I dati dopo la pandemia COVID indicano aumenti considerevoli dell’uso della telemedicina e delle piattaforme telematiche come MioDottore.it sia da parte dei pazienti che dei professionisti sanitari, ma gli strumenti che abbiamo sono in grado di far fronte alla situazione?
Dopo questi lunghi anni di pandemia, ci si è abituati volenti o nolenti ad un nuovo stile di vita e ad un nuovo approccio digitale ai servizi sanitari. O meglio, un approccio che stava prendendo piede già precedentemente al virus SARS-CoV-2, ma che con questa emergenza ha subito una accelerazione sia in termini di varietà di strumenti tecnologici che di servizi erogati. In particolare, le restrizioni alla circolazione delle persone e la limitazione all’accesso alle strutture sanitarie ha favorito l’utilizzo della telemedicina, intesa nel senso più largo del termine.
Una delle caratteristiche della pandemia che tutt’ora fa sentire la sua presenza è l’aver sovraccaricato proprio le strutture sanitarie con pazienti COVID e post-COVID, che si sono trovate a dover sospendere completamente tutti i servizi e le prestazioni non essenziali per far fronte alla situazione e limitare i contagi intra-ospedalieri.
I cambiamenti sono stati sia dalla parte dei pazienti che da parte dei professionisti, perché in due anni non si sono moltiplicati solo i servizi per l’accesso a prenotazioni e prestazioni sanitarie, ma anche per tutti gli strumenti telematici a disposizione dei professionisti del settore medico.
Sono tanti i segnali del cambio di passo nel Paese: un indicatore di interesse potrebbe essere l’accesso al Fascicolo Sanitario Regionale (FSE).
Il sistema di monitoraggio del FSE della Regione Lazio ha registrato un aumento vertiginoso dei cittadini che hanno prestato il loro consenso all’alimentazione del proprio FSE, passando da circa l’1% (55 mila cittadini) del totale degli assistiti regionali a circa il 100% (5,5 milioni) nel primo trimestre del 20211. Un dato importante, che però indica solo quante persone hanno attivato il FSE e non quante effettivamente lo utilizzino con costanza per le loro necessità. Infatti, è presumibile pensare che abbiano anche attivato il FSE persone non in possesso delle competenze digitali per utilizzarlo e che devono fare affidamento su altri per l’effettivo accesso allo strumento in questione.
Secondo una ricerca effettuata dall’Osservatorio per l’innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano sul 2020 ed i primi mesi del 20212, i pazienti utilizzatori di portali di contatto tra medici e pazienti sarebbero aumentati del 20%, come si leggerà più avanti. Dall’altra parte, sempre secondo l’Osservatorio, i medici avrebbero aumentato l’uso di tele-consulti, tele-visita e tele-monitoraggio di circa il 22% rispetto al periodo pre-COVID.
Sicuramente la diffusione e la progressiva riduzione dei costi dei dispositivi indossabili di diagnostica sta facendo da base ad un approccio sempre più digitale ed efficiente della valutazione di tantissimi parametri corporei, che possono essere rilevati anche a domicilio senza troppe difficoltà. Un esempio? Basti pensare all’impennata delle vendite degli smartwatch con funzione di rilevamento della pulsossimetria (battiti cardiaci e saturazione di O2 nel sangue) tramite sensore a contatto con la pelle, che proprio con la pandemia sono stati messi a disposizione del consumatore. Attraverso il proprio smartphone diventa quindi possibile condividere col professionista sanitario sia i dati in tempo reale che quelli raccolti fino a quel momento, potendo identificare possibili criticità nell’istante in cui si presentano.
Percentuali importanti di aumento dell’uso di piattaforme dedicate al rapporto medico-paziente si riscontrano nel settore privato: in un recente comunicato stampa rilasciato da MioDottore.it, viene dichiarato un aumento delle video consulenze specialistiche via web cresciute del 160% in dodici mesi, passate dalle 19 mila del 2020 alle 49.300 nel 2021, con una tendenza in aumento nei primi mesi del 2022. Ginecologi, ortopedici e urologi sono gli specialisti più cercati dagli utenti, seguiti da dermatologi, nutrizionisti e psicologi, seguiti da otorini, medici di medicina generale, cardiologi e gastroenterologi.
Questi dati sembrerebbero confermare che le necessità dei pazienti siano estremamente variegate, probabilmente anche in virtù del fatto, come detto precedentemente, che le strutture sanitarie siano state costrette a sospendere tutti i servizi non di urgenza per poter far fronte al carico derivato dai ricoveri COVID e post-COVID.
Questi strumenti, per quanto progettati per il massimo della semplicità d’uso, si devono scontrare sia con dei tassi di analfabetismo digitale che con delle problematiche strutturali delle telecomunicazioni che possono vanificare qualsiasi tentativo di informatizzazione per fette importanti della popolazione.
Nel dettaglio, l’OCSE con un report del 2019 sulle competenze digitali della popolazione3 ha sottolineato che solo il 36% degli italiani sia in grado di usare internet in maniera complessa. Questi dati vengono rafforzati anche dal DESI 20214 (Digital Economy and Society Index) elaborato dalla Commissione Europea, che riporta che solo il 42 % degli italiani di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base. L’evoluzione delle statistiche negli anni segna un miglioramento, ma dalle analisi effettuate sui dati, bisogna ancora investire molto tempo e risorse per educare i cittadini ai servizi digitali.
E’ plausibile che possa incidere su questi dati anche l’importante percentuale di anziani all’interno della popolazione italiana, che possono essere molto più in difficoltà nell’utilizzo di dispositivi informatici e di telemedicina.
Parlando delle infrastrutture, invece, nonostante gli sforzi dello Stato per portare la banda larga in tutto il territorio, al momento della scrittura del presente testo solo il 40% delle province italiane risulta coperto da connessioni di ultima generazione5 (Evoluzione del Piano Banda Ultralarga - BUL). Teoricamente si dovrebbe arrivare ad una copertura totale alla fine del 2023, ma è da sottolineare che avere una copertura di rete non significa che i cittadini la utilizzano, anche in base alle considerazioni fatte precedentemente.
In conclusione, i dati sulla telemedicina sono incoraggianti, ma il personale medico-sanitario al momento potrebbe dover svolgere non solo la propria professione, ma anche quella di educatore digitale e di tecnico delle telecomunicazioni per permettere al paziente di usufruire di tutte le innovazioni tecnologiche mediche.
Mirko Podico
Sitografia
1) https://www.fascicolosanitario.gov.it/monitoraggio/bc/7
2) https://www.osservatori.net/it/prodotti/formato/report/sanita-digitale-oltre-emergenza-modello-connected-care-report
3) https://d110erj175o600.cloudfront.net/wp-content/uploads/2019/05/Skills-Outlook-Italy-IT.pdf
4) https://digital-strategy.ec.europa.eu/it/node/9773
5) https://bandaultralarga.italia.it/evoluzione-piano/
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