Sezione Medicina

da Leadership Medica n. 7 del 2001

Il Ministro della Sanità, Gerolamo Sirchia, ha voluto dare al grave problema delle tragiche conseguenze avutesi con l’assunzione di farmaci a base di cerivastatina, un taglio decisamente nuovo sul piano dei possibili interventi ministeriali.
E non poteva comportarsi diversamente, considerando che si tratta di un medico e di un uomo di scienza. Non si può infatti pretendere la vigilanza sulla composizione, le indicazioni, le controindicazioni, le interazioni, l’efficacia terapeutica, gli eventuali effetti secondari, i rischi da eventuali sovra-dosaggi di farmaci frutto di ricerche scientifiche a livello mondiale, con medici che non possiedono un approccio culturale scientifico valido per tutti i risvolti della farmaco-vigilanza inerenti quel farmaco.
<< Il primo problema è insegnare ai medici ad usare bene i farmaci>> ha esordito il Ministro Sirchia; << Il problema della farmaco-vigilanza, tanto sbandierato da tutti gli addetti ai lavori in questi ultimi giorni, non potrebbe infatti avere alcuna valida applicazione se non esistesse un corretto dialogo tra chi deve vigilare a livello centrale e deve dare le opportune istruzioni su cosa occorre vigilare e chi prescrive il farmaco, segue il paziente cui ha prescritto il farmaco sulla base delle conoscenze recepite sia attraverso la scheda tecnica allegata al farmaco, sia attraverso le segnalazioni ricevute dagli Organi preposti alla farmaco-vigilanza, constata le eventuali anomalie e le porta a conoscenza della Asl o del Ministero. Ma non è solo un problema di farmaci.
L’aggiornamento continuo professionale del medico è ormai un problema di grande attualità e riguarda tutte le branche della medicina, sia generale, sia specialistica. In un’epoca in cui la tecnologia, la chimica farmaceutica, la genetica, l’immunologia e le altre conoscenze mediche si aggiornano con una velocità inimmaginabili sino a qualche anno fa e che toccano persino gli stessi presupposti della vita umana, non è possibile operare in base a conoscenze acquisite a distanza di tempo e non aggiornate continuamente. Non si può certo dire che il medico trascuri questo aspetto della propria preparazione professionale, ma non basta la volontarietà dell’apprendimento per aggiornarsi in maniera sistematica. L’offerta infatti è elevatissima in fatto di corsi e seminari di aggiornamento per cui in teoria si potrebbe eccepire che non manca al medico l’occasione di aggiornarsi. Il fatto è che non esiste un coordinamento unitario e un programma sistematico di aggiornamento che consenta nel corso di un anno, o magari anche di un triennio, di poter raggiungere tutti i medici su tutte le branche della medicina, verificarne e certificarne materialmente l’effettivo apprendimento.
Certo oggi esiste Internet, uno strumento efficacissimo per poter raggiungere in tempo reale tutti i medici e poterli tenere aggiornati continuamente magari senza troppi spostamenti ed in grado altresì di colloquiare e verificarne l’apprendimento.
Naturalmente è indispensabile che il Ministero della Salute, di concerto con le Facoltà Universitarie, decida un programma globale di argomenti chiave che investa tutte le branche della medicina e prenda, in concorso con gli Ordini professionali, la direzione dello svolgimento dei programmi e della verifica dell’aggiornamento continuo, branca per branca, da parte del medico. L’industria farmaceutica ha sinora fatto la parte del leone nell’organizzare e sponsorizzare riunioni scientifiche, Congressi e Convegni, ponendo l’accento su particolari terapie che, guarda caso, interessavano la stessa industria. Peraltro, talvolta, la stessa molecola è alla base di numerosi farmaci aventi identica composizione anche se con nome commerciale diverso, per cui è frequente il caso di riunioni scientifiche fotocopia sulla patologia curata con quella molecola, che non possono aggiungere niente all’aggiornamento del medico.
Ecco perché è opportuno che il Ministro ponga una seria impostazione dell’aggiornamento continuo del medico che non tenga conto delle esigenze commerciali dell’industria farmaceutica, ma che parta da una visione più ampia e più scientifica, anche sul piano organizzativo, di tutta la materia.

Amedeo Pavone