecc. (steroid rage).
Negli anni passati le modalità di screening per evidenziare l’abuso e/o il maluso del nandrolone negli atleti sono state oggetto di discussione e di controversie, mentre attualmente la metodica gas-cromatografia/ spettroscopia di massa (GC-MS) è considerata la più affidabile per la determinazione quantitativa sia del nandrolone nel sangue, sia dei suoi due maggiori metaboliti, il 19-nor-androsterone e il 19-nor-etiocolanolone, nelle urine.
La presenza nelle urine del 19-nor-androsterone ad una concentrazione superiore a 2 ng/ml per i maschi (5 ng/ml per le femmine) è considerata la prova dell’assunzione del nandrolone da parte degli atleti per migliorare le loro prestazioni psicofisiche.
Pertanto è necessario chiarire se sia possibile una correlazione tra elevati livelli dei metaboliti del nandrolone nelle urine e la produzione endogena di 19-nor-androsterone da parte dell’organismo degli atleti, o l’ingestione di cibo contenente nandrolone, o il consumo di integratori incorporanti nandrolone, pro-ormoni, etc., o l’assunzione di nandrolone come medicinale, ecc.
I mass-media hanno evidenziato come recentemente nelle urine di molti calciatori siano state riscontrate delle elevate concentrazioni dei metaboliti del nandrolone, confermando che l’inclusione dei farmaci nelle liste del CIO delle sostanze proibite non è idonea ad impedirne l’abuso ed il maluso nello sport se le autorità competenti sono restie, o chiudono un occhio su ciò che succede nel campo del doping, o prendono provvedimenti “leggeri” nei confronti dei soggetti dopati, etc.
Sommario
- Introduzione
- Caratteristiche farmacologiche degli steroidi anabolizzanti, incluso il nandrolone
- Reazioni avverse agli steroidi anabolizzanti, incluso il nandrolone
- Metodologie analitiche per rivelare la presenza di nandrolone negli atleti
- Formazione del metabolita marker del nandrolone: il 19-nor-androsterone
- Produzione endogena di nandrolone o 19-nor-androsterone da parte degli atleti
- Consumo di cibo contenente nandrolone
- Consumo di integratori che contengono nandrolone o pro-ormoni
- Utilizzo di prodotti omeopatici contenenti steroli e steroidi
- Uso del nandrolone come farmaco
- Conclusioni
Introduzione
I mass-media hanno evidenziato il recente riscontro dei metaboliti del nandrolone nelle urine di molti calciatori durante i test di controllo antidoping effettuati presso il laboratorio del CONI di Roma, accreditato dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO).
Non ci sono evidenze scientifiche dirette che l’uso di steroidi anabolizzanti, incluso il nandrolone, sia in grado di determinare negli atleti un aumento della velocità, della forza e della resistenza. In base ad osservazioni aneddotiche si è radicata, tuttavia, la convinzione che l’assunzione di steroidi anabolizzanti consenta agli atleti sia di sottoporsi più frequentemente a carichi di lavoro d’elevata intensità, sia di aumentare le performance.
Il nandrolone, in modo particolare, può incrementare nei calciatori la loro propensione al “fight and flight”, molto efficace ai fini agonistici. Tuttavia, questa situazione può risultare non controllabile ed ingenerare nell’atleta irritabilità, violenza, frequenti ed immotivati sbalzi d’umore, comportamento irrazionale, aggressività, ecc. (steroid rage).
Lo “stacking” (utilizzo contemporaneo di molti steroidi anabolizzanti) e il “pyramiding” (aumento della dose ad ogni ciclo di somministrazione) hanno lo scopo di incrementare la performance e diminuire le reazioni avverse sia negli atleti praticanti discipline di forza e di potenza, sia nei culturisti. L’assunzione di steroidi anabolizzanti per incrementare la potenza e la massa muscolare sembrerebbe efficace a condizione che l’atleta si alleni in palestra con i pesi e segua una dieta ad elevato contenuto proteico e calorico (Benzi, 1993).
Caratteristiche farmacologiche degli steroidi anabolizzanti, incluso il nandrolone
Il testosterone è il capostipite e rappresenta l’androgeno più potente della classe di ormoni cui appartiene il nor-testosterone, meglio noto nel mondo sportivo come “Nandrolone” (trade name), caratterizzato da significativi effetti anabolici (muscle building). A livello dei muscoli scheletrici, gli steroidi anabolizzanti oltre a stimolarne la crescita ponderale ne aumentano il contenuto di glicogeno.
La somministrazione continuativa di steroidi anabolizzanti, tuttavia, non determina un aumento progressivo dei depositi di glicogeno, ma ne può indurre una graduale diminuzione.
Gli androgeni agiscono sulla matrice osteoide, stimolano la funzione osteoblastica e promuovono la crescita lineare dello scheletro mediante la loro interferenza a livello epifisario.
Durante la pubertà, tuttavia, gli androgeni possono accelerare la chiusura epifisaria, a discapito dell’accrescimento della statura dei giovani atleti. Gli effetti stimolanti degli steroidi anabolizzanti sulla sintesi proteica hanno attivato la ricerca e lo sviluppo di molti composti sintetici (nandrolone, mesterolone, ossandrolone, ossimetolone, stanozololo, stebolone, etc.), nella speranza di riuscire a separare l’effetto anabolico dall’attività androgenica.
Sebbene qualche dissociazione sia stata realizzata, tutti i composti sintetici – incluso il nandrolone – possiedono sempre un’attività androgenica su testicoli, prostata, pene, liquido seminale etc. (Benzi e Bellotti, 1990). Il grado di assorbimento degli androgeni è correlato alla via di somministrazione.
Il testosterone è quasi completamente inattivato se ingerito per os a causa del passaggio primario attraverso il fegato e solamente alcune modifiche chimiche hanno permesso una protezione nei confronti della metabolizzazione epatica.
Più appropriate sembrano essere le preparazioni sublinguali, anche se la maggior parte dell’ormone è inghiottito con la saliva, dato il lungo periodo di tempo necessario per il contatto con la mucosa boccale. L’efficacia della somministrazione parenterale (sottocutanea, intramuscolare, etc.) di soluzioni di steroidi in sospensione oleosa od acquosa è correlata al ritardo nel tempo di assorbimento nel sito dell’iniezione.
Il nandrolone fenpropionato (Durabolin) è una preparazione per uso parenterale in soluzione oleosa la cui attività è prolungata a causa dell’esterificazione con il propionato.
Iniezioni di nandrolone fenpropionato a cadenza settimanale consentono di mantenere una buona attività anabolica. Inoltre, un altro estere del nandrolone, il nandrolone decanoato (Deca-Durabolin) induce degli effetti anabolici più duraturi anche se somministrato una volta ogni 3 o 4 settimane.
Reazioni avverse da steroidi anabolizzanti, incluso il nandrolone
Gli androgeni favoriscono sia la ritenzione di sodio e di potassio, sia l’edema dei tessuti. Inoltre, la somministrazione di composti di sintesi, compreso il nandrolone, induce nel maschio: atrofia testicolare oppure inibizione della crescita e della funzione testicolare (ipospermia, ipozoospermia, azoospermia), ginecomastia, ipertrofia prostatica ed incremento della secrezione ghiandolare della prostata.
L’uso discontinuo ed intermittente degli steroidi anabolizzanti da parte degli atleti consente probabilmente la reversibilità di alcuni effetti collaterali.
A livello cutaneo, un tipico effetto collaterale degli anabolizzanti è rappresentato dallo sviluppo dell’acne, dovuto all’aumento sia della secrezione delle ghiandole sebacee, sia dell’untuosità della cute, sia dei materiali che bloccano i dotti delle ghiandole sebacee e sudoripare.
A livello epatico, gli steroidi anabolizzanti agiscono soprattutto determinando l’accumulo di bile nel sistema dei dotti collettori con conseguente ittero, aumento della bilirubina serica, delle transaminasi e della fosfatasi alcalina. Un problema ancora molto dibattuto riguarda la possibile induzione della comparsa di tumori epatici. Gli steroidi anabolizzanti possono provocare la comparsa della peliosi epatica, caratterizzata dalla presenza di cisti ematiche disseminate nel parenchima epatico.
Si sospetta che la peliosi epatica possa evolvere in tumori benigni o maligni. Nelle femmine, gli steroidi anabolizzanti inducono anche altre reazioni avverse quali: alopecia, irsutismo, abbassamento del tono della voce, ipertrofia clitoridea, amenorrea, atrofia della mucosa uterina, diminuzione del volume delle mammelle, incremento o (meno frequentemente) diminuzione della libido, aumento dell’appetito, etc. (Benzi, 1993).
Metodologie analitiche per rivelare la presenza di nandrolone negli atleti
Nel passato, le modalità di screening per evidenziare l’abuso e/o il maluso del nandrolone negli atleti sono state oggetto di discussione e di controversie a causa della possibile presenza di nor-androgeni di origine endogena in alcuni mammiferi, incluso l’uomo.
Attualmente, le valutazioni analitiche ad alta tecnologia permettono di rilevare quantità molto piccole di steroidi nel sangue e nelle urine.
A tal proposito, la metodica gas-cromatografia/spettroscopia di massa (GC-MS) è considerata la più affidabile per la determinazione quantitativa sia del nandrolone nel sangue, sia dei suoi due maggiori metaboliti, il 19-nor-androsterone e il 19-nor-etiocolanolone, nelle urine (Björkhem e Ek, 1982; Masse et al, 1985; Ozer e Temizer, 1987; De Boer et al, 1990; Dehennin et al, 1996; Meier-Augenstein, 1999; Dehennin et al, 1999; Müller et al, 1999). In tal senso, nelle urine il 19-nor-androsterone è considerato come lo specifico metabolita marker del nandrolone.
In generale, la presenza nelle urine del 19-nor-androsterone ad una concentrazione superiore a 2 ng/ml per i maschi (5 ng/ml per le femmine) è considerata la prova dell’assunzione del nandrolone da parte degli atleti per migliorare le loro prestazioni psicofisiche. Questo valore soglia è il risultato di una decisione consensuale di diverse autorità, compresa la Sottocommissione per il doping e la biochimica nello sport del CIO.
La FIFA ha confermato questo valore per quanto riguarda i calciatori. Questo significa che è considerato “positivo” un calciatore nelle cui urine venga superata la concentrazione di 2 ng/ml di 19-nor-androsterone.
Formazione del metabolita marker del nandrolone: il 19-nor-androsterone
Per tutto quanto detto, risulta necessario chiarire se è possibile una correlazione tra elevati livelli del metabolita 19-nor-androsterone nelle urine e gli eventi correlati all’assunzione di nandrolone o dei suoi pro-ormoni da parte degli atleti.
Produzione endogena di nandrolone o 19-nor-androsterone da parte degli atleti
Il nandrolone è stato trovato nel liquido ovarico umano, probabilmente come intermediario nella conversione enzimatica degli androgeni ad estrogeni (Dehennin et al, 1987), nelle urine di donne gravide tra la 6° e la 14° settimana di gestazione (Van Eenoo et al, 1999; Mareck-Engelke et al, 1999), nelle urine di volontari sani prima e dopo sforzo intenso e prolungato (Le Bizec et al, 1999) ed in volontari che praticano moderata attività sportiva ricreazionale (Reznik et al, 2001).
Uno studio, condotto su 137 calciatori amatoriali e 358 calciatori professionisti della prima e seconda divisione della nazionale svizzera, ha dimostrato che prima della competizione nessun calciatore presentava traccia nelle urine di 19-nor-androsterone o altri metaboliti del nandrolone. Dopo la partita, la produzione endogena di 19-nor-androsterone era un evento eccezionale, poiché solo 27 calciatori sui complessivi 495 studiati (5,4 %) mostravano tracce di metaboliti del nandrolone nelle urine (concentrazione nelle urine < 2 ng/ml: valore soglia del CIO per i maschi) e solo 3 calciatori sui complessivi 495 studiati (0,6 %) avevano una concentrazione urinaria di 19-nor-androsterone compresa tra 2 e 3 ng/ml (Saugy et al, 1999; Robinson et al, 2001).
Questo studio è stato effettuato senza preavvisare i calciatori di evitare l’eventuale assunzione di farmaci, integratori etc. Pertanto la presenza di 19-nor-androsterone nelle urine dei suddetti 3 calciatori è probabilmente dovuta all’assunzione di prepati contenenti nandrolone, pro-ormoni, etc.
Questo studio sperimentale conferma che la presenza di 19-nor-androsterone nelle urine ad una concentrazione maggiore di 2 ng/ml può essere considerata la prova dell’assunzione di nandrolone o di pro-ormoni da parte dei calciatori.
Consumo di cibo contenente nandrolone
Vari tipi di carne (maiale, manzo, cinghiale, agnello, pollo, pesce, ecc) possono contenere nandrolone e, in teoria, potrebbero contribuire all’innalzamento dei livelli di 19-nor-androsterone nelle urine ad una concentrazione maggiore di 2 ng/ ml.
A questo proposito bisogna distinguere due possibilità: la presenza di nandrolone nelle carni a causa del trattamento illegale degli animali con anabolizzanti, o la presenza di nandrolone endogeno nelle carni.
Nella carne di animali sottoposti a trattamento illegale con nandrolone, la concentrazione muscolare dello stesso è troppo bassa per determinare - negli atleti che la ingeriscono - un aumento della concentrazione del 19-nor-androsterone nelle loro urine superiore a 2 ng/ml dopo uno due o più giorni dall’ingestione. D’altro canto, risulta essere molto improbabile l’ingestione della porzione di carne relativa proprio al punto dove è avvenuta l’introduzione di nandrolone (“injection spot”).
Infatti, prima di ingerirla, l’atleta sottopone istintivamente la carne (steak, cotoletta, filetto, ecc.) ad un semplice controllo visivo e la porzione che dovesse contenere una disgustosa cisti di nandrolone non assimilato sarebbe facile da riconoscere ed impossibile da ingerire.
L’ipotesi di assunzione non intenzionale di nandrolone attraverso il consumo di carni di maiale non-castrato e di cinghiale (La Bizec et al, 2000) può essere esclusa poiché nell’Unione Europea sono consumate quantità veramente esigue di tali carni. In ogni modo, le quantità di carne ingerita sarebbero troppo basse perché giustifichino un aumento della concentrazione del 19-nor-androsterone nelle urine superiore a 2 ng/ml dopo uno due o più giorni dall’assunzione.
Le frattaglie, quali fegato e reni, contengono quantità più elevate di nandrolone. Tuttavia, nell’Unione Europea le macellazioni di verri e di cinghiali sono piuttosto esigue e le normative Europee sull’uso delle frattaglie sono molto restrittive. Infine, va rilevato che la carne di verro e di cinghiale non incontra il gusto dei consumatori e, d’altra parte, ha un sapore facilmente distinguibile da quello delle altre carni di maiale, per cui se ne può escludere l’ingestione involontaria.
Consumo di integratori che contengono nandrolone o pro-ormoni
Per quanto riguarda l’Unione Europea, in base alle vigenti normative inerenti alla produzione di integratori è escluso che gli integratori possano contenere nandrolone, androstenedione, pro-ormoni o metaboliti in grado di essere convertiti in 19-nor-androsterone una volta assunti dai calciatori.
Diversa è la situazione per quanto riguarda gli integratori prodotti negli Stati Uniti (USA), dove le industrie del settore vantano un fatturato annuale di circa 12 bilioni di dollari. Secondo il “Dietary Supplement Health and Education Act of 1994”, negli USA è possibile preparare prodotti contenenti steroidi anabolizzanti, incorporati o no in un “mélange” di aminoacidi, carboidrati, vitamine etc.
Diversi steroidi anabolizzanti sono venduti come farmaci OTC (over-the-counter, vale a dire: farmaci che non richiedono prescrizione medica), giacché l’Atto prima citato consente alle Industrie di commercializzare gli steroidi al di fuori dell’uso medico per la diagnosi, la prevenzione o la cura delle malattie.
Quindi, le Industrie interessate possono aggirare i rigidi regolamenti della FDA (Food and Drug Administration) per cui il contenuto e la purezza dei costituenti degli integratori sono lasciati alla discrezione dei produttori stessi (Angell e Kassirer, 1998).
Nei prodotti sopra citati provenienti dagli USA, la presenza di steroidi anabolizzanti è a volte indicata nell’etichetta. Spesso, però, le delucidazioni presenti nelle confezioni non mettono in guardia il consumatore circa la presenza di sostanze proibite dagli organismi sportivi, sostanze che possono portare al ritrovamento dei loro metaboliti nelle urine.
Quindi, anche l’uso non intenzionale di integratori provenienti dagli USA ed addizionati con steroidi (che notoriamente non sono consentiti dal CIO) può portare ad un test delle urine positivo per il nandrolone. La legislazione Europea definisce come “prodotti medicinali” i preparati contenenti steroidi anabolizzanti e, pertanto, gli integratori provenienti dagli USA e contenenti steroidi sono illegali nell’Unione Europea.
Tuttavia, questi prodotti si possono facilmente trovare sul mercato sia perché importati illegalmente da alcune aziende, sia perché illegalmente acquistati via Internet.
Negli USA gli steroidi androstenedione e 4-androstene-3,17-dione sono spesso presenti nelle capsule vendute come OTC. Il 19-nor-androsterone, metabolita marker del nandrolone, si può ritrovare nelle urine di persone che hanno assunto queste capsule contenenti androstenedione. Le concentrazioni urinarie sono molto piccole, ma se i campioni d’urina provengono da calciatori, in pratica tutti i soggetti esaminati potrebbero risultare “positivi” per il nandrolone (Catlin et al, 2000).
Esiste anche la possibilità che, nelle capsule contenenti androstenedione, il 19-nor-androstenedione possa esser presente come contaminante formatosi, ad esempio, durante la produzione industriale. In tal caso, la presenza del metabolita marker del nandrolone nelle urine dei calciatori potrebbe essere dovuta alla conversione metabolica del contaminante 19-nor-androstenedione attuata dall’organismo dell’atleta stesso.
Non si può, tuttavia, escludere la conversione nell’uomo dell’androstenedione stesso a 19-nor-androstenedione, poiché gli androgeni aromatici possono essere convertiti ad estrogeni e questa reazione è associata ad una demetilazione C-19 che porta alla formazione di 19-nor-steroidi.
Utilizzo di prodotti omeopatici contenenti steroli e steroidi
Gli steroli e gli steroidi d’origine vegetale o animale possono essere presenti nei prodotti omeopatici. In base alla legislazione italiana ed europea, i prodotti omeopatici devono essere caratterizzati da una concentrazione di principio attivo pari o inferiore ad 1/100 del dosaggio più basso di molecola attiva presente nelle preparazioni allopatiche.
Quindi, 1/100 del dosaggio più basso di nandrolone fenpropionato (25 mg/settimana, pari a 3,6 mg/die) corrisponde ad una concentrazione di 36 microgrammi di principio attivo nella tintura madre che, a sua volta, è sottoposta a diluizioni graduate (potenziamento graduale: D1 = 1:10; D2 = 1:100; D3 = 1:1.000; etc.). L’aumento dei livelli di 19-nor-androsterone nelle urine degli atleti non può quindi essere attribuito all’assunzione di prodotti omeopatici, data la bassissima concentrazione di steroidi presente in questo tipo di preparazioni.
D’altro canto, nell’uomo, non sembra possibile la conversione biochimica degli steroli e steroidi d’origine vegetale od animale nel metabolita marker 19-nor-androsterone.
Uso del nandrolone come farmaco
Si deve ritenere poco probabile l’uso di iniezioni intramuscolari di specialità medicinali a base di nandrolone fenpropionato, o decanoate, o undecilato, etc., giacché la presenza dell’ormone nell’atleta è rilevabile anche dopo una, due o tre settimane rispettivamente.
Pertanto, il metabolita 19-nor-androsterone sarebbe facilmente riscontrabile nelle urine duranti i normali controlli anti-doping. Questo non avviene con la somministrazione orale di tavolette, polveri, etc., di steroidi anabolizzanti o pro-ormoni durante il periodo di recupero post-partita (quando l’attività agonistica è ferma) o proprio al primo giorno dei “tre, quatto o cinque giorni di pausa” tra due partite di calcio.
La presenza del metabolita marker per il doping può essere limitata ad uno o due giorni dopo l’ingestione, mentre si realizzano i vantaggi sia di un aumento dell’effetto del training durante la pausa, sia del mantenimento nei calciatori dell’effetto”fight and flight” durante la partita successiva.
Infatti, durante la partita, la “coda” degli effetti psicofisici indotti dal nandrolone può essere ancora presente, anche se il nandrolone e i suoi metaboliti sono stati eliminati dal corpo del calciatore già uno o due giorni prima, possibilmente non consentendo il riscontro di 19-nor-androsterone durante un eventuale controllo anti-doping. In questo modo, la “coda” di un’attività farmacologia si realizza in presenza del “fantasma” del farmaco.
Naturalmente questo protocollo di alternate somministrazioni orali di steroidi anabolizzanti è abbastanza complicato ed un errore nella programmazione delle somministrazioni determina il ritrovamento del metabolita 19-nor-androsterone nelle urine.
Conclusioni
La presenza del metabolita marker per il doping 19-nor-androsterone nelle urine dei calciatori ad una concentrazione superiore a 2 ng/ml nel maschio (5 ng/ml nella femmina) è considerata come il risultato dell’assunzione di nandrolone e/o dei suoi pro-ormoni. In particolare, questi ormoni possono essere incorporati in integratori importati illegalmente dagli USA o da altri paesi extra-europei.
Recentemente nelle urine di molti calciatori sono state riscontrate delle elevate concentrazioni dei metaboliti del nandrolone. Questa attuale “lezione impartita dal nandrolone” conferma che l’inclusione di farmaci nella lista CIO delle sostanze proibite non è idonea ad impedire l’abuso ed il maluso di tali farmaci nello sport, se le autorità competenti sono restie ad intervenire, o chiudono un occhio su ciò che succede nel campo del doping, o prendono provvedimenti “leggeri” nei confronti dei soggetti trovati “positivi”. Quarant’anni di politica ambigua sono stati inidonei a bloccare l’abuso ed il maluso dei farmaci nello sport.
Come dice il proverbio: la cattiva lavandaia non trova mai il sapone buono. Tuttavia, si deve considerare la questione da tutti i punti di vista. Le società sportive si sono trasformate in attività industriali e commerciali, talvolta quotate in borsa. I calciatori e, in generale tutti gli atleti, possono essere considerati “macchine “ più o meno ben pagate per far soldi e/o potere: la logica di mercato richiede di aumentare la produttività di tali “macchine”.
L’abuso ed il maluso dei farmaci sono ritenuti idonei allo scopo. Per interrompere questa ‘sports connection’ è necessaria una forte azione a livello internazionale - basata soprattutto su una trasparente informazione - anche per evitare che aumentino l’abuso ed il maluso dei farmaci tra gli atleti amatoriali ed i giovani.
Questo tipo di azione sembra però improbabile, perché metterebbe i bastoni nelle ruote delle parti interessate.
D’altra parte, come dice il proverbio, non si può fare una frittata senza rompere le uova. Altrimenti non rimane che considerare la costosa attività antidoping come uno strumento non idoneo e, quindi, dare via libera all’abuso ed al maluso dei farmaci nello sport.
Dott. Gianni Benzi
Dipartimento di Scienze Fisiologiche-Farmacologiche – Università degli Studi di Pavia – Italia European Medicines Evaluation Agency (EMEA) - London - UK
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