da Leadership Medica n. 6 del 2005
Un dibattito acceso ha preso l’avvio, per la Sanità, dopo l’approvazione parlamentare della Legge sulla devolution regionale.
Per il vero la suddivisione del territorio nazionale sul piano operativo in Italia è sempre un discorso delicato in quanto si tratta pur sempre di una divisione in Regioni organizzate su base storica che nulla ha a che vedere con la suddivisione in bacini di utenza di un servizio come quello della Sanità.Basti pensare al fatto che esistono Regioni con una popolazione residente che supera abbondantemente interi Stati nazionali e Regioni con una popolazione residente al di sotto di vari Comuni anche non Capoluoghi di Provincia.
A fronte di una Lombardia con 9.108.645 abitanti, vi è una Valle d’Aosta con 120.909 cittadini residenti al 1° gennaio 2003
A fronte di una Regione Lazio con 5.145.805 abitanti, vi è un Molise con 321.047 cittadini residenti al 1° gennaio 2003. È evidente che l’organizzazione di un Servizio non può che cambiare in maniera considerevole da Regione a Regione. Oltretutto è risaputo che non vi è una proporzione semplice sul piano gestionale tra due o più strutture operative complesse.
A livello aziendale è unanimamente accertato che per gestire un Servizio dimensionato su un numero doppio di utenti occorrono strutture e personale come minimo triple.
Naturalmente vi sono già opposte prese di posizione sulla devolution come quella della Fimmg che urla il suo no ai regionalismi:” la medicina non va diversificata” laddove lo Snami nel suo recentissimo Congresso di Paestum ha detto chiaramente che occorre inserirsi nella devolution per poter trovare delle soluzioni e degli accordi a livello delle singole Regioni che tengano conto delle svariate esigenze che si presentano nelle diverse realtà regionali.
Peraltro si cerca di impostare a livello regionale la soluzione di quei gravissimi problemi gestionali che hanno portato, a livello nazionale, la medicina in uno stato di grande difficoltà operativa.
Proprio per voler a tutti i costi uniformare i Servizi si è assistito ad un livellamento, sicuramente in basso, della qualità delle prestazioni solo allo scopo di poter ottenere una uniformità di costi che è poi il primo obbiettivo che si pongono i responsabili delle cosiddette Aziende sanitarie.
Purtroppo la Sanità costa e l’idea di voler dare tutto a tutti cozza con i più elementari principi dell’economia. Chiaramente la devolution anche in campo fiscale porterà come conseguenza primaria anche a una diversificazione di entrate e uscite Regione per Regione che contribuirà ad avvicinarsi con taglio diverso al problema della Sanità a seconda dell’impegno politico che si vorrà mettere nell’affrontare la questione.
Occorrerà definire e porre nel giusto risalto la specificità della medicina del territorio su base regionale. Secondo una recente indagine del Censis , gli italiani non hanno cambiato idea anche rispetto al gradimento dei servizi.
La medicina di famiglia e la pediatria continuano a riscuotere il maggior gradimento rispetto ad altri servizi e Il 79.2% degli italiani giudica la medicina di famiglia adeguata.
Il 70.5% estende questo giudizio alla pediatria di base. Le percentuali scendono al 60-50% nel caso di altri servizi, quali l’assistenza specialistica, quella domiciliare e il day hospital.
È importante perciò rendersi conto che il rapporto umano medico paziente, sinora il principale attributo della figura del medico di famiglia, non può essere sostituito da un rapporto tra paziente ed un’anonima struttura burocratizzata, quale quella che gli ultimi accordi stanno cercando di creare , sempre allo scopo di privilegiare la quantità alla qualità del rapporto, in funzione di un ipotetico risparmio economico
La vera gara che si apre nel campo della Sanità con la devolution sarà quindi quella di riuscire a conservare la fiducia che i cittadini ripongono nel proprio medico mantenendo anzi migliorando il rapporto interpersonale medico - paziente , rapporto che è alla base di tutto il sistema.
È chiaro che il medico dovrà tenere alta la sua capacità professionale se vuole mantenere la fiducia del paziente al quale dovrà rispondere della sua idoneità ad operare con competenza anzicché risponderne al dirigente della Coop o della Compagnia o della Azienda di lavoro in affitto.
Il medico di famiglia deve essere libero di esercitare la sua professionalità ed il cittadino deve essere libero di scegliere il proprio medico di fiducia, il proprio specialista di fiducia, il proprio ospedale di fiducia , senza essere obbligato a farsi curare in una struttura complessa che preveda la presenza di specialisti interni alla stessa struttura ed altre professionalità sanitarie al fine di poter controllare “la definizione degli obbiettivi di budget”.
La libertà di scelta è garanzia di salute e di cure appropriate.
Non si deve legare il rapporto col paziente alla gestione del budget incentivando il compenso del medico con soldi risparmiati sulle cure ai suoi pazienti.
È su questa differenza di impostazione che si misurerà la devolution della Sanità a livello regionale.
Vincerà chi otterrà un miglioramento qualitativo dell’assistenza medica e non chi potrà dimostrare di aver risparmiato un euro sulla pelle del cittadino.
Amedeo Pavone