Sezione Medicina

da Leadership Medica n. 2 del 2000

Fabrizio PantèLa Regione Lombardia ha dato inizio ad una gestione sperimentale della rete ospedaliera della città di Milano. L'iniziativa nasce da un protocollo tra la Conferenza Stato-Regioni e, appunto, la Regione Lombardia. Direttore Generale è stato nominato il dr. Fabrizio Panté, che abbiamo intervistato proprio allo scopo di avere qualche informazione in più su tale progetto.
Il programma che il Centro si è proposto di attuare è certamente molto ambizioso, non tanto per la fase progettuale quanto per le difficoltà che inevitabilmente si devono affrontare  nella realizzazione. Tuttavia, da quanto emerge dall'intervista, è stato possibile procedere grazie al coordinamento fra Regione Lombardia, Provincia di Milano e Comune di Milano.
Riportiamo, come è nostra consuetudine, integralmente l'intervista fatta al dr. Panté.

L.M. - Dopo una lunga esperienza nella direzione di società editoriali, lei è entrato nel settore della sanità? A cosa si deve questo passaggio?

P. - Il cambiamento è meno radicale di quello che potrebbe sembrare. Entrambi i settori infatti sono di servizio al cittadino, e anche nella sanità ho a che fare con personalità di spicco, come mi è capitato nel giornalismo. Tuttavia gli aspetti organizzativi e gestionali nella sanità hanno una valenza più significativa che nella comunicazione.

L.M. - Lei si occupa in particolare di un protocollo Stato-Regione che si sviluppa nella realtà milanese. A due anni dal suo inizio a che punto è il progetto?

P. - La realtà metropolitana è caratterizzata da più centri decisionali e da una offerta completa di specialità erogate dai centri accreditati (ospedali pubblici, IRCCS, strutture private) con costi di gestione elevati ma anche con una buona capacità di competere con le altre realtà europee. Il decentramento delle competenze alla regione può consentire la ricerca di equilibri organizzativi adeguati tra le categorie degli accreditati e forti sinergie tra le strutture pubbliche, che devono anche affrontare un ingente afflusso di pazienti provenienti da altre regioni.

L.M. - Quali sono state le aree prioritarie di intervento?

P. - Esse riguardano i servizi comuni della città e la gestione coordinata delle risorse. La Direzione Generale per la Sperimentazione Gestionale, istituita nel '98, ha lo scopo di verificare sul campo i vantaggi di un sistema di gestione a rete sia delle attività di degenza, sia della specialistica ambulatoriale e dei servizi.

L.M. - Gli obiettivi raggiunti finora?

P. - Da un lato si sta realizzando il collegamento in rete del sistema di emergenza-urgenza intra ed extra ospedaliero con l'introduzione di mezzi di soccorso che adottano tecniche avanzate, con l'aumento del numero delle ambulanze addette al soccorso di base, con una maggiore qualificazione del personale e con la trasmissione telematica di esami strumentali.
E' già partita inoltre la gara per la creazione di un sistema di prenotazione che consenta al cittadino di avere un accesso semplificato alle prestazioni ambulatoriali delle Aziende pubbliche milanesi, con una riduzione completa delle liste di attesa. In una fase successiva il sistema sarà aperto alle altre strutture sanitarie accreditate.

L.M. - Come vengono affrontati i problemi tipici della lungodegenza e della riabilitazione?

P.  - Per rispondere ai bisogni crescenti della popolazione anziana si sono trasformati i letti ospedalieri per pazienti cronici, che oggi sono in fase calante, in letti per la riabilitazione intensiva intraospedaliera.
Inoltre si stanno attuando  esperienze innovative in collaborazione con la Regione e il Comune.

L.M. - Per i pazienti in fase acuta e che necessitano di una assistenza prolungata quali sono le ipotesi del progetto?

P. - Il processo di riorganizzazione delle  strutture ospedaliere prevede lo sviluppo dell'assistenza a domicilio e della day surgery, che riduce la permanenza nelle strutture ospedaliere.

L.M. - I rapporti con l'Università?

P. - Le delibere regionali, vincolanti per la stipula di convenzioni e per gli accreditamenti, consentiranno di riordinare l'intera area dei rapporti tra Università ed Aziende ospedaliere in una logica integrata, soddisfacendo le reciproche esigenze didattiche, assistenziali e di ricerca.

L.M. -  Non si può non parlare della libera professione del medico.

P. - Occorre dare certezza ad una categoria oggi in difficoltà per l'appiattimento causato dalla riforma sanitaria. In materia di gestione è stato predisposto un piano concordato di applicazione del D. Lgs 626/94 per le strutture sanitarie cittadine. La gestione e la verifica del piano consentono economie di spesa realizzabili attraverso le strutture sanitarie.

L.M. - Quali sono le specialità che possono essere coordinate ed integrate?

P. - I settori più significativi sono la cardiologia, la pediatria, l'oncologia e la psichiatria. Per la cardiologia è in corso di realizzazione la progressiva integrazione funzionale ed organizzativa dei reparti cardiovascolari degli ospedali milanesi, con il progetto di introduzione dell'angioplastica semplice nelle strutture non dotate di cardiochirurgia.Nell'area pediatrica, che tende a realizzare percorsi più semplici e meno dispersivi, è quindi necessario il coordinamento tecnico, dal momento che la presenza del settore pubblico è preponderante.
In oncologia è previsto un coordinamento che favorisca le attività diagnostico-terapeutiche integrate, in modo da impegnare tutte le competenze e risorse disponibili (oggi non collegate), sia a livello di singolo ospedale, che di strutture.

L.M. - Lei ha accennato anche alla psichiatria, che presenta però dei problemi più complessi. Come pensate di risolverli?

P. - L'intervento nella psichiatria consente di dare alle aziende ospedaliere l'occasione per potenziare un settore importante, quello della riabilitazione, oltre che per favorire la realizzazione di residenze ad hoc per pazienti psichiatrici. La funzione di coordinamento affidata alla Sperimentazione consente l'attuazione di un progetto cittadino, che coinvolga anche le associazioni del volontariato e dei familiari.

L.M. - Come si inserisce la telemedicina in questo progetto, finalizzato alla riorganizzazione dell'assistenza sanitaria sul territorio?

P. - La Regione Lombardia, in effetti,  ha molto spinto questo discorso, ci ha dato gli strumenti per operare. Attualmente, ad esempio, le ambulanze con un medico a bordo sono dotate di defibrillatori, strumenti che entro breve saranno collegati con le unità coronariche. La trasmissione dei dati dall'ambulanza è di evidente giovamento sia per il paziente che per il medico che seguirà l'ammalato. 
Naturalmente ci sono altri progetti in corso, che arrivano sul nostro tavolo, e noi  abbiamo il compito, non facile, di renderli operativi. A tal proposito è importante la collaborazione delle organizzazioni sindacali, che, per la verità, ad oggi non è mancata.

L.M.  E' noto che la Regione Lombardia, in materia di sanità, è in contrasto con la riforma varata dal ministro Bindi, contestata anche da medici non lombardi. Com'è la situazione, oggi?

P. - La legge di organizzazione della sanità lombarda, che si discosta, in alcuni principi, da quella nazionale, si sta ormai consolidando, a due anni dalla sua entrata in vigore. Le aziende sanitarie locali ormai stanno svolgendo a pieno regime la loro attività, mentre gli ospedali sono stati raggruppati in strutture omogenee tra di loro e quindi hanno avuto, come sempre succede in questi casi,  qualche difficoltà nel passaggio ad un nuovo modello gestionale. Tra l'altro è in atto un aggiornamento del piano triennale per le Aziende Ospedaliere, che è il frutto dell'esperienza fatta in questi anni. Ovviamente si tratta di verificare gli aspetti positivi di questa impostazione; una legge regionale non è una bacchetta magica  che risolve tutti i problemi, ma un modello organizzativo i cui risultati sono da esaminare nel tempo. A mio avviso questi effetti sono e saranno positivi.
In ogni caso è stato aperto un tavolo di trattativa tra il Ministero della sanità e la Regione Lombardia con il compito, appunto, di verificare i punti di contatto tra le due legislazioni. In quella sede si discuterà sulla sperimentazione operata nell'ambito lombardo e sulla possibilità o meno che tale modello venga esteso ad altre realtà, sempre nell'interesse del cittadino.

L.M. - Noi ci auguriamo che il progetto in questione venga realizzato nel più breve tempo  possibile e nel modo migliore.
Ci proponiamo, vista l'importanza dell'argomento, di importunarla nuovamente, dopo le elezioni, per avere un aggiornamento sul procedere dell'iniziativa. La ringraziamo per la disponibilità.