da Leadership Medica n. 9 del 2002
Con il Decreto del 4 novembre ’02 relativo all’aggiornamento del Prontuario Farmaceutico, è entrata in vigore la nuova norma che rivoluziona i criteri di rimborso dei farmaci da parte del Servizio Sanitario Nazionale.
Di fatto, dopo venticinque anni, scompare completamente la categoria B ed i farmaci inclusi in questa fascia, che per anni aveva conosciuto una serie di mutamenti di umori nella possibilità di rimborso, vengono ripartiti tra la fascia A (a completo rimborso da parte del SSN) e la fascia C (a totale carico dell’assistito). La fascia B comprendeva una serie di farmaci, ritenuti non del tutto indispensabili, ed erano stati sottoposti a varie forme di ticket con il pagamento del 50% del prezzo del farmaco a carico dell’assistito dapprima senza limitazione, poi con un tetto limite ed ultimamente, con l’abolizione dei ticket decisa sul finire della passata legislatura, a totale carico del SSN, salvo ripristinare il ticket a livello regionale, ma solo per alcune Regioni con una grande disparità di trattamento. In pratica con l’attuale sistema non si dovrebbe più parlare di fasce ma solo di farmaci inclusi e farmaci esclusi dal rimborso, in quanto la fascia A è a totale carico del SSN e la fascia C a totale carico degli assistiti. Ma l’intervento della Commissione Unica del Farmaco non si limita alla revisione delle fasce in quanto il nuovo Prontuario introduce un cambiamento strutturale di sistema nel processo di classificazione di farmaci e di rimborso che peraltro ha trovato una fiera opposizione da parte di Farmindustria. La logica generale in cui si sono mossi CUF e Ministero della salute è stata quella di: 1. assicurare una copertura il più ampia possibile di tutte le forme patologiche clinicamente ed epidemiologicamente rilevanti; 2. garantire ai Medici una possibilità di scelta tra diversi principi attivi; 3. individuare un valore di rimborso che consentisse un risparmio operando sulla notevole variabilità di prezzi tra farmaci di efficacia e tollerabilità comparabile. Il primo obiettivo sicuramente raggiunto dal nuovo Prontuario potrebbe essere quello di aver eliminato, insieme alla Categoria B la sperequazione sorta per alcune Regioni che, non sapendo come far quadrare i bilanci della Sanità, avevano reintrodotto un ticket limitandolo solo a tale Categoria di Farmaci.
E’ evidente che non avendo risolto il loro problema, anzi avendolo aggravato con questa revisione, le stesse Regioni potrebbero estendere il ticket a tutta la fascia A accrescendo ulteriormente la sperequazione. Un altro obiettivo che la CUF si propone di ottenere con la revisione dei costi è quello di sganciare il prezzo di rimborso dei farmaci italiani dall’adeguamento al Prezzo Medio Europeo (PME). Purtroppo la Comunità Europea di comune ha solo il nome in quanto poi ogni Stato ha le sue Leggi ed anche se la moneta è comune, i prezzi sono invece diversi ed obbediscono a scelte legislative differenti sia per i farmaci come per tutti gli altri beni di consumo. Basti pensare alla Fiat Uno che pagata sempre in Euro ha prezzi che oscillano dal 9 per cento in più al 20 per cento in meno a seconda dello Stato in cui si compra. Ma il vecchio Prontuario comprendeva farmaci pressoché identici, anche se il costo dell’uno risultava nettamente superiore all’altro, purché il suo costo risultasse adeguato al Prezzo Medio Europeo. Naturalmente in Europa ci sono Stati come l’Inghilterra in cui i prezzi sono liberi e per di più ancorati alla sterlina, ed il Governo negozia e stabilisce i profitti delle aziende con un meccanismo di controllo a monte dell’intero sistema di rimborso, e Stati come la Germania in cui i prezzi sono liberi ma vengono stabiliti prezzi di rimborso per le KrankenKassen dei vari Länder, con il risultato che la media dei prezzi risulta falsata ed in più lo stesso sistema italiano contribuiva anche a gonfiarla. Naturalmente, la nuova classificazione del prontuario con il criterio costo-efficacia ha gettato lo scompiglio nelle Aziende Farmaceutiche che attraverso la Farmindustria cercano di esprimere tutta la loro preoccupazione sul futuro della stessa industria farmaceutica italiana già fortemente penalizzata dalla legislazione che autorizza la commercializzazione dei cosiddetti farmaci generici, ossia di quelle specialità il cui brevetto ha ormai superato la durata della validità. La Farmindustria si lamenta soprattutto del fatto che nell’ambito della spesa sanitaria che si vuol contenere, nessun altro comparto ha subìto nell’ultimo anno un così drastico impatto di misure di contenimento. Peraltro, la Farmindustria si lamenta del modo opinabile con cui sono stati fatti i confronti sul costo-efficacia di principi attivi appartenenti a una stessa classe terapeutica con la “presunzione” di uguaglianza - utilizzo della dose media giornaliera etc. senza tener conto del fatto che, globalmente, i prezzi rimborsabili dal SSN sono più bassi del 9,76 per cento rispetto alla media europea (4,55 se si considerano solo i prezzi dei farmaci ancora coperti da brevetto), anche se correttamente la riduzione del prezzo è stata mirata al singolo farmaco che superava tutti i plafonds e non sull’intero comparto. Il taglio dei profitti del settore farmaceutico potrebbe perciò ripercuotersi sugli investimenti sia nel settore produttivo che in quello della ricerca se non addirittura sulla sopravvivenza di talune imprese del ramo, per cui Farmindustria auspica un nuovo clima nei rapporti tra istituzioni pubbliche e imprese per delineare un quadro di riferimento che possa portare a uno sviluppo produttivo nell’industria farmaceutica.
Dottor Amedeo Pavone