da Leadership Medica n. 5 del 1999
Parlando di telemedicina e telematica sanitaria è opportuno mettere in chiaro quale siano i fattori che possono determinare il successo o compromettere lo sviluppo di queste due applicazioni che legano a filo doppio il mondo della medicina a quello della tecnologia.
Esistono, in effetti, alcuni ostacoli che fino ad oggi hanno contribuito a frenare l'espansione dei settori in questione e che dovranno essere superati in tempi brevi. Un fattore critico di notevole rilevanza deriva dal fatto che, ad oggi, gran parte delle iniziative e degli esperimenti che hanno interessato la telemedicina sono stati portati avanti, in Italia, per lo più da centri privati. Nella maggioranza dei casi, però, questi tentativi sono stati coronati da scarso successo. In primo luogo, a causa dell'entità degli investimenti necessari per creare attività nel comparto della telematica applicata alla sanità. In seconda battuta, per il fatto che, chi ha provato ad entrare nel settore, spesso non era in grado di avere un numero di utenti sufficiente.
Una simile situazione, tra l'altro, ha portato all'immissione sul mercato di prodotti, realizzati da aziende marginalmente - o per nulla - collegate a realtà medico-scientifiche. Tale fenomeno, a sua volta, ha impedito la messa a punto di linee guida indirizzate a creare standard qualitativi soddisfacenti ed a stabilire regole precise per chi fornisce servizi legati alla telemedicina. E' forte il rischio, quindi, che siano messi a punto prodotti che non corrispondono alle aspettative e alle esigenze dell'utenza e che non sviluppano appieno le potenzialità del settore. Occorre, perciò, che gli apparecchi utilizzati siano collegati a centri di servizi certificati ISO 9002; in grado, cioè, di offrire un serio controllo della qualità sia per quanto riguarda la tecnologia adottata sia per quello che attiene alle procedure di intervento. Il sistema sanitario nazionale, d'altro canto, non ha mai predisposto, attraverso i suoi organismi regionali, un programma strutturato di investimenti e incentivi per dare vita a iniziative che favoriscano l'utilizzo della telemedicina. Spesso, anzi, si trovano resistenze alle politiche di razionalizzazione delle strutture sanitarie sul territorio da parte di alcune fasce di operatori e manager della sanità, talora dettate dalla mancanza di attitudini alla tecnologia. Un altro grave problema per chi si muove in questi settori (siano medici di base, ospedali o Asl) è la mancanza di norme legislative che regolino gli aspetti medico-legali relativi alla responsabilità degli operatori coinvolti. A tutto questo si deve talvolta aggiungere (come ha messo in luce un recente studio commissionato dalla Telecom) lo scarso consenso di alcuni medici in merito agli ambiti di applicazione e ai benefici, in termini di qualità dell'assistenza, di alcune applicazioni di telemedicina.
Queste riserve sono spesso dettate dal timore di una perdita di status da parte degli specialisti o da presunti problemi di compatibilità tra la telemedicina e la concezione tradizionale della professione medica più che da effettivi riscontri riguardo alle carenze del settore.
Il mondo della telemedicina e della telematica sanitaria soffre, poi, per una eccessiva frammentazione delle esperienze, che certo non contribuisce all'incisività degli interventi, alla quale si aggiunge una carente o male strutturata azione promozionale, pubblicitaria e commerciale delle imprese che lavorano nel comparto. Non è da sottovalutare, infine, il fatto che spesso, per lanciare sul mercato prodotti e servizi legati alla telemedicina, si sono erroneamente cercati i potenziali clienti tra i pazienti senza considerare la necessità di proporli, in primo luogo, ai medici. Un errore di valutazione non da poco, visto che gli operatori della sanità dovrebbero essere i primi a beneficiare delle possibilità offerte dalla tecnologia telematica.
Per rispondere ai fattori di criticità sopra descritti, è necessario che chi opera nel campo della telemedicina si ponga una serie di obiettivi mirati a favorirne lo sviluppo. In primo luogo, è essenziale agevolare la creazione di centri di servizio collegati con reti telematiche in grado di gestire un'enorme quantità di dati che deve essere costantemente a disposizione del personale medico. Per fare questo occorrono, ovviamente, ingenti investimenti, privati e pubblici, che permettano anche di dare incentivi e indennità agli operatori che, attraverso l'uso della telemedicina, contribuiranno all'abbattimento del numero dei ricoveri nelle strutture ospedaliere. E' necessario, d'altra parte, spingere affinché sia favorita una politica regionale improntata alla diffusione della telemedicina tra le guardie mediche, gli operatori del 118, le strutture di pronto intervento e i medici di medicina generale.
A questo deve accompagnarsi la promulgazione di norme legislative che chiarifichino i valori medico-legali delle diagnosi ottenute con i servizi di telemedicina e servano da garanzia sia agli operatori che ai pazienti. Occorre definire, infine, la standardizzazione delle procedere gestionali sia per quanto riguarda gli aspetti tecnico-organizzativi che per quelli più strettamente medici. Questo obiettivo si può raggiungere favorendo una collaborazione tra università, imprese produttrici, e associazioni mediche orientata alla razionalizzazione delle tecnologie utilizzate, le quali dovranno anche essere sottoposte a verifiche per la certificazione della qualità. E' opportuno, insomma, capire con precisione quali servizi si intendano offrire prima di costruire apparecchi poco utili. Una simile riflessione è tutt'altro che ovvia, poiché, in passato, sono stati spesso realizzati prodotti senza tenere conto delle reali esigenze del mercato determinate dai bisogni degli utenti finali. Tra gli operatori sanitari che utilizzano la telematica devono, poi, essere stabilite regole e procedure comuni sia per la gestione di aspetti clinici che del costumer care. Per la crescita della telemedicina, comunque, come si è già accennato, occorre considerare gli operatori sanitari come principali interlocutori per la diffusione del servizio: i pazienti devono entrare in gioco solo dopo che si sia proceduto a formare adeguatamente i medici.
La telemedicina è sicuramente destinata, in futuro, a guadagnare sempre più spazi, in quanto permetterà di ridurre decisamente le spese di aziende ospedaliere e Asl. Nel contempo migliorerà il rapporto tra medico e paziente. Il primo, infatti, sarà in grado avere a disposizione in tempo reale i dati clinici del secondo che, dal canto suo, potrà evitare lunghi ricoveri e, in molti casi, curarsi a domicilio. Per raggiungere questi risultati è necessario coinvolgere le organizzazioni professionali e di categoria di coloro che, a differenti livelli, operano nel campo della sanità. E poi i centri pubblici e privati che svolgono servizi di assistenza ed emergenza nonché quanti offrono assistenza sanitaria in luoghi isolati quali le comunità montane, le isole e la navi in viaggio. Un fattore decisivo per lo sviluppo della telemedicina è la collaborazione tra organi governativi e sanitari non solo italiani ma anche dell'Unione europea. Bisogna, infatti, che la rete dei servizi legati alla sanità non rimanga all'interno dei confini territoriali di questo o di quello stato ma consenta ai cittadini dei paesi membri dell'Ue di avere a disposizione un sistema integrato.
Giuliano Reboa
Presidente Associazione Italiana di Telemedicina e Telematica Sanitaria