da Leadership Medica n. 2 del 2000
La 'sanità corporativa', quella cioè ottenuta privatamente da specifici gruppi di persone, associazioni autonome/volontaristiche etc, grazie a convenzioni specificatamente ottenute con specifici gruppi assicutativi, ha proposto - credo - come suo massimo esempio la convenzione già stipulata fra la Maxicare Health Plans di Los Angeles e il sindacato di categoria che riunisce la maggior parte dei più "qualificati" e noti attori e attrici specializzati in produzioni "a luci rosse".
In precedenza "i lavoratori dell'industria cinematografica porno - recita l'articoletto da cui deriviamo la notizia - erano costretti ad acquisire i piani assicurativi su base individuale", pertanto a condizioni estremamente costose.
Ma la corporazione fa la forza: i lavoratori/trici a corpo nudo, grazie al sudore non solo/proprio della fronte, unendosi (anche) in sindacato "sono riusciti a strappare un'assicurazione medica su misura", e la Maxicare etc. "ha accettato di coprirne i rischi professionali".
Copertura, comunque anche strumentale e tutt'altro che incondizionata.
I pornoattori/trici si sono obbligati a sottoporsi a test per l'AIDS ogni 30 giorni, e la copertura assicurativa è valida a patto che anche gli strumenti di lavoro siano coperti da opportuni profilattici consumando rapporti sessuali sul set.
Questo complicherà un po' - pensiamo - le riprese, se non si volesse farlo notare, perché invece sarebbe molto educativo.
"Il mestiere di pornoattore - e di pornocinematografare - quindi cambia sotto la spinta delle compagnie assicurative" conclude la nota.
Ci piacerebbe - e non scherziamo - che qualche illuminata Assicurazione proponesse una polizza collettiva analoga per "viados" e "lucciole": salute e sanità nazionale certo se ne avvantaggerebbero, senza scomodare la Rosy.
Sergio Angeletti