da Leadership Medica n. 10 del 1999
Alle soglie del 2000 la popolazione d'età superiore ai 65 anni rappresenta già, nei paesi occidentali, oltre il 20% del totale e la speranza di vita per coloro che hanno raggiunto i 70 anni è di altri 15 anni per le donne e di 8-10 anni per gli uomini.
Quanto più invecchia una popolazione tanto più aumenta l'incidenza di tumori, sia rispetto alle varie coorti d'età sia rispetto agli anni di osservazione.
Ed infatti in Italia l'incidenza a partire dal 1978 è aumentata dello 0,9% nei maschi e del' 1,5% nelle donne al di sopra dei 65 anni (quell'età arbitrariamente indicata come età soglia dell'anziano).
Sotto i 65 anni l'incremento dell'incidenza è stato dello 0,2% nei maschi e dell'1,4% nelle donne.
Di contro la mortalità per tumore, che rappresenta la prima causa di morte sempre nell'anziano, è aumentata dell'1,7% nei maschi e dello 0,7% nelle donne. Sotto i 65 anni la mortalità è in calo: -0,6% nei maschi e -0,5% nelle donne.
Partendo dal presupposto che la valutazione dei risultati di un trattamento oncologico viene fatta osservando un periodo di tempo di 5 anni, l'albero decisionale, soprattutto per un paziente ultrasessantacinquenne, si deve basare sull'età (come spettanza di vita residua e come espressione di “fragilità intrinseca”), sulla qualità e sulla quantità di malattie che il soggetto presenta alla diagnosi di neoplasia (Comorbidità) e sull'Abilità individuale di interazione fisica, psichica e sociale (Stato funzionale globale).
L'Età rappresenta uno stato di Diversità delle riserve fisiologiche che si esplica con riadattamento delle funzioni dei vari sistemi, coesistenza di più patologie e esordi sintomatologici differenti. Essa viene tuttavia spesso sopravvalutata mentre a parità di stadio del tumore e quindi di eradicabilità, i risultati che si ottengono negli anziani sono sovrapponibili a quelli degli adulti.
La Comorbidità rappresenta l'insieme delle malattie psicofisiche preesistenti al cancro e viene valutata con sistemi oggettivabili, riproducibili e convalidati che si basano sulla mortalità ad un anno per la patologia non neoplastica esaminata (Charlson scale) la gravità della patologia secondo una scala da 0 a 4 (CIRS-G o Cumulative illness rating scale-geriatric).
Il 43% dei pazienti valutati con la CIRS-G presenta una Comorbidità di grado 3°-4° mentre la valutazione della Charlson scale indica una Comorbidità nel 36% dei pazienti.
Una attenta valutazione della Comorbidità è fondamentale per preventivare e prevenire gli effetti di un trattamento farmacologico e radioterapico, in rapporto ad un miglioramento o della sopravvivenza o della qualità di vita, cioé per definire l'impatto della terapia non sul tumore ma sul soggetto, dato che i trattamenti efficaci per l'adulto hanno pari efficacia anche nell'anziano.
E' poi la qualità di vita che gioca, nell'ambito delle decisioni da prendere, il ruolo principale.
Lo Stato funzionale globale, di cui la qualità di vita è espressione, valuta l'abilità e la disposizione individuale ad interagire con l'ambiente e la società, ma a differenza delle scale di performance, utilizzate nell'adulto in età lavorativa, inquadra l'anziano con una analisi multidisciplinare che si basa sulla differente importanza che l'anziano dà ai differenti atti della vita e valutando la reale “fragilità” dell'anziano.
Il bilancio potrebbe essere che più dell'età è importante quello che l'età può dare come relazioni, socializzazione ed interazione, anche se l'atteggiamento della società, che non si scopre ancora vecchia, nei confronti degli anziani resta in qualche modo ambiguo, barcamenandosi tra rassegnazione e razionalità.
Emanuele Carlo Maria Galante
Divisione Oncologia
A. O. San Giovanni - Addolorata
Roma