da Leadership Medica n. 5 del 2000
Potere: in quanto siamo in grado di fare
Potere: in quanto ci è consentito fare
Potere: in quanto possiamo fare
Ma cosa ci fa il Prof. Umberto Veronesi al Ministero della Sanità del nuovo Governo guidato dal prof. Giuliano Amato?
Questa è la domanda che mi sono sentito fare da molti colleghi medici in questi giorni.
Certo nessuno pone in dubbio la competenza in campo scientifico e organizzativo sanitario dell’insigne oncologo milanese.
Tutti però si interrogano sulla possibilità di operare che potrà essere lasciata ad un Ministro tecnico che deve agire in un Governo che non è tecnico ma dichiaratamente politico e che ha una sua ben precisa linea, in continuità con il precedente Governo presieduto dall’onorevole D’Alema.
Per giunta il nuovo Ministro Veronesi deve raccogliere l’eredità di una Riforma-ter fortemente voluta ed imposta al Governo e alla Nazione dal precedente Ministro della Sanità on. Bindi, questo sì politico: al 150 per cento!
Per la Sanità italiana si apre adesso la fase 2 della riforma Bindi e tutti si chiedono cosa possa fare il nuovo Ministro per correggere il corso della Riforma.
Non si tratta di un bastimento al quale, per quanto ingombrante, si può correggere la rotta di navigazione.
Si tratta di un treno che corre su un binario in discesa a tutta velocità, dopo aver fatto saltare tutti i ponti alle spalle, e che, per fargli cambiare percorso, bisognerebbe fermare, fare rientrare alla stazione di partenza ed immettere su un altro binario.
Forse è proprio qui la spiegazione del perché si è voluto cambiare la guida del Ministero e porre al comando della locomotiva–Riforma un Ministro tecnico di facciata. Si tratta di un macchinista super esperto che conosce molto bene tutto il meccanismo di bielle e manovelle che fanno girare le ruote del treno, ma che non è in grado di decidere lui su quale binario e in quale direzione il treno dovrà viaggiare.
Se poi la Riforma-ter avesse veramente il successo che coloro che l’hanno voluta ed imposta continuavano ad ammannirci, il merito sarà sicuramente loro.
Ma è altrettanto vero che se anche il Nuovo Ministro intuisse chiaramente dove la nuova Riforma va a parare, non potrebbe naturalmente far nulla per bloccare le gravi anomalie che stanno per presentarsi dinanzi agli occhi di tutti allorquando la legge sarà operativa a regime con tutti i suoi decreti, regolamenti e circolari ministeriali pieni di paragrafi, articoli, commi e via di seguito, tutti già approvati e da rendere esecutivi.
Solo quando il treno sarà giunto a destinazione nel grande piazzale dello Stato–padrone, potremo renderci conto che indietro non si torna e che siamo ormai all’interno di una Medicina di Stato che, con quella meticolosità del Codice Napoleonico, tutto programma, tutto regolamenta, tutto stabilisce, tutto impone, legando qualsiasi atto medico ad un codice, un codicillo, un articolo, un comma.
Addio libertà del medico: nulla a che vedere con il Codice Romano, tanto caro ai Paesi Anglo Sassoni, in cui c’è una grande libertà di movimento, salvo poi rispondere in prima persona quando si sbaglia.
Cosa potrebbe fare in queste condizioni il nuovo Ministro della Sanità qualora ritenesse di non applicare talune Norme di una Legge da lui non voluta e, sono certo, non condivisa? In qualità di membro del Governo Amato che all’atto della presentazione in Parlamento ha dichiarato di voler continuare sulla linea politica del precedente: sicuramente poco, molto poco.
Anche se decidesse di cercare un qualsiasi cavillo per venire fuori dal garbuglio che si è creato, i padroni del vapore non gli consentirebbero di modificare una virgola, sia pure sapendo che è stato proprio questo garbuglio che ha fatto perdere loro le elezioni regionali.
Ormai nei corridoi degli Ospedali o dei Poliambulatori, nelle riunioni dei medici dentro e fuori le Strutture Sanitarie, non si sente altro che una assordante lamentela generalizzata di tutti contro tutti per l’irresponsabilità di politici e sindacati di palazzo che hanno dato il via ad un Sistema che non funziona solo perché, così come concepito, non può funzionare.
Ma non c’è niente da fare: si tratta di un Governo che, anche se non è sordo e cieco alle lamentele che gli giungono dal basso, è troppo ideologizzato per accettare un cambio di rotta al concetto di medicina di Stato che per esso non è una semplice Legge di riordinamento del Sistema Sanitario, ma una scelta ideologica posta alla base della fede politica.
Amedeo Pavone