Sezione Medicina

da Leadership Medica n. 276 del 2009

Il rapporto medico-paziente è la chiave di volta per un ripensamento e rifondazione dei valori, principi ed organizzazione di una sanità moderna.

Ministero del Welfare, Regioni e Sindacati medici hanno raggiunto l'Accordo per dare continuità alla Convenzione per i medici di medicina generale e stabilire la nuova normativa che dovrà regolare il modo di agire del medico di famiglia, fulcro dell'assistenza sanitaria in Italia, nel prestare la propria opera professionale a favore degli assistiti del SSN per il prossimo triennio. Ma vediamo di fare una riflessione su che cosa succede oggi nella pratica quotidiana dell'intervento medico nella Sanità Italiana, e non solo nella medicina generale. Nelle varie rilevazioni ufficiali leggiamo i risultati più disparati, ma poi parliamo col vicino, sentiamo le mamme che portano i loro figli all'Asilo, discutiamo con i nostri famigliari che hanno avuto recenti esperienze in relazione ad un evento che ha richiesto l'intervento del medico e ci accorgiamo che c'è sicuramente qualcosa che non va tra quello che viene sancito in pompa magna negli Accordi Collettivi stipulati dopo riunioni e discussioni infinite tra Ministero, Regioni, Società di Gestione dei rapporti con le organizzazioni Sindacali e medici e la realtà che il malato vive tutti i giorni negli ambulatori medici, nelle strutture polispecialistiche o negli Ospedali. Purtroppo non è un problema di Normativa ed io direi neanche tanto meno di compenso economico. Il vero problema è rappresentato dalla crisi del rapporto medico paziente che si è deteriorato notevolmente negli ultimi anni.

Ma di chi la colpa?

A volte sembra vivere la vicenda Kafka. Da vecchio medico che ha già superato i cinquanta anni di professione potrei avere qualche riserva a credere a tutto quello che mi si racconta tanto è inverosimile, ma di persone che mi dicono che quando entrano in un Ambulatorio trovano difficoltà a dialogare con quel medico cui devono affidare la cura della loro malattia ed in ultima analisi della propria vita, ne sento tutti i giorni. Dopo una lunga attesa si imbattono in un medico che dedica loro una rapidissima osservazione del tutto asettica, cui segue una altrettanto rapidissima prescrizione di farmaci o richieste di visite specialistiche o accertamenti tecnologici e: "avanti un altro". Parlare di dialogo, di comunicazione interpersonale tra curante e paziente, disponibilità da parte del medico, manifestazione di una attenzione sincera, esposizione al paziente con un linguaggio accessibile di come procederà l'iter diagnostico, chiarimento del significato di esami, consulenze specialistiche, indagini complesse strumentali e quale è la definitiva diagnosi e la conseguente terapia, o possibilità terapeutica, con tutti gli eventuali rischi che questa può comportare, è molto difficile, soprattutto nei tempi ristretti dedicati al paziente numero e non persona.
Persino la visita medica (accurata raccolta dell'anamnesi, ispezione, auscultazione, palpazione) diventa un optional, per lo più si salta subito alla ricetta medica o alla richiesta di accertamenti diagnostici strumentali e si rimanda il malato alla successiva consultazione dei risultati. Molto spesso quindi manca uno dei fattori essenziali alla base di questa alleanza solidale del rapporto interumano medico paziente e che rappresenta il cardine di una medicina che deve esprimere un insieme armonico di tecnologia medica e antropologia clinica, dove accanto all'applicazione delle scienze di base deve sussistere, con pari dignità, il dialogo costante tra curante e malato.
I termini più usati oggi sono: Rapporto di fiducia e Consenso informato.
Senza dubbio per affidare a qualcuno (medico) qualcosa di cui si è estremamente geloso come la cura del proprio stato di salute, è indispensabile l'elemento fiducia, così come acconsentire ad effettuare determinati interventi terapeutici o diagnostici invasivi necessita non solo dell'informazione, ma soprattutto della fiducia nei confronti di chi ti dà l'informazione ai fini di dare il proprio consenso.
La Medicina è una professione che combina la scienza ed il metodo scientifico con l'arte di " essere medico". Il suo fine essenziale è, da sempre, capire i problemi dell'Uomo malato, curarlo e dargli conforto. È indispensabile anche oggi, come nel passato, un approccio etico umanistico alla medicina; curare un Uomo malato e non già una patologia di cui si conoscono tutti i risvolti scientifici. I grandi progressi nella comprensione dei meccanismi patogenetici, delle basi genetiche e molecolari delle malattie, dei grandi progressi nelle indagini diagnostiche e nelle terapie, non giustificano per niente un distacco della scienza dall'Uomo malato, anzi può rilevarsi addirittura dannoso. Alla base della crisi del rapporto di fiducia medico-paziente c'è proprio quel distacco che impedisce al medico di capire il vero rapporto che deve sussistere con il malato per poter operare in modo valido. Per gestire in maniera ottima le il rapporto con il paziente il medico deve possedere tre qualità:

  • Saper ascoltare
  • Saper restare imparziale
  • Saper comunicare

Evidentemente queste qualità oggi vengono soverchiate da un eccesso di richiesta che molto spesso toglie lucidità a chi, pur conoscendo bene l'essenzialità del dialogo per poter svolgere al meglio la propria professione, non è in grado di dedicarle il tempo necessario e quindi resta imprigionato nelle secche di meccanismi automatici che mal si conciliano con la professione del medico. Per poter uscire dalle secche occorre ridare al medico quella libertà di movimento che gli consenta di capire che non deve essere al servizio della tecnologia, ma che deve essere la tecnologia al suo servizio, che non deve essere schiavo della produttività dell'Azienda Sanitaria ma che deve essere l'Azienda a supportarlo perché svolga al meglio la propria attività professionale, che non deve vedere il malato come un numero di utente dell'Azienda, ma come una persona umana che gli affida le sue patologie, i suoi dolori, i suoi sentimenti nella convinzione di essere ascoltato.
Il rapporto medico-paziente è la chiave di volta per un ripensamento e rifondazione dei valori, principi ed organizzazione di una sanità moderna.
Occorre partire dalla riconquista di condizioni nelle quali il medico sia incoraggiato e che gli sia data la possibilità di essere totalmente disponibile, di essere solidale con i suoi pazienti, di diventare difensore autorevole del loro interesse. Tutto ciò rappresenta il fondamento per ottenere il miglioramento della stessa qualità di vita del malato.
Solo così si potrà riqualificare la figura del medico.

Amedeo Pavone