da Leadership Medica n. 2 del 2001
Lo Spazio Oberdan di Milano, ha ospitato, il 24 gennaio scorso, un interessante convegno all’insegna della multidisciplinarità. La sala congressi dell’elegante centro culturale di Porta Venezia ha visto alternarsi molte voci, della scienza, della pubblica amministrazione, dell’arte, riunite per affermare che creatività e cultura forse sono gli unici elisir di lunga vita. Il tradizionale “Mens sana in corpore sano” rimane sempre valido, ma il vero segreto, invecchiando, è quello di mantenere viva la mente, al corpo ci possono pensare i chirurghi estetici, mai così in voga.
L’idea del convegno nacque proprio nella nostra redazione, durante un colloquio tra la prof.ssa Sandra Giavelli - Primario Emerito del Pio Albergo Trivulzio e coordinatore dello Zonta Club di Milano Sant’Ambrogio - e Genina Iacobone, direttore di Leadership Medica e Leader for chemist. Sandra Giavelli ha poi coinvolto nell’organizzazione la Provincia di Milano, ed in particolare l’assessorato al personale, guidato dall’avv. Ada Grecchi, e la L.I.T.A. (Libera Istituzione Tutela dell’Anziano), presieduta dall’avv. Daria Pesce. Genina Iacobone ha incentrato il suo intervento sui paradossi del linguaggio imposto, più che suggerito, dalle nuove tecnologie, a causa delle quali si è accentuato il divario di comprensione tra le generazioni. Un discorso, quello del direttore, che puntava a rivalutare la comunicazione tradizionale, faccia a faccia, in una dimensione più umana, fuori dagli stress inevitabilmente legati ad un certo modus vivendi. Da parte sua Sandra Giavelli ha voluto cogliere, con ottimismo, i cambiamenti in atto nella nostra società. La lunga esperienza vissuta al Pio Albergo Trivulzio ha condotto la radiologa milanese alla conclusione che, a maggior ragione nell’anziano, si può parlare di salute solo quando vi sia “uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale”. La nascita della geriatria come disciplina scientifica ha rappresentato certo un passo avanti nello studio della terza età, migliorando le conoscenze sulle singole patologie ma anche valorizzando le risorse inespresse dell’anziano. Del resto, ricorda la prof.ssa Giavelli, la popolazione anziana costituisce anche un’ampia fetta di mercato alla quale le aziende si rivolgono con i propri prodotti; e così l’anziano, uscito dal ciclo produttivo in quanto pensionato, vi rientra come consumatore. Le attività ricreative promosse dal Trivulzio testimoniano che anche persone molto anziane, qualora sollecitate sul piano della creatività, danno risposte sorprendenti. Il problema vero è quello di considerare la cultura, fin da giovani, come un valore, riuscendo a dedicargli uno spazio anche minimo ma costante nella propria esistenza. Il dialogo tra le generazioni, tra nonni e nipoti ad esempio, forse si va un po’ perdendo e con esso una parte non indifferente del nostro patrimonio culturale. Numerosi e interessanti gli altri interventi, moderati in modo molto brillante e attento ai vari spunti di discussione, da Giannino Fava, già Direttore del servizio di Fisica Sanitaria all’Istituto dei tumori di Milano e Vicepresidente del Trivulzio.
Ci hanno particolarmente colpito l’eloquenza di un imprenditore come Silvio Segre – lucidissimo nel descrivere che cosa si debba intendere per “spirito imprenditoriale” – e il talento inalterato di Eva Magni, attrice che ha declamato con intensità alcuni versi. Due novantenni, dunque, ma non due casi eccezionali, in quanto gli esempi di longevità sono sempre più frequenti, anche se non tutti hanno avuto la fortuna di ottenere soddisfazioni e riconoscimenti, nei rispettivi campi di attività. Sarebbe inoltre sbagliato da parte nostra offrire un’immagine idilliaca della vecchiaia, citando soltanto gli esempi più eclatanti di “eterna giovinezza”. In realtà la popolazione anziana è in continuo aumento e i problemi che essa deve affrontare sono di varia natura: di integrazione nella famiglia di origine, talvolta di sussistenza, di adattamento alle strutture di ricovero nelle quali spesso l’anziano si trova a vivere e così via. Le relazioni presentate hanno alternato considerazioni improntate allo stato attuale della ricerca scientifica in materia geriatrica ed esperienze sul campo da parte di medici e volontari. Alla base di ogni ragionamento ci sono dati puramente statistici, in quanto il nostro paese è tra quelli con il tasso di natalità più basso, un primato che, curiosamente, dividiamo con la Spagna, altro caposaldo del cattolicesimo in Europa. Secondo l’Organizzazione Mondiale della sanità l’Italia – ha affermato Carlo Vergani, direttore della cattedra di Gerontologia e Geriatria dell’Università di Milano - pur vantando una delle popolazioni più longeve, lascia a desiderare per quello che riguarda la qualità di vita dell’anziano. Essa può essere ricondotta solo per i 30% al patrimonio genetico dell’individuo; il restante 70% deriva dallo stile di vita.
La natura considera la fertilità dell’individuo, l’attività procreativa; la vecchiaia, sostiene Vergani, “è nelle nostre mani, bisogna recuperare il concetto di normalità di ogni età della vita”. Occorre che l’anziano cominci ad essere considerato una risorsa per la società, anche se non di natura strettamente economica. Ed è a questo punto che la creatività entra in gioco, ma come? Il prof. Marcello Cesa Bianchi – direttore dell’Istituto di psicologia dell’Università di Milano – ha rilevato che la vita di oggi lascia sempre meno tempo per dedicarsi ai propri interessi, mentre nell’età della pensione è possibile ottemperare alle esigenze che la vita produttiva per lungo tempo ha indotto a trascurare. Non vi è tuttavia qualità della vita, nell’anziano, senza autonomia, quella garantita da una salute buona e da uno status sociale adeguato, come accennato da Aldo Tammaro, direttore sanitario della Casa di riposo per musicisti “Giuseppe Verdi”, agli ospiti della quale è stato conferito il premio “Una vita per…”.
La Redazione