Sezione Medicina

da Leadership Medica n. 270 del 2008

Il termine inglese "Stalking" fa parte originariamente del vocabolario della caccia e significa "appostarsi, avvicinarsi di soppiatto alla preda". Il motivo per cui è stato recentemente utilizzato per indicare comportamenti persecutori e molesti è di facile intuizione: lo stalker, la persona cioè che mette in atto lo stalking, è a tutti gli effetti un cacciatore: segue le tracce della sua vittima, la spia, la pedina, la sorveglia, le si avvicina di soppiatto, la attira in tranelli ed inganni, cerca in tutti i modi di catturarla e farla sua. L'unica differenza con il termine originale sta nella preda, che non è una volpe o un cervo, ma una persona.

Lo stalking indica quindi tutti quei comportamenti persecutori messi in atto da un molestatore ai danni di qualcuno che intende avvicinare, convincere, spaventare o punire e che quindi percepisce tali atti con fastidio o con paura, riportandone sconvolgimenti anche profondi a livello psicologico e pratico. In italiano il termine Stalking è stato finora tradotto con espressioni come "sindrome del molestatore" o "sindrome delle molestie assillanti".

Come si intuisce, si tratta di un fenomeno vecchio come il mondo che solo ultimamente però ha trovato un nome e una precisa collocazione scientifica in ambito psichiatrico e psicologico. Studiato e descritto per la prima volta negli Stati Uniti a partire dal 1998, è approdato da qualche anno in Europa e recentemente è invalso anche nell'uso linguistico italiano.

La diffusione del termine è andata di pari passo con il moltiplicarsi di studi e ricerche statistiche che hanno prodotto, in Italia e all'estero, risultati insospettabili e oggettivamente allarmanti: secondo un'indagine ISTAT del 2004 più della metà delle donne italiane dai 14 ai 59 anni almeno una volta nella vita ha subito una molestia a sfondo sessuale e in Italia ogni 3 morti violente una riguarda donne uccise da un marito, convivente o fidanzato. Secondo il Centro Antipedinamento di Roma solo nella nostra capitale il 21% della popolazione è vittima di Stalking almeno una volta nella vita. In Europa la violenza rappresenta la prima causa di morte delle donne nella fascia d'età compresa tra i 16 ed i 50 anni e almeno una donna su 5 subisce nel corso della sua vita uno stupro o un tentato stupro. Secondo l'ONU nel mondo una donna su tre (e in totale sono circa un miliardo!) subisce vessazioni, soprusi, mutilazioni o stupri.

La maggior parte delle persecuzioni è vissuta dalla vittima nel silenzio, nella vergogna e nell'impotenza (si stima che il fatto violento non venga denunciato addirittura nel 90% dei casi). Spesso le vicende vengono alla luce nel momento in cui raggiungono un tragico epilogo.

Il molestatore può compiere nei confronti della vittima i più diversi tipi di azione, tuttavia la sua azione è sempre caratterizzata da due elementi fondamentali:

1) la ripetizione nel tempo. È un dato di fatto che un singolo atto molesto non possa considerarsi Stalking e che perché ci sia persecuzione deve esserci necessariamente anche una certa sistematicità e ricorrenza degli atti molesti. I dati delle ricerche sono piuttosto allarmanti in proposito: uno studio tedesco del 2002 ha riscontrato che nella grande maggioranza dei casi (84%) gli atti di stalking avvengono almeno settimanalmente (con punte significative di molestie perpetrate addirittura più volte nella stessa giornata). Questo non significa che una azione, o più azioni moleste con frequenza più basse non siano nulla: ricordo infatti che i reati previsti dal Codice Penale Italiano come la violenza privata o sessuale, le lesioni personali, l'ingiuria, il danneggiamento, la minaccia non hanno alcuna necessità di essere reiterati per essere perseguibili. La ripetitività, semmai, costituisce un'aggravante, ma l'ipotesi di reato è configurabile anche di fronte ad un singolo evento.

2) l'indesiderabilità delle "attenzioni" dello stalker da parte della vittima, che si sente infastidita, preoccupata, impaurita, angosciata, minacciata, a volte davvero terrorizzata. In certi casi anche i famigliari della vittima possono essere coinvolti nella persecuzione.

IDENTIKIT DELLA VITTIMA E DEL MOLESTATORE

Le ricerche internazionali indicano che lo stalker è generalmente un uomo (nel 70% dei casi) e la vittima una donna (nell'80%). In Italia, secondo l'Osservatorio Nazionale Stalking ben l’86% delle vittime è donna e generalmente ha o ha avuto una relazione affettiva o sentimentale con il proprio persecutore; una ricerca australiana ha mostrato che molto spesso lo stalker è il coniuge o l'ex partner e che spesso la vittima ha subito violenza sessuale da questi.

Molto a rischio vittimologico risulta anche una certa categoria professionale: le cosiddette "helping professions". Vi appartengono coloro che per professione si impegnano in favore del prossimo: medici, psichiatri, psicologi, infermieri, assistenti sociali, avvocati, insegnanti, etc. La ragione di questo maggior rischio di essere sottoposti a Stalking sarebbe duplice: da un lato questi professionisti entrano in contatto con bisogni profondi di aiuto delle persone e possono facilmente divenire vittime di proiezioni di affetti e relazioni interiorizzate; dall’altro le eccessive speranze di alcuni “pazienti” possono essere tradite dalla quotidianità professionale e lo stalking diventa una domanda di attenzione o una ricerca di vendetta per l’attribuzione di responsabilità sulla salute o sulla vita propria o dei propri cari, aspetti che non sono in realtà mai completamente nelle mani di nessuno.

Il molestatore, con la sua percezione distorta, la sua psiche deviata e le sue azioni clamorose, costituisce senz'altro un elemento più interessante e come tale è stato oggetto di moltissimi studi. Uno dei contributi più noti al riguardo è quello degli studiosi inglesi Mullen, Pathè, Purcell, che hanno distinto cinque tipi di stalker:

  1. Il Risentito, che mira a vendicarsi di un danno o di un torto subito, vero o presunto, e che quindi attua soprattutto azioni tese a spaventare e danneggiare la sua vittima.
  2. Il Respinto, che perseguita un partner che lo ha lasciato o che intende lasciarlo con l'obiettivo di riconciliarsi, vendicarsi o entrambe le cose, perseguite con tipico comportamento ambivalente.
  3. Il Bisognoso d'affetto, che è mosso soprattutto dalla solitudine e ricerca un rapporto di amicizia o d'amore, non necessariamente sessuale, un partner idealizzato.
  4. Il Corteggiatore incompetente, che è ugualmente incapace di instaurare un rapporto soddisfacente con persone dell'altro sesso, ma si atteggia a macho, considera le donne come oggetti e pensa di avere il diritto di ottenere quel che vuole.
  5. Il Predatore, il cui obiettivo è esplicitamente un rapporto sessuale con la vittima, contro cui può mettere in atto reati anche gravi quali le molestie sessuali o lo stupro.

In Italia l'Osservatorio Nazionale Antistalking (www.stalking.it) ha delineato il profilo statistico del tipico molestatore insistente:

85% E’ di sesso maschile;
80% E’ un conoscente;
80% E’ socialmente adattato;
70% E’ un manipolatore;
70% Ha un stile rigido di personalità solo nelle relazioni con una connotazione affettiva;
55% E’ un partner o ex partner;
45% Ha un’età compresa tra i 20 ed i 40 anni;
25% E’ recidivo;
20% Soffre di un disturbo di personalità;
8% Soffre di una psicosi (perdita del contatto con la realtà).

Lo stalker può seguire due principali interessi nei confronti della vittima, i quali determinano anche la scelta dei suoi metodi di azione. Se persegue un interesse negativo, egli nutre solitamente sentimenti di vendetta per un evento o una esperienza che ha percepito come ingiustizia, torto o sconfitta. Esempi tipici sono le persecuzioni di ex partner incapaci di accettare la fine di una relazione e desiderosi di vendetta, ma ci sono anche storie di medici o psicologi perseguitati da ex pazienti, giudici e avvocati minacciati da ex clienti o imputati, dirigenti del personale infastiditi da lavoratori che hanno dovuto licenziare, etc. Le azioni di Stalking derivate da interesse negativo includono il disturbo, le molestie, le minacce, i danneggiamenti, gli atti di violenza che possono anche essere portati contro persone o animali cari alla vittima: in genere possiamo dire che lo stalker cerca con ogni mezzo, anche indiretto, di danneggiare la vittima.

Se invece lo stalker è mosso da un interesse positivo, il suo obiettivo è trovare, o ritrovare, l'attenzione della vittima nei suoi riguardi. Può essere innamorato, o meglio ossessionato, e mirare a riallacciare rapporti interrotti, oppure può voler ottenere un'attenzione particolare (per esempio un licenziato che tartassa il suo ex datore di lavoro per convincerlo a riassumerlo facendogli presenti le sue capacità e i risultati che potrebbe raggiungere, oppure che cerca di riguadagnare la sua fiducia con regali o lodi). Le azioni scelte e poste in essere da uno stalker mosso da interesse positivo sono apparentemente gradevoli e gentili nei confronti della vittima (invio di lettere d'amore, poesie, regali, etc); tuttavia, poiché la vittima le vive come indesiderate, devono ugualmente considerarsi come moleste. Inoltre, poiché continuano nel tempo aumentando spesso nella frequenza e nel contenuto, possono diventare anche odiose e imbarazzanti. Non è detto infatti che il categorico rifiuto della vittima o la sua indifferenza servano a far desistere il molestatore dalla sua azione; spesso anzi il risultato che la vittima ottiene opponendosi o facendo finta di niente è esattamente l'opposto: la persecuzione aumenta di intensità o, ancora peggio, l'interesse dello stalker si trasforma da positivo in negativo.

L'identificazione dell'intento persecutorio di una vicenda di Stalking è in genere molto più semplice e diretta rispetto alle indagini che invece può capitare di dover condurre nel Mobbing o nello Straining. I motivi di questo sono molteplici. Innanzitutto la vittima stessa per lo più conosce lo stalker e sa esattamente cosa vuole da lei, per intuito o per comunicazione diretta. Nei messaggi e nelle telefonate di uno stalker è infatti generalmente scritto a chiare lettere quali sono le sue intenzioni. Secondariamente, lo stalker il più delle volte non si rende nemmeno conto di essere autore di molestie e di persecuzione e quindi manifesta apertamente il suo scopo, che nella sua visione distorta risulta del tutto legittimo e dovuto.

Altre volte, soprattutto in caso di interesse negativo, come l'intenzione di vendicarsi o punire la vittima, il livello di consapevolezza dello stalker rispetto alle sue azioni può essere anche totale, nel senso che egli sa esattamente quali sono le conseguenze dei suoi atti, tuttavia vi è sempre un cieco intento di giustizia a tutti i costi che lo guida e lo rende del tutto irresponsabile rispetto al suo comportamento. Questi ultimi casi rientrano generalmente nello Stalking occupazionale, in cui il persecutore ha coscientemente deciso di alzare il tiro delle sue azioni ostili per raggiungere lo scopo che non ha ottenuto con il Mobbing, o cerca deliberatamente vendetta o il conflitto che non è riuscito a scatenare in ambito lavorativo.

Quale che sia il tipo di interesse dello stalker, tuttavia è certo che egli sviluppa sempre un rapporto emotivo molto intenso nei confronti della sua vittima, sia questo amore, fanatismo, odio o vendetta. Secondo alcuni autori, se come movente ha l'abbandono o un amore respinto, generalmente è piuttosto giovane (tra 18 e 25 anni nel 55% dei casi), per cui si può supporre che abbia una personalità debole o non ancora ben formata che lo porta a legarsi ossessivamente a qualcuno per paura di essere abbandonato, forse come risultato di separazioni affettive traumatiche vissute nell'infanzia.

Come nel Mobbing e nello Straining, anche nello Stalking è cruciale la differenza di capacità e di possibilità tra vittima e aggressore. Nello Stalking il dislivello tra la posizione dello stalker e quella della vittima può essere molto marcato ed evidente. Innanzitutto, infatti, lo stalker ha la possibilità di colpire ovunque e soprattutto quando più gli piace e gli fa comodo; la vittima, conseguentemente, non ha la benché minima possibilità di prepararsi adeguatamente a difendersi, per esempio con una strategia di autodifesa verbale. Oltre a questo, lo stalker è facilitato enormemente dal fatto che può tranquillamente scegliere di perseguitare a distanza spaziale o temporale, senza cioè essere fisicamente vicino alla sua vittima: può spedire una lettera che arriverà giorni dopo o osservare la sua vittima con un binocolo da centinaia di metri di distanza; se decide di agire attraverso minacce o telefonate anonime, la vittima non sa nemmeno con chi ha a che fare.

TIPI DI STALKING

Le ricerche internazionali hanno distinto due tipi di Stalking: lo Stalking emotivo e lo Star Stalking, o Stalking delle celebrità. A questi personalmente ne aggiungerei un terzo, che hi denominato Stalking Occupazionale

Stalking emotivo (Emotional Stalking)

È il tipo più diffuso di Stalking, con cui è praticamente nata la ricerca su questo fenomeno. Si tratta del tipo di persecuzione perpetrata tipicamente da ex-coniugi, ex-fidanzati, ex-amanti o altri che hanno avuto in passato una relazione affettiva con la vittima che si è conclusa, solitamente per decisione della vittima stessa. Lo stalker emotivo è incapace di accettare il rifiuto della sua vittima e si convince invece di poter agire per farle cambiare idea; può rientrare in quasi tutti i tipi caratteriali descritti (il "Respinto", il "Bisognoso d'affetto", il "Corteggiatore incompetente", il "Predatore") e può essere mosso sia da un interesse positivo (avvicinarsi, riallacciare un rapporto), sia da un interesse negativo (punire la vittima per il suo rifiuto). Spesso i due interessi coesistono e si alternano, dando luogo a comportamenti persecutori spesso ambigui e paradossali (per esempio minacce di morte seguite dall'invio di costosi regali). La maggior parte delle allucinanti vicende di persecuzione, spesso con esiti fatali, che i media riportano rientra a tutti gli effetti in questo tipo di stalking. Si tratta di un tema scabroso, ricco di risvolti psicologici ed umani, che anche il cinema e la fiction hanno sfruttato spesso (per citare solo qualcuno degli innumerevoli film di questo genere: A letto con il nemico (Sleeping with the enemy, di Joseph Ruben, 1991, Attrazione fatale (Fatal attraction, di Adrian Lyne, 1987) e quello che è considerato il capostipite del genere, Brivido nella notte (Play misty for me, di e con Clint Eastwood, 1971).

Stalking delle celebrità (Star Stalking)

Questa espressione è stata scelta per descrivere la persecuzione perpetrata ai danni di persone di pubblico interesse e con una certa visibilità, per esempio le celebrità dello spettacolo, dello sport o della politica o i personaggi resi famosi dal cinema o dai mass-media, ad opera di sostenitori fanatici, invidiosi o spinti da sentimenti di inimicizia. Si è saputo per esempio che la rockstar Madonna è stata vittima di Stalking, come anche il regista Steven Spielberg e la campionessa di tennis Monica Seles. I tipi di star stalker più comuni sono il "Bisognoso d'affetto" ed il "Corteggiatore incompetente": entrambi infatti ricercano un rapporto idealizzato, e di fatto impossibile nella realtà, con l'oggetto dei loro desideri. In genere lo stalker delle celebrità è mosso da un interesse positivo che può comprendere sentimenti di ammirazione ossessiva o di adorazione vera e propria, che lo portano a collezionare e idolatrare immagini ed oggetti del suo idolo e spesso addirittura ad identificarsi con lui/lei. Il tifoso adora il suo idolo, si veste e si pettina come lui, conosce ogni singolo dettaglio della sua vita privata, sa cosa fa, come si muove, dove potrà incontrarlo: ricerca insistentemente la vicinanza con il suo idolo e/o una qualche forma di riconoscimento da parte sua. È tuttavia possibile che lo star stalker sia mosso anche da un interesse negativo, come invidia, gelosia, odio e desideri rovinare il successo della star o addirittura eliminarla fisicamente: negli Stati Uniti si sono verificati casi estremi di attrici e attori feriti o addirittura uccisi dai loro stalker.

Stalking Occupazionale

Lo Stalking occupazionale fa parte delle forme di conflittualità lavorativa, come il Mobbing e lo Straining, in quanto trova la sua motivazione nell'ambiente di lavoro, anche se poi, come tutti i tipi di Stalking, si esplica nella vita privata della vittima. Come abbiamo visto, lo Stalking è stato definito per la prima volta come fenomeno riguardante la vita privata della vittima; non a caso la casa, o le sue vicinanze, è il luogo principale in cui la vittima subisce le molestie. Lo Stalking occupazionale non è diverso in questo dagli altri tipi di Stalking: con il termine occupazionale in questo caso si intende non che la persecuzione avviene sul posto di lavoro, bensí che la motivazione del persecutore è rintracciabile in ambito occupazionale (per esempio un conflitto lavorativo non risolto, in atto o desiderato da parte dello stalker). Se infatti la persecuzione fosse mantenuta sul lavoro, saremmo di fronte ad un caso di Mobbing.

Ci sono conflitti lavorativi in cui l'aggressore (o meglio, l'aspirante tale) non ha i mezzi e le possibilità di mettere in pratica la persecuzione, lo Straining o il Mobbing che desidererebbe invece perpetrare ai danni di qualcuno. L'esempio tipico è quello del sottoposto che vorrebbe tanto vendicarsi in qualche modo del suo superiore prepotente o limitante, ma non osa agire per paura delle conseguenze e dei troppi testimoni; potrebbe quindi decidere di prendersi la sua rivincita su un terreno a lui più congegnale, che forse potrebbe ritenere meno pericoloso, come appunto la sua vita privata. In casi come questo lo Stalking occupazionale deriva da una situazione conflittuale sul posto di lavoro che praticamente non si è manifestata, ma è rimasta a livello di intenzione o desiderio.

In altri casi, invece, vi è già una storia di Mobbing o di altro conflitto lavorativo e lo Stalking occupazionale viene ad inserirsi come una sorta di completamento, parallelo o successivo, della persecuzione già in atto. Nel primo caso lo Stalking occupazionale viene attuato come strategia aggiuntiva del Mobbing, per esempio per costringere con maggior forza la vittima alle dimissioni o a rinunciare ad una promozione; nel secondo, lo Stalking occupazionale è posto in essere dopo che una strategia di Mobbing si è esaurita o si è rivelata inefficace, avviene in sostanza in quei casi in cui un mobber, non essendo riuscito per qualche ragione a raggiungere i risultati sperati ai danni della sua vittima, decide allora di continuare la sua azione al di fuori dell'ambiente lavorativo.

Ci sono poi casi, rari ma attestati, di Stalking occupazionale "al rovescio", ossia attuati da vittime di Mobbing o di Straining o di altro conflitto lavorativo che decidono di vendicarsi delle angherie del loro aggressore colpendolo nella sfera privata; oppure di lavoratori licenziati o allontanati che pensano così di rivalersi sull'ex datore di lavoro.

Se viene attuato come prosecuzione di una strategia di Mobbing, lo Stalking occupazionale presenta, almeno nelle sue fasi iniziali, lo stesso intento persecutorio; può accadere infatti che, una volta ottenuto lo scopo del Mobbing (per esempio le dimissioni della vittima), lo stalker desista dalla sua azione. Altre volte, invece, lo Stalking diventa un'ossessione a se stante e lo scopo politico si fa sempre meno importante, tanto che lo stalker può arrivare a perdere di vista e nemmeno più ricordare il motivo per cui aveva iniziato la sua persecuzione. Portando il conflitto fuori dal posto di lavoro, tuttavia, lo scopo politico dello Stalking occupazionale spesso viene a non coincidere più con quello del Mobbing iniziale, ma diventa più generale e patologicamente distruttivo: non lasciare più scampo alla vittima, distruggere completamente la sua serenità e la sua vita. L'interesse dello Stalking occupazionale è infatti quasi sempre negativo e lo stalker occupazionale più comune rientra nella tipologia del "Risentito".

LA PROGRESSIONE DINAMICA DELLO STALKING

Lo Stalking è una persecuzione e una violenza, ma è anche e soprattutto una situazione conflittuale estrema. Se partiamo da questo punto di vista, allora possiamo dedurre logicamente che anche lo Stalking possiede le peculiarità di tutti i conflitti, prima fra tutte la caratteristica di non essere fissa e stabile, bensí di subire una costante evoluzione dinamica. Lo Stalking non nasce per caso, cambia aspetto nel tempo e tende a uno scopo: come il Mobbing e come lo Straining, insomma, anche lo Stalking progredisce secondo fasi successive e relativamente prevedibili, inquadrabili in un modello teorico di sviluppo a 4 fasi.

Fase I: Relazione conflittuale

Lo Stalking non nasce per caso, ma è sempre in qualche modo motivato. In tutti i casi è individuabile a monte una relazione emotiva conflittuale tra stalker e vittima: un legame precedente interrotto o terminato per qualche ragione (solitamente per decisione della vittima) oppure un rapporto intensamente desiderato dallo stalker ma non accettato dalla vittima. Ciò implica che il molestatore conosce sempre piuttosto bene la sua vittima, vuoi per la storia precedente che li accomuna (il caso tipico è chiaramente quello dello Stalking emotivo), vuoi perché per lo stalker è essenziale accumulare quante più informazioni possibili sulla sua vittima (ciò avviene soprattutto nei casi in cui almeno inizialmente non c'è un legame diretto tra vittima e stalker, come nello Stalking delle celebrità). Nello Stalking occupazionale la prima fase relativa alla relazione conflittuale coincide con la situazione di conflitto reale o desiderato sul lavoro. Lo stalker dunque conosce la sua vittima sulla base del rapporto di lavoro che ha, o ha avuto, con lei

Fase II: Azioni persecutorie e continuative (Stalking)

Questa fase avviene come diretta conseguenza della precedente. Da parte dello stalker la relazione conflittuale iniziale è chiaramente disturbata: il rifiuto della vittima (comune scenario dello Stalking emotivo), la sua inaccessibilità (esempio tipico dello Stalking delle celebrità) o l'impossibilità di colpirla efficacemente (nel caso dello Stalking occupazionale) lo rendono frustrato; egli vive la situazione come penalizzante ed ingiusta; sempre di più la sua incapacità di realizzare le sue intenzioni verso la vittima assume per lui i contorni di una sconfitta personale da cui sente il bisogno impellente di riscattarsi. (Spesso infatti lo stalker ha una percezione distorta e paradossale di se stesso come reale vittima della situazione e questo lo porta ad intensificare ulteriormente il suo perverso desiderio di giustizia o di vendetta).

Quando questo grumo di emozioni intense accumulate nella mente ormai perversa dello stalker scoppia come un bubbone, il molestatore passa dalle intenzioni all'azione, che modula secondo i parametri di cui abbiamo detto: azioni ostili rientranti in almeno una delle descritte categorie di atti violenti, con una frequenza almeno settimanale e con durata superiore a tre mesi. A questo punto inizia dunque la seconda fase del modello, che coincide con l'azione di Stalking vera e propria.

Nello Stalking occupazionale le cose possono andare in modo leggermente diverso, se lo stalker riveste già il ruolo di mobber, e quindi come tale sta già agendo secondo uno schema vessatorio intriso di emozioni (la carica emotiva e soggettiva dell'intento persecutorio). Il punto di rottura giunge se per qualche ragione la sua strategia di Mobbing naufraga o se egli si rende conto della sua inefficacia. Il mobber può dunque decidere di rinunciare e darsi per vinto, o al contrario sviluppare un feroce sentimento di vendetta e di odio contro la persona che non è riuscito a costringere alla sua volontà. In quest'ultimo caso si sviluppa ovviamente lo Stalking.

Fase III: Conseguenze psico-fisiche della vittima

Questa fase è in tutto e per tutto paragonabile alle corrispondenti terze fasi degli altri modelli di Mobbing e di Straining. Il manifestarsi di un disagio psicosomatico nella vittima come conseguenza alla pressione è infatti un'altra caratteristica tipica di tutti i conflitti. Anche i sintomi che la vittima di Stalking manifesta sono molto simili a quelli della vittima di Mobbing e di Straining: insonnia, ansia, perdita dell'appetito o bulimia nervosa, irritabilità, ritiro sociale, crollo dell'autostima, etc.

Inizialmente si tratta di occasionali segnali d'allarme che il corpo manda nei momenti in cui la pressione supera il limite della sopportabilità. Il grado di remissione è inversamente proporzionale alla durata della persecuzione: più essa è breve e più il recupero sarà veloce e completo. Se invece lo Stalking prosegue ed aumenta di intensità, anche i sintomi tenderanno a cronicizzarsi e a portare a vere e proprie patologie. Nello Stalking occupazionale è più probabile che la terza fase porti più velocemente a seri e gravi problemi di salute della vittima, nei casi in cui la persona è esposta già da parecchio tempo alle aggressioni: in questi casi infatti la durata dello Stalking va a sommarsi a quella del Mobbing o del conflitto lavorativo preesistente.

Fase IV: Scontro finale

Non è raro che lo Stalking abbia una conclusione tragica, quella prediletta dalle pellicole cinematografiche sul tema. In effetti, con il tempo lo stalker può diventare davvero pericoloso: nella sua mente si può innescare un meccanismo perverso di frustrazione e successivo stimolo di rivalsa che può portarlo ad essere perennemente insoddisfatto delle sue azioni e quindi ad intensificarne costantemente il contenuto e le modalità di esecuzione. Anche la vittima, d'altra parte, può giungere ad un livello di esasperazione tale da perdere i freni inibitori e trasformarsi essa stessa in strumento di vendetta contro il suo carnefice. Di solito e per fortuna, tuttavia, lo scontro fisico e l'epilogo distruttivo restano per i protagonisti di una vicenda di Stalking a livello esclusivamente mentale ed ideativo. Così, il più delle volte l'ultima fase della persecuzione è costituita da una denuncia penale o da uno scontro legale.

CONSEGUENZE DELLO STALKING

Essendo un fenomeno tanto grave e violento, lo Stalking ha effetti devastanti sulla persona che ne è vittima. Essa può risentire a livello pratico ed economico, ma anche dal punto di vista interiore, personale e della salute psicofisica.

A livello privato e personale il perseguitato, nel tentativo di liberarsi del persecutore, può essere costretto a cambiare il numero di telefono e di indirizzo di posta elettronica, se non addirittura a lasciare la propria casa ed il proprio lavoro per trasferirsi in un'altra città. Oltre allo stress emotivo tutto questo è fonte di spese impreviste, come anche l'eventualità di dover riparare danni procurati alla casa, all'auto o ad altri beni di sua proprietà, oppure il dover ricorrere a sistemi d'allarme o alle prestazioni di investigatori, avvocati, medici, psicologi, etc.

Le vittime di una persecuzione, come anche chi subisce Mobbing o un altro conflitto, sono poi quasi sempre costrette a cambiare vita e abitudini, e di solito non certo in meglio: per esempio non possono più dedicarsi liberamente a certe attività per loro gratificanti come lo shopping, il divertimento, lo sport, le vacanze, etc (spesso non hanno nemmeno più la capacità interiore di farlo perché oppresse dall'ansia e dalla depressione). Può capitare anche che cambino le loro abitudini ed i loro comportamenti, che diventino sospettose, irritabili, aggressive, che perdano affetti ed amicizie, che siano costrette a troncare relazioni sentimentali, che per paura limitino drasticamente la loro vita sociale evitando di vedere parenti, figli o genitori, col risultato di dar luogo ad incomprensioni, risentimenti, conflitti relazionali.

Si tratta di quello che viene chiamato decadimento esistenziale, ossia di una serie di modificazioni peggiorative più o meno gravi alla loro qualità di vita. In questo senso "esistenza" significa avere la possibilità di esprimersi liberamente come persona, provare soddisfazione nelle proprie attività quotidiane, in una parola, avere la capacità e la possibilità di godere appieno della propria vita. Le lesioni di tipo esistenziale sono di pertinenza non medica, bensí psicologica, e godono anche di riconoscimento giuridico: la Cassazione per esempio ha definito il cosiddetto danno esistenziale come "Ogni pregiudizio (di natura non meramente emotiva ed interiore, ma oggettivamente ac­certabile) provocato sul fare areddittuale del sogget­to, che alteri le sue abitudini e gli assetti relazio­nali propri, inducendolo a scelte di vita diverse quan­to all'espressione e realizzazione della sua personali­tà nel mondo esterno".

Passiamo infine alle possibili conseguenze sulla salute che lo Stalking può avere. Sono vari e diversi i disturbi che una vittima può accusare, i più comuni sono: agitazione, tensione, nervosismo, angoscia, tristezza, impotenza, frustrazione. Possono presentarsi anche sintomi psicosomatici quali insonnia, problemi digestivi, mal di testa, dolori muscolari, stanchezza, svenimenti, attacchi di panico, mentre a volte si registra un aggravamento anche consistente di una patologia preesistente (per esempio l'ipertensione, la gastrite, il diabete). Per combattere il malessere la vittima di solito ricorre a farmaci, terapie, visite, con grande dispendio di energie, tempo e denaro. Se i sintomi persistono nel tempo e si presentano con regolarità e gravità, possono dar luogo a vere e proprie patologiche psichiatriche. Vediamo in breve quali possono essere le più frequenti.

Ansia

Il Disturbo d’Ansia Generalizzato indica uno stato di ansia, apprensione e preoccupazione eccessive rispetto alla situazione reale a cui si riferiscono. Secondo la scienza medica perché costituisca una patologia l'ansia deve manifestarsi per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi, dunque sono escluse le preoccupazioni "passeggere" e temporanee, come l'ansia prima di un evento importante (es. un esame, un viaggio, un matrimonio, etc).

Per una vittima di Stalking l'ansia è soprattutto paura intensa o vero e proprio terrore che si ripeta un evento negativo che si è già verificato in precedenza o che immagina possa accadere. Ecco allora che il perseguitato è preda dell'ansia quando esce di casa se è già stato pedinato o se immagina possa essere seguito o quando squilla il telefono se riceve abitualmente telefonate mute.

Depressione

Come l'ansia, anche la depressione è un sintomo frequente tra le vittime di Stalking, anzi spesso le due condizioni si manifestano insieme, dando luogo ad un Disturbo ansioso-depressivo. Esistono varie forme di depressione (disturbo depressivo maggiore, disturbo distimico, disturbo dell’adattamento con umore depresso etc); la caratteristica principale di tutte è tuttavia il senso di disperazione (intesa in senso letterale come perdita della speranza), l'umore malinconico e la predisposizione al pianto.

La vittima di Stalking è disperata perché non sa più come difendersi e si sente minacciata, è sfiduciata perché vede fallire ogni suo tentativo di reazione o difesa, è preda di un profondo senso di impotenza se il persecutore è invisibile o molto potente ed i suoi racconti risultano confusi ed incredibili, spesso si sente abbandonata a se stessa, soprattutto se non viene creduta o non riesce a raccogliere prove di quel che subisce.

Disturbo Post-Traumatico da Stress o PTSD

Si tratta di una sindrome rivenuta e definita osservando le condizioni psicofisiche dei reduci della guerra del Vietnam, che si riscontra frequentemente in persone che sono sopravvissute ad eventi gravi, comportanti morte o minaccia di morte o gravi lesioni o minaccia all'integrità fisica propria o altrui (un incidente aereo o stradale, una sparatoria, un attacco terroristico, una catastrofe naturale,  uno stupro, una rapina, etc.) e che abbiano vissuto tale esperienza con paura intensa, senso di impotenza, orrore.

Come conseguenza, queste persone tendono a rivivere costantemente quel trauma con pensieri, immagini o ricordi ricorrenti ed intrusivi, sogni e incubi, a volte anche con allucinazioni; esse inoltre possono reagire in modo concitato ed abnorme a situazioni che assomigliano o ricordano quell'evento.

Ci sono forme persecutorie in cui effettivamente la vittima si trova minacciata nella sua integrità fisica: il caso tipico sono le minacce di morte, di stupro o di lesioni. In una tale condizione (e solo in quella) è possibile che la vittima di Stalking presenti un Disturbo Post Traumatico da Stress. Secondo una ricerca condotta in Australia nel 1997, ben il 37% delle vittime di Stalking intervistate avevano sintomi di PTSD.

Disturbo Post Traumatico da Amarezza o PTED

Si tratta di una forma particolare di Disturbo dell'Adattamento, presentata a livello scientifico da una équipe di psichiatri tedeschi e tuttora relativamente nuova.

Anche il Disturbo Post Traumatico da Amarezza, come il PTSD, è una reazione psicologica ad un evento di vita negativo, tuttavia tale evento non è dato da una minaccia di morte o di gravi lesioni fisiche, bensí da una situazione negativa ben più comune e "normale", come per esempio la morte di un congiunto o altre perdite affettive, un divorzio o una separazione coniugale, una grave malattia, lo stato di disoccupazione, una situazione di conflitto sul lavoro come il Mobbing o lo Straining, etc.

Si tratta di situazioni che risultano traumatiche per il soggetto non per la loro pericolosità – di solito nulla – bensí perché violano i suoi valori morali e quindi gli provocano un sentimento permanente di amarezza, rincrescimento, rabbia, impotenza ed ingiustizia. Se lo stalking si attua attraverso azioni di avvicinamento e contatto emotivo positivo, piuttosto che con minacce ed aggressioni, e la vittima non si senta minacciata di morte o di lesioni, può essere che soffra di questo tipo di disturbo.

Allo stesso modo del PTSD il soggetto reagisce con aumentato arousal emotivo se ricorda dell'evento, ha pensieri intrusivi ricorrenti e va incontro ad un progressivo peggioramento del suo benessere mentale; spesso mostra anche una riduzione delle attività e capacità quotidiane ed una diminuzione dell'affettività, presenta malumore, irritabilità, agitazione e rassegnazione; a volte nutre sensi di colpa per non aver saputo impedire l'evento o affrontarlo adeguatamente. Il PTED è spesso accompagnato da sintomi somatici di varia natura, quali perdita dell'appetito, disturbi del sonno, disturbi gastrointestinali, etc.

Prof. Harald Ege

Bibliografia

Catalli L. e Milone L. "Lo Stalking", in www.mentesociale.it.
Curci, Galeazzi e Secchi La sindrome delle molestie assillanti (Stalking), Bollati Boringhieri, Torino, 2003.
Ege H. Oltre il Mobbing: Straining, Stalking e altre forme di conflittualità sul posto di lavoro, Franco Angeli, 2005
Linden M. "The Post Traumatic Embitterment Disorder" in Psychoteraphy and Psychosomatics, 72,195-2002
Moschettoni M. " La vittima di stalking e il legame con il suo persecutore", in www.stalking.it
Mullen, Pathè, Purcell Stalkers and their victims, Cambridge University Press, 2000.
Voß H. e Hoffmann J. "Zur Phänomenologie und Psychologie des Stalking: eine Einführung", in Polizei und Wissenschaft, n. 04, 2002

Sitografia

www.poliziadistato.it: sito della Polizia di Stato che contiene una sezione dedicata allo Stalking con informazioni e consigli comportamentali per le vittime.
www.antistalking.com: sito dell'Osservatorio Nazionale Antistalking dell'Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia, con dati statistici aggiornati e ricerche internazionali.
www.stalking.medlegmo.unimo.it: sito del Modena Group on Stalking, su cui è presente tra l'altro un interessante manuale.