Sezione Medicina

da Leadership Medica n. 8 del 2000

Dopo molti anni di osservazioni viene convalidata ulteriormente una delle cause di insuccesso dell'implantologia.

ImpiantiIl problema, comunque, era già stato messo in evidenza alcune volte da pubblicazioni scientifiche come The International Journal of Prosthodontics (volume 11, novembre-dicembre 1998), Implantologia Orale (n. 2, aprile 1998), Quintessenza Internazionale (anno 15, gennaio-febbraio 1999), e da volumi come Radiologia Implantologica di Antonio Pierazzini (Edizioni Uses), Implantologia e Implantoprotesi di Andrea Bianchi (Utet). Tuttavia il tema non è mai stato preso nella giusta considerazione, nonostante la sua importanza.

Il motivo di questa scarsa conoscenza su un fattore negativo riguardante una delle varie metodiche dell'implantologia dentale è dovuto al fatto che il metodo in questione, utilizzato dalla maggior parte dei professionisti, è stato a "torto" valutato solo l'unico valido e sicuro. Ciò non è vero: ed infatti proprio il principio che lo faceva ritenere tale si è rivelato con il passare del tempo il suo "tallone di Achille" (pur ammettendo che anche questo metodo ha una sua indiscussa validità). Esso consiste nell'inserire in profondità, nell'osso mascellare o mandibolare privo di denti, delle radici artificiali in titanio, di forma cilindrica o conica e lasciarle per alcuni mesi fino alla loro completa inclusione ossea (osteointegrazione). Sulle parti appena affioranti dall'osso, nel quale sono state inserite tali radici e nelle apposite sedi ricavate lungo il loro asse, si avvitano i monconi o il moncone (abutment), se il dente da impiantare è unico.

Sulle parti emergenti dalla gengiva vengono poi fissati i denti o il dente. Si è riscontrato però che nella zona di congiunzione fra la parte inserita nell'osso e quella che rimane fuori dalla gengiva, c'è talvolta riassorbimento del tessuto osseo per una perimplantite, cioè un'infiammazione e di conseguenza un' infezione che si instaura a livello sia dei tessuti molli che duri.

Impianti dentali
Fotografia in bocca di impianti ai quali sono state svitate le parti emergenti. Sono evidenti, dopo asportazione del tessuto infiammatorio gengivale, "i profondi crateri" di riassorbimento osseo.

Questo accade (secondo le ricerche in merito), perché nelle interfacce della superficie delle spire del moncone che si avvita e quelle della parte inserite nell'osso, esistono pur sempre dei microscopici spazi dove, a causa della placca batterica o altro, possono inserirsi dei germi che con il tempo provocano la sopra menzionata perimplantite!

È da notare invece che con gli impianti tradizionali (viti - aghi - lame ecc.), questo insidioso e molesto inconveniente generalmente non si manifesta, poiché sia la parte che sta nel tessuto osseo che quella emergente dalla gengiva, che funge da moncone, sono un tutt'uno e quindi non essendoci congiunzione alcuna, non offrono ai germi spazi seppur minimi dove potersi inserire e riprodurre.

Tali impianti non sono stati utilizzati dai sostenitori dell'implantologia cosiddetta osteointegrata; molti infatti ritengono che un impianto con un moncone subito emergente, essendo troppo presto sottoposto alla masticazione, ai movimenti della lingua e delle guance, non possa osteointegrarsi, data la mobilità che ne deriverebbe anche alla parte inserita nell'osso.

Questa ipotesi, anche suggestiva, non si è rivelata poi così certa: del resto anche gli impianti tradizionali, cioè che si inseriscono in un unico tempo, esiste il modo di renderli immediatamente stabili, affinché si osteointegrino.

Sensibilità
Fotografia con delimitazione (in rosso) dell'area di parestesia residuata.

Questo dato tuttavia non è mai stato preso in seria considerazione dai sostenitori del metodo in due tempi, i quali pensavano di aver messo a punto il modo più sicuro affinché la radice artificiale si osteointegrasse perfettamente.

Invece proprio la teoria che lo faceva vincente non si è rivelata valida come si supponeva.

Nella medicina e nella chirurgia non vi è nulla di matematico.

Massimiliano Apolloni
Specialista in implantologia