Sezione Medicina

da Leadership Medica n. 262 del 2007

Tutte le settimane ormai ritroviamo sulla stampa di informazione notizie di gravi episodi di vera e propria criminalità legati al mondo della Sanità pubblica.
Stranamente si tratta sempre e solo di quella grossa torta di denari sottratta alle tasche di tutti noi cittadini sotto forma di tasse e indirizzata alla voce Sanità.
Naturalmente non stiamo parlando delle enormi e legittime deviazioni di somme destinate alla assistenza sanitaria verso canali paralleli che nulla hanno a che fare con le necessità delle strutture sanitarie: guarda ad esempio alla recente scelta del Ministero di pubblicizzare già da oggi sui quotidiani e su vari canali televisivi la ricorrenza del trentesimo anniversario della Legge di Riforma che avverrà a fine dicembre del 2008.
E chissà quanti denari verranno spesi nei prossimi quindici mesi per festeggiare in Convegni e manifestazioni il lieto evento avvenuto 30 anni fa.
Qui parliamo proprio di reati e misfatti che da oltre trenta anni si consumano nell’ambito della Sanità pubblica.
Oggi a Bolzano, domani a Roma, dopodomani in Sicilia e così via di seguito. Non c’è Regione italiana che ne sia rimasta immune. In Calabria c’è stato persino un omicidio legato al mondo della Sanità.
L’ultimo episodio in ordine di tempo è avvenuto a Taranto: quindici provvedimenti di custodia cautelare e un'ottantina di perquisizioni nei confronti di medici, farmacisti, pubblici dipendenti, un avvocato e presunti finti invalidi eseguiti dai Carabinieri del Nas. L'ipotesi di reato ha riguardato una presunta associazione per delinquere finalizzata alla truffa in danno dello Stato, corruzione, falso e altro. I destinatari delle misure - secondo quanto scritto in un comunicato del Comando carabinieri per la tutela della Salute - sono accusati di di aver redatto false certificazioni per riconoscimento di invalidità civile e indennità di accompagnamento, nonché di aver fatto prescrivere ossigeno terapeutico a pazienti che non ne necessitavano, per ottenere illeciti rimborsi. La presunta truffa allo Stato è stata stimata dagli investigatori "in vari milioni di euro.
Ma perché avvengono tutte queste malversazioni di denaro pubblico?
Ricordo che già all’epoca degli Istituti Mutualistici, che tra l’altro erano molto più rigidi, già cominciavano a verificarsi episodi di malcostume che poi si configuravano in vere e proprie truffe.

Persino l’ENPAS che forniva prestazioni assistenziali in forma indiretta a funzionari dello Stato aveva scoperto casi di rimborsi gonfiati.
Fu allora che si procedette a far stampare sulle scatole dei farmaci la famosa fustella che doveva essere staccata dalla scatola e incollata sulla ricetta, per garantirsi che ad ogni farmaco rimborsato corrispondesse un effettiva confezione del farmaco.
Ma già una trentina di anni fa ci fu uno scandalo a Milano per una truffa effettuata ai danni dell’INAM con rimborsi ricevuti a fronte di fustelle false stampate indipendentemente dalla confezione.
All’epoca i medici di medicina generale venivano pagati “a notula” in relazione alle prestazioni effettivamente effettuate e di cui potevano richiederne il pagamento.
Naturalmente cominciarono a fioccare gli scandali per “ipernotulazione” di prestazioni mai effettuate.
Il problema fu risolto con i famosi compensi “forfettari” legati non più al numero di prestazioni, ma al numero di assistiti in carico a quel medico.
E’ inutile dire che in qualche Provincia italiana, in cui l’anagrafe evidentemente non funzionava, nacquero scandali per elenchi di assistiti ormai trasferiti o deceduti nel corso degli anni.
Naturalmente gli scandali si sono allargati alle visite specialistiche, agli accertamenti diagnostici, alle terapie fisiatriche, alle Cliniche Convenzionate e persino agli stessi Ospedali pubblici con cardiochirurghi che acquistano valvole difettose al prezzo di valvole sofisticatissime, tanto per citare un recente caso a Torino.
Come si vede non c’è Provincia o Regione italiana che si salvi dal dilagare di abusi che sottraggono fondi importanti alla cura dei malati, che sarebbe poi il primario interesse della Sanità pubblica.
E pensare che in un’epoca di informatizzazione spinta come l’attuale tutto viene registrato in automatico: una ricetta medica del SSN di oggi, oltre alle famose fustelle, è fornita di ben quattro codici a barre che consentono al Servizio di conoscere immediatamente tutto quanto si riferisce a quella ricetta medica: ASL di appartenenza, Provincia di appartenenza, nome e cognome dell’assistito, nome e cognome del medico, farmaco o prestazione specialistica prescritta, farmaco o prestazione specialistica ricevuta, eventuale esenzione di ticket, categoria di esenzione.
Tanto per capirci nella grande distribuzione l’Azienda di Milano conosce in tempo reale quello che sta succedendo in una filiale in Sicilia: nel momento in cui il cliente passa alla cassa del negozio di Palermo con una scatola di dentifricio la vendita è registrata in rete alla Sede milanese della Società.
Ma allora cos’è che non funziona nel Servizio Pubblico della Sanità?
La prima cosa che va modificata nell’opinione generale è il fatto che “pubblico” non voglia dire di nessuno e quindi pronta a subire l’arrembaggio di coloro che vogliono salire a bordo per depredarla, ma vuol dire “nostra” ossia di tutti i cittadini che con le loro pesantissime tasse pagano giornalmente il possesso della Struttura. Come tali i cittadini hanno il diritto di vedere chiaramente come vengono spesi i propri soldi.
Esiste poi la inderogabile necessità, già prevista ma di fatto insussistente, di controllare il sistema in tutte le sue sfaccettature.
Gli scandali sono infatti il primo risultato di una lente di ingrandimento applicata ad un qualsiasi particolare del Servizio.
Sembra quasi di assistere alla osservazione microscopica di una lesione che ad occhio nudo non si vedeva e poi mano a mano che ingrandisci vedi un brulicare di microrganismi che si muovono per fagocitare tutto quanto gli sta intorno. I controlli sistematici non esistono. Le esenzioni dei ticket sulla base del reddito vengono concesse su autocertificazione, poi se per caso in una qualsiasi Provincia, in una qualsiasi ASL si fanno quei controlli incrociati che sono alla base di tutti quei codici stampati sulla ricetta e che dovrebbero essere generalizzati, si scopre che il 20 per cento delle dichiarazioni non sono veritiere. Norme scritte a centinaia, ma controlli sulla osservanza delle norme praticamente zero.
E’ in questo terreno di coltura così farraginoso che nascono e si moltiplicano le frodi che settimanalmente l’opinione pubblica scopre sulla stampa di informazione.
Nessuno controlla niente e soprattutto nessuno controlla il lavoro dei controllori.

Amedeo Pavone